Elezioni e alleanze
Letta sbatte la porta in faccia a Conte: “Nessuna tentazione di tornare con i 5S”
Il centrodestra sfoggia la ritrovata unità mentre i candidati affollano Fratelli d’Italia, anche in fuga dagli altri partiti. Nel centrosinistra ci si interroga sulla strategia migliore: sondaggisti e strateghi elettorali fanno avanti e indietro, al Nazareno. Allargare, andare soli? Il Pd prende tempo. E riceve perfino le attenzioni non richieste dei Cinque Stelle.
Grillo potrebbe chiedere a Conte di interrogare la base degli iscritti, per risolvere il rebus del doppio mandato. Toninelli si appella a entrambi: “Trovate una soluzione insieme”. L’artefice principale della crisi di governo, Giuseppe Conte, prova a mischiare le carte e gioca al kingmaker. “Conte tende la mano al Pd”, la velina con cui Casalino fa arrivare il tentativo di recuperare il rapporto con il Nazareno. “Non escludiamo il dialogo coi Democratici”, dice a Tpi.it. E poi pretende, lui che nei sondaggi crolla vertiginosamente, di dettare le sue condizioni. Per Conte più della “larghezza del campo è importante la forza e la coerenza del programma”. Non deve essere risultato convincente per i suoi: Bugani e Piazza, ancora nel Movimento fino a ieri, lo abbandonano per entrare in Mdp. Nuove leve che subentrano ai senior
. Non si ricandidano Stefano Fassina e Pierluigi Bersani (“Ma non è un addio alla politica, rimarrò a disposizione”). A sinistra della sinistra si ricorre a de Magistris. Da ieri il magistrato è Capo politico del progetto di Unione Popolare, fanno sapere in una nota congiunta Simona Suriano (ManifestA), Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista), Marta Collot e Giuliano Granato (Potere al Popolo). Bonelli dei Verdi europei, forse per farsi notare dal bordo campo, se la prende con Calenda: “È un incompetente”, lo provoca. Enrico Letta non vuole neanche commentare le parole di Conte. Ci rassicura: “Nessuna tentazione di riaprire ai Cinque Stelle”. Rimangono urgenti le decisioni che riguardano i centristi. Carlo Calenda è in ebollizione: non può stare con le mani in mano. Stanno entrando in Azione molti degli azzurri usciti da Forza Italia. Dopo Mariastella Gelmini, c’è chi giura che sia imminente anche l’annuncio dell’ingresso di Renato Brunetta. Matteo Renzi è in ascolto. Sabato scorso ha ricevuto un messaggio da Letta: “Dobbiamo sentirci”, poi più nulla.
Al Nazareno la linea è sempre occupata. “Quanto al leader di Italia Viva, si parleranno. Non ne sappiamo di più”, ci dicono dall’entourage del segretario Dem. “Auspico un polo riformista con Calenda e Bonino. Credo sarebbe la soluzione migliore”, dice al Riformista il deputato renziano Luigi Marattin. “Una ammucchiata che parte da Fratoianni non la capirebbe nessuno”. Se Claudio Signorile e Franco D’Alfonso presentano a Roma la lista civica nazionale (“Federazione Civica”), Federico Pizzarotti presenta la sua lista dei sindaci. E il sindaco più blandito d’Italia batte un colpo: “Nessuno dispone di una bacchetta magica, nemmeno Letta, ma bisogna dargli fiducia. Unità, unità, unità!”, scrive in un post su Facebook il sindaco di Milano Beppe Sala. Nel multiforme arcipelago del centro, Maria Teresa Baldini, che era passata dal centrodestra a Italia Viva, torna in Coraggio Italia. Segno che nella mente di Toti e Brugnaro, dopo la navigazione in mare aperto, c’è il porto sicuro del centrodestra.
“Il centro non esiste, la casa dei moderati è il centrodestra”, assicura Baldini. Per Forza Italia, parla Licia Ronzulli: “Invece di avvelenare come sempre i pozzi nel tentativo di truccare la campagna elettorale, il Pd farebbe meglio a concentrarsi sulla realtà, evitando strumentalizzazioni. La crisi è stata provocata dal Movimento 5 Stelle, loro alleato fino a ieri”. Nel giorno nero di Matteo Salvini, Giorgia Meloni può riunire la Direzione di Fdi. “Saremo garanti della collocazione del Paese, i nostalgici da operetta sono traditori della nostra causa. E agli alleati: il centrodestra è compatto, ha prevalso il buonsenso”.
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