Durante la notte sono avvenuti due  femminicidi, uno a Padova e l’altro in provincia di Catanzaro. Una notizia che arriva durante la Giornata contro la violenza sulle donne. Due donne, una uccisa al Nord e una al Sud. La prima vittima si chiama Abiou Aycha Nata, e l’ha uccisa suo marito con un coltello da cucina perchè aveva trovato il coraggio di denunciare le sue violenze. Maltrattamenti che poi aveva anche ritrattato. L’altra è stata trovata morta tra gli scogli di Stalettì, in provincia di Catanzaro. Aveva 51 anni e dalle prime indagini è emerso che che aveva una relazione extraconiugale con un giovane trentaseienne di Badolato. Secondo gli investigatori sarebbe stato lui a ucciderla. Di storie come questa in Italia ce ne sono una ogni tre giorni. Ad annunciarlo è il VII Rapporto Eures sul femminicidio.

Bisogna “rafforzare, nella società, la spinta per favorire una cultura che promuova l’effettiva parità, prevista dalla nostra Costituzione, ma non ancora pienamente conseguita”. Queste le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, arrivate alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e nel giorno in cui dal VII Rapporto Eures sul femminicidio in Italia emerge che nei primi dieci mesi del 2020 le donne vittime di omicidio sono state 91, una ogni tre giorni. Il dato è in leggera flessione rispetto alle 99 dello stesso periodo dello scorso anno, ma a diminuire significativamente sono in realtà soltanto le vittime femminili della criminalità comune mentre risulta sostanzialmente stabile il numero dei femminicidi familiari e, all’interno di questi, il numero dei femminicidi di coppia. In sostanza, l’incidenza del contesto familiare nei femminicidi raggiunge nel 2020 il valore record dell’89%, superando il già elevatissimo 85,8% registrato nel 2019.

Il quadro insomma è decisamente preoccupante, anche alla luce di altri dati, stavolta forniti dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in occasione del rapporto ‘Un anno di Codice Rosso’: fra agosto 2019 e luglio 2020, periodo che include quindi anche i mesi di lockdown, si è registrato un notevole incremento del numero dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726 (+11%). Nei primi 12 mesi di applicazione della nuova legge, inoltre, sono state aperte ben 1083 indagini per il reato di ‘revenge porn’. Davanti alle statistiche anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non può fare a meno di ammettere che l’aumento preoccupante dei casi di femminicidio durante le fasi più acute della pandemia, soprattutto nelle settimane del lockdown, “mi ha molto preoccupato e oggettivamente desta allarme”. Con le misure di prevenzione adottate per contrastare il coronavirus, evidenzia, “abbiamo involontariamente creato profondo disagio sociale e psicologico, e anche questo c’è all’origine degli episodi di femminicidio che sono triplicati nel corso del lockdown, raggiungendo l’inquietante media di uno ogni tre giorni”.

Il premier riconosce che la violenza contro le donne “purtroppo è un fenomeno ancora sottostimato nella sua portata” e ha “radici culturali profonde”. Ecco quindi che solo una politica “adeguatamente formata e informata può agire in maniera efficace su questo terreno delicatissimo”. Certo con l’introduzione del Codice Rosso, “una legge di civiltà, indispensabile per assicurare una tutela immediata alle vittime di violenza domestica e di genere” secondo il Guardasigilli, ci si è mossi nella giusta direzione. Ma ancora non è abbastanza per Conte: “Siamo consapevoli che il Codice Rosso non è e non può essere una panacea. I dati ci dicono che il percorso da fare è ancora lungo”. Un intervento serio richiede tempo, e deve passare anche attraverso politiche volte a migliorare la situazione femminile in ambito lavorativo. L’Italia infatti ha il triste primato in Europa in termini di disoccupazione femminile. “Su questo terreno si gioca una partita decisiva per contrastare la violenza nei confronti delle donne. Ecco perché occorrono iniziative coraggiose orientate a politiche di efficace empowerment femminile”, tema che l’Italia porrà anche al centro della sua presidenza al G20.

La violenza contro le donne, ricorda quindi la presidente del Senato Casellati, “ci riguarda tutti, siamo tutti insieme vittime di una degenerazione che offende i diritti umani e mortifica una crescita sociale costruita faticosamente in decenni di lotta contro le disuguaglianze e contro le discriminazioni”. Lotta che non deve arrestarsi davanti a nulla perché “nessuna emergenza, neanche una pandemia di portata globale, possa segnare un arretramento di fronte al cammino di emancipazione femminile”. Fondamentale, quindi, conclude la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, è mettersi al servizio “delle tante sorelle che in tutto il Paese ancora oggi sono condannate a una dimensione di solitudine, che è l’arma principale della violenza”.

Fonte:LaPresse

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.