L’incidente in auto sull’autostrada Messina-Palermo, la fuga nel bosco di Caronia, le disperate ricerche e poi il drammatico ritrovamento dei corpi di Viviana Parisi, 40 anni e del figlioletto Gioele, di 2 anni. Sono queste le tappe di quei drammatici momenti di cui 7 mesi dopo ancora non si ha certezza. Cosa sia successo a Viviana e Giole ancora non si sa. Una nuova perizia sui corpi fa emergere una nuova ipotesi: “Viviana non si è uccisa, ma sia stata ammazzata da qualcuno che poi ha messo in atto una messinscena, spostando il suo corpo sotto il traliccio per creare un depistaggio”.

È questa la convinzione di Carmelo Lavorino, criminologo e consulente dei legali di Daniele Mondello, il marito di Viviana e papà del piccolo Gioele che da 7 mesi non si dà pace. Per il consulente Viviana non si è suicidata gettandosi dal traliccio sotto cui è stato rinvenuto il corpo. “Non ci sono prove o impronte di Viviana sul traliccio”, ha spiegato Lavorino, il corpo poi “è posizionato non in modo conforme con una caduta dall’alto e inoltre ad una distanza inusuale”. Daniele Mondello e i familiari della donna da subito hanno sposato questa tesi, sostenendo che Viviana non avrebbe avuto nessun motivo per suicidarsi e mai, avrebbe fatto del male a Gioele.

A supportare questa tesi c’è anche il fatto che d’estate, ad agosto, quando è scomparsa Viviana, il traliccio è rovente e sarebbe stato impossibile per Viviana arrampicarsi senza scottarsi le mani. C’è poi l’interrogativo del luogo fitto di rovi e di vegetazione, “raggiungibile solo in auto e non a piedi per mancanza di sentieri agibili”. Per Lavorino un posto sicuro per una messinscena messa in atto da qualcuno che ha prima ucciso altrove la donna e poi l’ha “sistemata ai piedi del traliccio, per allontanare i sospetti e simulare un suicidio”.

Nelle prossime settimane altre perizie arriveranno nelle mani del procuratore Angelo Cavallo che ha risposto a distanza alle ipotesi di Lavorino: “Per noi, fermo restando che le consulenze devono essere ancora depositate, e prevediamo quella di Viviana a fine marzo, tutto conduce ad un evento compatibile con un suicidio, con precipitazione dal traliccio”, ha detto all’Adnkronos il Procuratore di Patti (Messina), Angelo Vittorio Cavallo, che coordina l’inchiesta sulla morte di Viviana Parisi.

“In ogni caso – spiega Cavallo – al di là delle risultanze oggettive delle consulenze, abbiamo vagliato tutte le ipotesi alternative, confrontando ed incrociando dichiarazioni, risultati di tabulati telefonici, indagini tecniche, accertamenti genetici eccetera e per tale motivo non condividiamo le conclusioni dei consulenti di parte, che riteniamo quanto meno ardite”. “Gli esami sul piccolo Gioele richiederanno ancora qualche tempo alla luce delle condizioni in cui è stato ritrovato”, aggiunge il magistrato.

“Anche questo esame ad opera dei consulenti di parte è stato fatto, nel rispetto del codice, per mero spirito di collaborazione ed esclusivamente perché siamo alla ricerca della verità e non abbiamo nulla da nascondere – dice – tutto ciò al pari degli altri esami da noi già svolti in passato e che le parti ci hanno chiesto di ripetere (vedi esami all’interno della vettura o sul traliccio). Ovviamente senza apportare alcun elemento di novità alle indagini”.

“In ogni caso, ribadisco che, al di là delle mere dichiarazioni ad effetto, ci confronteremo serenamente con le perizie e tutte le altre carte alla mano… carte che ovviamente le altre parti, nel rispetto del segreto istruttorio, hanno solo in minima parte. Anche per questo non capisco come si possano fare affermazioni del genere”. I legali della famiglia Parisi sono dunque pronti a dare battaglia per scoprire cosa sia successo in quelle torride ore di agosto.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.