Tre questioni per Alice Weidel
Voto Germania, tutte le contraddizioni di AFD: ora il Parlamento potrebbe perfino chiederne lo scioglimento

L’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione ha sentenziato che Alternative für Deutschland (AfD), a causa delle sue posizioni xenofobe, costituisce una minaccia per l’ordine democratico. Ora il Parlamento potrebbe perfino chiedere il suo scioglimento (che dovrebbe però essere ratificato dalla Corte costituzionale). Ne ha parlato Mattia Feltri in un editoriale pubblicato su Huffington Post domenica scorsa (“Il paradosso delle democrazie che mettono fuorilegge le maggioranze”). A chi scrive, in verità, appare molto improbabile che ciò accada. Ma non è questo il punto.
Le tre questioni
Feltri solleva tre questioni cruciali. La prima: i servizi segreti e di sicurezza nazionale, che rispondono al governo, possono indagare e, soprattutto, emettere sentenze su un partito dell’opposizione? La seconda: il documento prodotto dai servizi, da quanto si sa, è piuttosto generico, ripete giudizi e opinioni – già largamente presenti sui media – in merito all’ideologia suprematista e razzista di AfD. Non sembra contenere, tuttavia, prove documentali di fatti dalla precisa fisionomia “antisistema”. La terza: come si può tutelare l’inquisito da un soggetto che, a differenza delle aule dei tribunali, non prevede un diritto alla difesa? Ora, non c’è dubbio che AfD abbia un debole per parole d’ordine che sanno di Terzo Reich come “Festung [Fortezza] Europa”. E non c’è dubbio che partecipi all’antica fascinazione di tutte le destre tedesche per la Russia. Questo intreccio di spregiudicatezza morale, di neoconservatorismo economico e di reliquie tradizionaliste va tenuto in considerazione per comprendere perché più di dieci milioni di elettori, in particolare giovani e delle regioni orientali, hanno dato fiducia ad Alice Weidel. Il suo partito è una realtà assai complessa, un mix di vecchio e nuovo, che tuttavia costituisce una grave minaccia per l’unità europea e sarà una spina nel fianco della debole “Große Koalition” di Friedrich Merz.
La cura contro AfD
Tutto questo giustificherebbe una rinuncia del potere giudiziario ai suoi compiti istituzionali e addirittura una messa al bando di AfD? Certamente no. La cura per le malattie della democrazia è più democrazia, diceva il filosofo americano John Dewey. È vero, in Germania tra il 1953 e il 1956 furono messe fuori legge tutte le formazioni che si richiamavano al nazionalsocialismo e lo stesso Partito comunista. Ma, come ha scritto Gianfranco Pasquino, “dal passato dovremmo avere imparato che consentire l’ingresso nel governo, anche in maniera inizialmente subordinata, dei nemici della democrazia non “addomestica” affatto quei nemici, ma offre loro l’opportunità di erodere dall’interno il sistema democratico fino a sovvertirlo”.
Il quadro democratico
Un’ultima considerazione, politicamente forse la più importante. Se il “cordone sanitario” viene praticato secondo le regole costituzionali e senza violare nessuna legge esistente, siamo e rimaniamo pienamente nel quadro democratico. In ogni caso, laddove esistono partiti i quali hanno annunciato apertamente che non intendono fare coalizioni di governo con movimenti, partiti, personalità estremiste e antidemocratiche, sarà l’esito elettorale a fare testo. Pertanto, “il cordone sanitario – sempre Pasquino – è uno degli strumenti che i democratici possono legittimamente usare, se necessario, per proteggere valori e strutture delle loro democrazie e di quelle degli altri”.
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