La sfida il 18 maggio
In Romania stravince l’ultradestra di Simion, al ballottaggio sarà sovranismo contro europeismo
Vittoria schiacciante al primo turno delle presidenziali per il candidato nazionalista, dopo il divieto a Georgescu. Al ballottaggio sarà lotta tra opposti contro il sindaco di Bucarest, pro-Ue, Nicușor Dan

Tutto come previsto, almeno in parte. Il primo turno delle presidenziali non ha ancora consegnato alla Romania un capo dello Stato. Ma quello del 18 maggio si preannuncia come un ballottaggio che non implica solo lo scontro tra due leader diversi, George Simion e Nicușor Dan, ma anche tra due visioni contrapposte del Paese e dell’Europa.
Quella di Simion è stata una vittoria schiacciante. Il capo dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni si è imposto con il 40% dei consensi, superando anche le stime dei sondaggi più favorevoli. E in questo modo, il leader nazionalista ha fatto capire di essere riuscito a raccogliere non solo i propri voti tradizionali, ma anche quelli che a novembre erano andati al populista Călin Georgescu. Era stata proprio la vittoria a sorpresa di quest’ultimo a provocare l’annullamento del voto da parte della Corte costituzionale e il divieto alla sua ricandidatura. Ma, di fatto, il criticato stop calato dall’alto ha trasformato Georgescu nel convitato di pietra di questa seconda tornata elettorale, facendo sì che i suoi voti si spostassero sull’altro leader nazionalista. Un risultato che Simion ha ottenuto non solo con i sostenitori di Georgescu, ma anche grazie alla capacità di intercettare l’elettorato rumeno deluso dalla classe politica e il mondo conservatore.
Il “Donald Trump rumeno”, infatti, ha confermato la sua matrice ideologica nazionalista e non ha negato di volere la fine degli aiuti all’Ucraina. Ma allo stesso tempo, Simion ha chiarito la volontà di rafforzare i rapporti con gli Stati Uniti, di blindare la presenza della Nato in Romania e di rimanere nell’Unione europea. “Voler riformare l’Ue non significa volere abbandonarla”, ha affermato ieri Simion in una nota. “Crediamo in un’Unione europea che prosperi come un nido per le sue nazioni diverse e sovrane, non come un sistema rigido che impone politiche uniformi”, ha continuato il candidato di destra. E ha fatto riferimento a due modelli Ue: Italia e Polonia.
Il segnale è chiaro, Simion parla per vincere anche al secondo turno. Ed è per questo che la sfida del 18 maggio appare cruciale. A opporsi a Simion, infatti, è un uomo che incarna tutti i valori opposti. Dan, il sindaco di Bucarest, centrista, tecnico, europeista, favorevole al sostegno a Kyiv, ha saputo strappare la seconda posizione con un 20,9%. Un risultato reso possibile grazie a pochi ma fondamentali voti di scarto ottenuti su Crin Antonescu, il rappresentante del governo uscente. La forza di Dan è data soprattutto dalla capitale e dai grandi centri urbani. È un leader moderato che piace a diversi segmenti della società rumena, dagli studenti all’intellighenzia, ma anche a quella parte di Romania che vuole qualcuno in grado di scontrarsi con un sistema politico considerato marcio. E per molti osservatori, Dan, al secondo turno potrebbe anche dare filo da torcere a Simion (qualche sondaggio ipotizza un testa a testa).
È vero che ha preso la metà dei voti di Simion. Ma, dalla sua, il sindaco di Bucarest ha non solo il supporto del suo blocco, ma anche quello di tutti gli sconfitti del primo turno, come già dimostrato dallo spostamento dei voti di Elena Lasconi, che ieri si è dimessa dalla guida di “Unione Salvate la Romania”. Un fattore decisivo. Ma decisivo rischia di essere in negativo anche un altro elemento: essere considerato distante da quella parte del Paese che guarda a destra. Nelle regioni più povere, nelle campagne, negli strati meno abbienti e nei segmenti più critici verso l’Ue, Dan viene visto come un uomo lontano anni luce. Ma a favorirlo potrebbe anche essere il voto (numericamente pesante) della diaspora.
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