Gli inglesi sono l’unico popolo che, sia come laburisti che conservatori, su un punto sono d’accordo: la Russia è la loro Cartagine. Lo è da un secolo e non c’è da meravigliarsi se ieri Mosca ha espulso due diplomatici inglesi con un gesto di aperta ostilità nei confronti dell’“isola”, come i russi hanno sempre chiamato la Gran Bretagna.

Mosca vede come il fumo negli occhi il ruolo che il primo ministro laburista Sir Keir Starmer si è andato ritagliando, con indiscutibile leadership anche quando alla Casa Bianca ha consegnato a Donald Trump, con austerità cerimoniale, la lettera da Buckingham Palace con cui Sua Maestà Re Carlo III lo invita a Londra, nascondendo lo sdegno perché Trump minaccia il Canada di annessione. Il Canada è il figlio prediletto del Regno Unito, quello che ha mandato più truppe a farsi ammazzare dai tedeschi quando ancora gli Stati Unitisi si trastullavano nel 1940 con la politica isolazionista di Franklin D. Roosevelt il quale, a sua volta, doveva contentare i sindacati del porto dominato dal ferreo Partito comunista americano agli ordini di Stalin, quando “Baffone” era un alleato militare e politico di Hitler fin dalla comune aggressione alla Polonia.

Londra e i servizi segreti russi

Questa storia che sta alla base di tutto, anche oggi saltuariamente emerge, ma soltanto come imbarazzante curiosità, in fondo di poco peso: le strade di Mosca imbandierate di svastiche, il Teatro Bolshoi che manteneva in cartellone Wagner per compiacere Hitler, i rifugiati comunisti tedeschi ed ebrei consegnati alla Gestapo nazista sul ponte di Brest Litovsk. Gli inglesi furono i primi a soccorrere Stalin pugnalato da Hitler ma hanno un dente piuttosto avvelenato con i servizi segreti di Mosca per molte storie che vanno dal tradimento di Kim Philby e dei “Cinque di Cambridge” agli omicidi di Litvinenko e altri esuli della “Russia sul Tamigi”.

La sacra intesa franco-inglese

Keir Starmer ha assunto il ruolo di “leader dei volenterosi” che comprende Francia, Polonia, Germania e forse alcuni Stati europei che vissero la dominazione russa per mezzo secolo. Questa di Starmer è anche la riposta che UK dà agli USA: “Volete trattare da soli con i russi escludendoci? Noi inglesi e i volenterosi europei ci prepariamo a garantire con i nostri soldati qualsiasi armistizio in Ucraina e qualsiasi nuovo ordine europeo”. Ed è subito scattata la sacra intesa franco-inglese che è stata la spina dorsale della prima e della Seconda guerra mondiale: Emmanuel Macron offre l’ombrello atomico al continente, insieme alla migliore Intelligence a disposizione di Zelensky dopo il brutale taglio americano alle informazioni per gli ucraini.

La nuova scuola di pensiero inglese e tedesca che ha spinto Mosca ad espellere i diplomatici inglesi suona così: se gli Usa pensano di mollarci costringendo l’Ucraina a farsi colonia sia di Putin che di Trump, hanno fatto male i loro conti. L’Ucraina produce il quaranta per cento di armi e munizioni e noi europei daremo il resto, mentre la guerra va malissimo per i russi che hanno sacrificato un milione di uomini per impossessarsi del 19.6 per cento del territorio ucraino, tanto quanto ne avevano già conquistato dal 2022. Elon Musk ha intanto fatto sapere che per ora non taglierà agli ucraini l’accesso ai suoi satelliti, il che è positivo ma vuol anche dire che può cambiare idea ogni giorno. Intanto in Usa il solitario socialista Bernie Sanders si sta affermando come il referente politico della resistenza a Trump. E Sanders è ebreo e di origine ucraina.

Il fronte rosso-bruno di Musk e Vance in Europa

Putin odia l’idea di dover trattare con l’Unione europea e il Regno Unito. Il suo ex numero due Medvedev da tre anni dichiara di voler “spedire ai pesci” l’intero Regno Unito e di poter rivoltare la Polonia come un calzino. Nell’amministrazione Trump soltanto il segretario di Stato Marco Rubio (cubano, di radici antirusse) sembra accennare a una moderata resistenza agli “executive orders” di Trump e alle invasioni di campo di Elon Musk con cui ha avuto un alterco clamoroso. La politica di Musk e di JD Vance per l’Europa è quella di mettere insieme tutti i neonazisti di Alternative fur Deutschland, populisti rossi e neri, leghisti, lepenisti e ungheresi per formare un fronte rosso-bruno.

Ma incontrando già qualche resistenza: in Romania il populista putiniano di estrema destra Calin Georgescu è stato escluso dalle presidenziali per brogli e traffico di influenze dei russi. Gli agitatori filorussi hanno provocato incidenti con la polizia e il vice di Trump, J.D. Vance grida alla violazione della libertà. La guerra estesa all’Europa continua, con disagio – supponiamo – di Giorgia Meloni che prima o poi sarà costretta a scegliere fra Trump e l’Europa.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.