La condanna
Le Pen, anatomia di una caduta: colpevole e ineleggibile. Il futuro è Bardella, un macaronì
Marine avanza di due passi e la presidenza si allontana di due passi. Eppure era riuscita a traghettare il nostalgico Front National del padre. Ora è calata la ghigliottina

Per la destra radicale francese è l’ora più buia. Ma forse no. La sentenza di condanna di Marine Le Pen era attesa. Un po’ meno il risultato. Il tribunale di Parigi ha infatti giudicato colpevole la leader del Ressemblement National (Rn) e altri otto suoi colleghi per aver utilizzato illecitamente fondi europei (4 milioni di euro) per retribuire alcuni funzionari del partito che con l’Europa non avevano nulla a che fare. La pena per tutti è stata di quattro anni di reclusione. Due convertibili in una multa da 100mila euro, altri due da scontare con il braccialetto elettronico. Ben più grave è l’ineleggibilità per cinque anni da qualsiasi carica pubblica che la magistratura parigina ha decretato a tutti gli imputati.
Corsa ferma
Andranno in appello, certo. Ma, con ieri, si interrompe quasi all’ultimo miglio la corsa all’Eliseo dell’eroina della destra francese. Marine Le Pen era riuscita traghettare il Front National del padre, Jean-Marie, euroscettico, xenofobo, nostalgico della Francia di Vichy, a posizioni politiche più decenti. Il cammino verso il conservatorismo era lungo ma tracciato. Del resto, non è la prima volta che Marine Le Pen si trova a dover pagare per decisioni finanziarie scellerate. Tuttavia, i legami controversi con la Russia, per un prestito bancario contratto nel 2014 e rimborsato solo due anni fa, non avevano compromesso l’immagine dell’Rn.
La speranza
Le elezioni europee, nel giugno 2024, lo avevano proclamato come il partito più votato di Francia (31,4%). Un successo confermato poi con l’ulteriore balzo di due punti percentuali (33,14%) alle legislative del mese dopo. È grazie a questo consenso che Le Pen sperava di venire assolta ieri. Ancora venerdì i suoi europarlamentari a Bruxelles erano in attesa di ordini di scuderia. Cosa facciamo in caso di condanna?
Prima ancora che i francesi, a dar voce alla collera contro la magistratura ci hanno pensato gli altri Patrioti per l’Europa. Je suis Marine! Commentava il leader ungherese, Viktor Orban, appena ricevuta la notizia della condanna. A ruota lo seguivano l’olandese Geert Wilders e Santiago Abascal dalla Spagna. «Non riusciranno a mettere a tacere la voce del popolo francese», tuonava il leader di Vox.
Brutto film per Salvini
Per Matteo Salvini, invece, si è trattato di un brutto film, già visto in Romania. «Non ci faremo intimidire, non ci fermeremo: avanti tutta, amica mia», scriveva su X il leader leghista. Chiudeva il filotto di polemiche il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, «il verdetto contro Marine Le Pen è stata una violazione delle norme democratiche». L’Rn però farebbe bene a ponderare tutta questa solidarietà. Un endorsment così esplicito di Putin può essere motivo di imbarazzo per Jordan Bardella, sulle cui spalle a questo punto si scaricano le responsabilità del progetto di Marine. È presto per dire se sarà lui il candidato all’Eliseo nel 2027.
Il futuro è Bardella
Per allora, Bardella avrà 31 anni, nove in meno di quanti ne avesse Emmanuel Macron, quando, nel 2017, divenne il più giovane presidente della Repubblica francese nella storia. D’altra parte, il leader dell’Rn è il nuovo che piace. È apprezzato dai colleghi. La stessa Le Pen lo aveva definito una benedizione nella strategia di normalizzazione del partito, in quanto non indossa la lettera scarlatta del cognome del fondatore. Com’è invece per la nipote, Marion Maréchal-Le Pen, il cui passaggio al gruppo dei conservatori (Ecr) ha lasciato vuoto il trono al delfino della Francia radicale. «Bardella non è un mostro», ha detto un esponente di Renaissance. Facendo capire come la si pensi dell’Rn in generale. Scherzi dell’integrazione che funziona. Se fossimo nella Francia di qualche decennio fa, con quel cognome, Bardella sarebbe un “macaronì”, come tanti altri immigrati italiani. Uno da tener lontano. Uno straniero alla pari di quelli che il suo partito vorrebbe bloccare a Ventimiglia. Al contrario, per la sua preparazione e l’immagine impeccabile, costruita a tavolino su TikTok, Jordan Bardella è un modello di leader politico che la destra francese non ha mai avuto. È l’occasione per Parigi di confermare l’efficacia di quello che sta succedendo in Italia. Ovvero l’affermazione di una destra moderata, che osserva il mondo da posizioni ragionevoli, che ha accettato l’euro, la Bce e magari ora farà altrettanto con la difesa comune.
Asse Meloni – Bardella?
Nell’ottica di completare questa evoluzione, Giorgia Meloni farebbe bene a non lasciarsi sfuggire l’occasione di tessere con Bardella quel legame necessario affinché due nazioni fondatrici del progetto europeo possano anche generare un conservatorismo continentale che ha sempre meno a che fare con nostalgismi irricevibili e che isola le forze più euroscettiche. Fratelli d’Italia ha iniziato prima questo percorso. E ancora non l’ha finito. Ressemblement national, a sua volta, è a un bivio. Può seguire il canto ipnotico delle sirene delle destre radicali sue alleate in Europa. Oppure approfittare della sentenza e recidere gli ultimi legami con il passato. Al funerale del vecchio Jean-Marie Le Pen, soltanto lo scorso gennaio, si è palesato un gruppo di skinhead. A questo lugubre drappello d’onore è stato chiesto di allontanarsi. Anche in Francia resta ancora tanto lavoro da fare.
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