La guerra e la difficile tregua
Il sogno di Putin: Ucraina amministrata dall’Onu e poi elezioni. Trump, per ora, non cede
In Ucraina via Zelensky, poi governo Onu e elezioni. La Casa Bianca: «No, c’è una Costituzione». Il capo del Cremlino sa di avere un vantaggio, mentre da Parigi la proposta franco-britannica non fa proseliti

Dopo il vertice dei “volenterosi”, il presidente russo Vladimir Putin ha provato a giocare una nuova carta: quella di un’Ucraina gestita da una “amministrazione transitoria” sotto l’egida delle Nazioni Unite. Un regime di passaggio, hanno spiegato dal Cremlino, per organizzare delle elezioni presidenziali e poi siglare davvero un accordo di pace tra Kiev e Mosca.
“Potremmo ovviamente discutere con gli Stati Uniti, anche con i Paesi europei e, naturalmente, con i nostri partner e amici” ha dichiarato Putin dalla città Murmansk. E sul tema è tornato anche il portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov, secondo il quale la situazione “tende a sfuggire al controllo” di Kiev. E per questo, l’unica soluzione di Mosca sarebbe appunto quella di fare amministrare temporaneamente l’Ucraina all’Onu. Una leadership esterna che, come evidenziato da Mosca, sarebbe solo una proposta di Putin e non qualcosa che è stato discusso con Donald Trump o nei negoziati che si sono tenuti in Arabia Saudita.
Ucraina amministrata dall’Onu, i precedenti
L’idea di Putin non sarebbe una novità. Nel 1962, la Nuova Guinea occidentale, all’epoca colonia olandese, fu consegnata all’Onu dai Paesi Bassi per un’amministrazione transitoria che portasse al definitivo passaggio all’Indonesia. Le Nazioni Unite intervennero anche in Cambogia, che fu sotto l’Autorità transitoria delle Nazioni Unite nei primi Anni Novanta fino alla nascita del regno di Cambogia con il suo governo legittimo. Ci fu anche un’altra amministrazione transitoria del Palazzo di Vetro, l’Untaes, che controllò Slavonia orientale, Baranja e Sirmia occidentale prima del loro definitivo passaggio alla Croazia. E l’ultimo esempio, quello sottolineato da Putin, è stato Timor Est, dove l’Onu intervenne con una missione specifica e un’amministrazione transitoria dopo la guerra e il vuoto di potere.
Il tentativo di Putin respinto da Usa e Nazioni Unite
I precedenti storici hanno però una caratteristica molto diversa da quella dell’Ucraina, e lo hanno spiegato sia dal Palazzo di Vetro che dalla Casa Bianca. “L’Ucraina ha un governo legittimo e questo deve essere rispettato” ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il quale ha anche ricordato che le Nazioni Unite sono fuori dai negoziati anche sul tema del Mar Nero. Mentre da Washington, a parlare è stato un portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, che ha messo in chiaro il rifiuto degli Usa a un’ipotesi di questo tipo. Per l’amministrazione Trump, quello di Kiev è un governo che è definito dalla sua carta costituzionale e dai suoi cittadini. E quindi, per quanto riguarda l’eventualmente transizione sotto bandiera Onu, il “no” di Washington e New York sembra mettere definitivamente fine all’idea paventata dal Cremlino.
Probabilmente nemmeno Putin ritiene percorribile questa strada. Ma la dichiarazione del presidente russo si inserisce anche in quadro di pressioni e negoziati indiretti in cui appare chiaro che Mosca voglia dettare l’agenda. Il capo del Cremlino sa di avere in questo momento una posizione di vantaggio. Trump lo considera un interlocutore credibile e fondamentale, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non gode delle simpatie del tycoon. Mentre dal vertice di Parigi si è capito come i “volenterosi” siano soprattutto divisi. La proposta franco-britannica di una missione per coordinarsi con l’esercito ucraino non ha trovato grande accoglienza.
E dopo che Mosca (non certo casualmente) ha accusato proprio Londra e Parigi di avere aiutato gli ucraini nell’attaccare l’impianto di gas di Sudzha, il governo russo sembra di nuovo avere messo il “veto” su questa iniziativa. Veto che sicuramente sarà ascoltato dalla Casa Bianca. Sempre dal vertice francese è apparso chiaro come la missione di peacekeeping non abbia riscosso l’unanimità sperata. Molti (tra cui l’Italia) desiderano rimettere gli Stati Uniti al centro di qualsiasi missione di pace. Ed ecco che le Nazioni Unite possono trasformarsi quasi in un “ponte”. La Russia, che ieri ha restituito a Kiev i corpi di 909 caduti, parla di amministrazione Onu. E non è un mistero che alcuni Stati “volenterosi” siano d’accordo su una missione di mantenimento della pace sotto bandiera delle Nazioni Unite. Forse anche per coinvolgere quei Paesi neutrali (o più vicini) al Cremlino che finora non hanno ancora mostrato interesse a essere coinvolti in un’eventuale operazione di peacekeeping. In primis la Cina.
© Riproduzione riservata