Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky prova a riportare sul tavolo la sua formula di pace. Un progetto che passa anche per il prossimo summit in Svizzera, che sarà il 15 e 16 giugno. “Come primo passo, sarà necessario sviluppare un’intesa comune tra gli Stati partecipanti riguardo alla via da seguire verso una pace globale, giusta e sostenibile in Ucraina”, ha sottolineato il Paese ospitante. Ma sull’effettivo valore di questo vertice pesa un fatto: l’assenza della Russia. Un invito rifiutato che è stato ribadito anche dalla portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. “Dietro tutto questo ci sono i democratici americani che vogliono che le foto e i video di un simile evento dimostrino che il loro progetto Ucraina rimane rilevante” ha detto la funzionaria. E in attesa di capire chi risponderà degli oltre cento Paesi invitati (gli Usa potrebbero essere rappresentati da Joe Biden, che in quei giorni sarà in Italia per il G7), l’attenzione è rivolta alla Cina, che già aveva palesato le sue perplessità per un summit senza la Russia, e al cosiddetto “Sud globale”, che non ha affatto ridotto i suoi legami con Mosca. Da Pechino è arrivato intanto un avvertimento agli Stati Uniti, che hanno espresso la volontà di interrompere l’asse tra Cina e Russia. Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha detto che la Repubblica popolare respinge ogni “critica o pressione” per la cosiddetta “alleanza senza limiti”, e che Mosca e Pechino hanno “il diritto a una normale cooperazione economica e commerciale”.

La fornitura di armi

L’amministrazione Biden incassa così un nuovo segnale di gelo da parte del governo di Xi Jinping. Mentre sul campo di battaglia, Washington prova a limitare i danni. Per Kiev la situazione diventa sempre più critica. I droni ucraini sono riusciti a raggiungere un centro di addestramento russo a Borisoglebsk. Mentre l’intelligence militare del Paese invaso, nei giorni scorsi ha rivendicato il sabotaggio di una nave russa nel porto di Kaliningrad, sul Mar Baltico. Ma il problema principale resta la fornitura di armi, missili per la copertura aerea e soprattutto una linea del fronte che fatica a contenere l’avanzata lenta ma costante delle truppe russe, che ieri hanno conquistato il villaggio di Pervomaiske. Washington, in una mossa che appare insufficiente, ha deciso di inviare alle forze ucraine le armi iraniane sequestrate mentre erano dirette agli Houthi in Yemen: armi che, dice Bloomberg, potranno equipaggiare una sola brigata. Mentre martedì sera, gli Usa hanno annunciato lo sblocco di 138 milioni di dollari per sistemi missilistici Hawk.

Il piano per la fine della guerra

Boccate di ossigeno che non sono nulla rispetto agli aiuti militari per 60 miliardi di dollari fermi al Congresso. Là dove forte non è solo il peso dei repubblicani, ma in particolare della corsa alla rielezione di Donald Trump. Questa settimana, il Washington Post ha rivelato che esisterebbe un piano per la pace teorizzato proprio dall’ex tycoon. Un piano che prevedrebbe la fine della guerra anche attraverso il riconoscimento della conquista russa della penisola di Crimea e del Donbass. Sul punto, molti repubblicani non sarebbero d’accordo. E nonostante il progetto sia al momento più che altro un’indiscrezione (smentita dalla stessa campagna di Trump), tanto è bastato per mettere ancora più in allarme l’Ucraina e l’intera Alleanza Atlantica. Zelensky, intervistato da Politico, ha detto che “se l’accordo prevede la rinuncia ai nostri territori, e questa è l’idea alla base, allora è un’idea molto primitiva”. E ha rilanciato l’invito rivolto al candidato repubblicano per recarsi a Kiev. “Abbiamo detto che vorremmo che Donald Trump venisse in Ucraina, vedesse tutto con i suoi occhi e traesse le sue conclusioni. In ogni caso sono pronto a incontrarlo e discutere la questione”, ha detto il presidente ucraino.

L’allarme

Ai media Usa, Zelensky ha anche parlato con toni critici della Germania di Olaf Scholz, che gli avrebbe confidato di non potere inviare i missili Taurus in quanto “non può lasciare il suo Paese senza un’arma così potente”. Ma l’allarme lanciato dal presidente ucraino è stato soprattutto rivolto alle mosse dell’omologo russo Vladimir Putin, che oggi vedrà il leader bielorusso Aleksander Lukashenko. Per Zelensky e per i comandanti ucraini, una grande offensiva russa nell’area di Kharkiv è sempre più vicina. E come ha spiegato il segretario alla Difesa britannico, Grant Shapps, l’intelligence di Londra ritiene che “circa 150.000 soldati di età compresa tra i 15 e i 30 anni verranno arruolati in Russia questa primavera”. Per lo scontro tra Mosca e Kiev sembra quindi avvicinarsi il momento decisivo, che potrebbe coincidere proprio con il summit in Svizzera di giugno. E mentre Bruxelles studia un nuovo pacchetto di imposizioni contro la Russia, il Tribunale dell’Ue ha rimosso le sanzioni contro due oligarchi russi, Petr Aven e Mikhail Fridman, ritenuti molto vicini a Putin. Scelta che Yulia Navalnaya, vedova dell’oppositore Aleksei Navalny, ha definito “pericolosa”.