«Perché intenzionalmente con l’utilizzo di sostanza oleosa imbrattava lo zerbino della porta di accesso all’abitazione dei coniugi… Reato commesso in Napoli il 27 settembre 2019» recita così il capo di imputazione contestato ad una donna di 79 anni, pensionata, finita sotto processo per il reato di danneggiamento. Sì, danneggiamento. Sì, per aver sporcato (ammesso che venga accertata la ricostruzione accusatoria) lo zerbino dei vicini di casa. E con cosa? Con una sostanza oleosa. Non, per assurdo, dandogli fuoco o inscenando chissà quale azione violenta. Ma per una macchia.

Che, per carità, potrebbe pure fare infuriare il proprietario dello zerbino che legittimamente se ne risente e chiede giustizia, ma arrivare a istruire un processo, a impiegare risorse e mezzi di Procura e Tribunale per una simile vicenda appare cosa un po’ paradossale. Ancor più perché il tutto si svolge in uno dei Tribunali con il più alto numero di procedimenti pendenti, quindi di arretrati, di tutta Italia. Verrebbe da sorridere se non fosse che in questo caso la giustizia sta facendo il suo corso inesorabile, e nemmeno con quei tempi biblici che a volte affossano l’attesa di una risposta da parte di imputati e vittime costrette ad attendere decenni prima di avere una sentenza.

Qui tutto inizia il 27 settembre 2019: marito e moglie notano delle macchie sullo zerbino di casa, sospettano della vicina, le fanno notare il danno, la donna nega, la discussione si infiamma, i coniugi inveiscono contro la settantanovenne, la tensione cresce nonostante il motivo tutto sommato futile, il diverbio degenera, il figlio della settantanovenne si intromette nella discussione i difesa della mamma e usa dello spray al peperoncino per allontanare marito e moglie che inveiscono. A quel punto la lite si interrompe ma il rancore sfocia in due denunce penali: una mossa dai coniugi per lo zerbino macchiato e lo spray al peperoncino, l’altra per la reazione che i due coniugi hanno avuto nei confronti della settantanovenne. In sintesi, l’anziana accusa i vicini di averla aggredita e loro accusano lei di aver danneggiato lo zerbino. Sta di fatto che si arriva in Procura con ben due fascicoli aperti su questa vicenda. Agli occhi del pubblico ministero a cui viene affidata l’indagine la storia dello zerbino deve essere apparsa come un fatto di una certa entità se ha deciso di non derubricarla e di procedere addirittura con un’imputazione per danneggiamento. Si tratta di un reato che il codice punisce con una condanna tra i sei mesi e i tre anni di reclusione.

Impossibile pensare che si possa andare in galera per qualche macchia d’olio su uno zerbino, ma, come si dice, mai dire mai. Nessuno avrebbe nemmeno mai pensato di dover assistere a un processo istruito su una vicenda come questa, del resto. L’anziana donna, difesa dall’avvocato Giovanna Cacciapuoti, è già comparsa prima di Natale davanti al giudice monocratico e tra qualche mese ci sarà una nuova udienza per fare luce sul mistero che aleggia attorno allo zerbino macchiato. A giudizio c’è anche il figlio della settantanovenne: a lui si contesta l’accusa di lesioni «per avere utilizzato sostanza spray urticante». Con un filo di ironia verrebbe da dire che sarebbe stato meglio usare olio e peperoncino per un buon piatto di spaghetti.

E poi non è nemmeno detto che lo zerbino sia stato macchiato dall’anziana imputata, per il momento vige la presunzione di innocenza per cui la storia potrebbe anche essere riscritta. Bisognerà attendere l’esito del verdetto, dopo quello di primo grado potrebbe anche esserci uno di appello. Ci potrebbero, quindi, essere altri tempi da aspettare e altre risorse in termini di magistrati e cancellieri da destinare a questo caso affinché la giustizia dia la sua risposta. Paradossale, dicevamo, soprattutto se si considera il contesto. E il contesto è quello di un Tribunale con un alto numero di processi e di conseguenza di arretrati. Basti pensare che proprio nel rito monocratico, il 2022 è iniziato con 35.846 procedimenti pendenti.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).