Alle Radici
Tra politica ed economia
Zuckerberg, Bezos, Musk e Pichai da Trump. Le Big Tech e quell’attrazione fisiologica per la destra

La foto che immortala i Ceo di Meta, Amazon, Google e Tesla in prima fila alla cerimonia d’insediamento del Presidente Donald Trump ha acceso un dibattito su un tema cruciale: il rapporto tra economia e politica. Più di qualsiasi saggio, quell’immagine sintetizza il legame tra i grandi conglomerati industriali e tecnologici e la nuova destra trumpiana, mostrando quanto le Big Tech abbiano un ruolo centrale non solo nell’economia, ma anche nella cultura politica americana.Tuttavia, questa dinamica non è una novità nella storia degli Stati Uniti, ma ha anzi a che fare con lo sviluppo del modello politico americano stesso.
I precedenti
Nella “Gilded Age” (1870-1900), magnati come Carnegie, Rockefeller e Morgan acquisirono un’influenza enorme sull’economia e sul potere politico. In quell’epoca, i repubblicani, legati agli interessi industriali del Nord, trovarono nei grandi capitalisti degli alleati per promuovere politiche economiche favorevoli e reprimere il nascente movimento operaio. L’alleanza si rafforzò grazie alla comune avversione per il populismo agrario del Sud e dell’Ovest, incarnato e sostenuto dal Partito Democratico. Negli anni ’30, il New Deal di Franklin D. Roosevelt e l’idea di rafforzare l’intervento statale nell’economia, spaventarono le grandi imprese. Ciò portò alla nascita di una coalizione conservatrice – sostenuta da industriali, repubblicani e democratici del Sud – per contenere l’espansione dello stato sociale e il rafforzamento dei sindacati. Dagli anni ’70 in poi, con la crisi economica e l’emergere del neoliberismo, si consolidò un nuovo paradigma. L’elezione di Ronald Reagan segnò un’ulteriore svolta: tagli alla spesa pubblica, deregulation e privatizzazioni diventarono i pilastri della politica economica repubblicana, sostenuta dai grandi conglomerati industriali e finanziari. Reagan cementò così il legame tra il Partito Repubblicano e gli interessi del capitale, un’alleanza che ha plasmato il volto della destra americana. Alla fine del XX secolo, grossi gruppi industriali trovarono nella destra un alleato prezioso per promuovere accordi commerciali come il NAFTA e per spingere ulteriormente sulla deregulation.
Le Big Tech e quell’attrazione fisiologica per la destra
Tuttavia, con l’avvento delle Big Tech, il panorama si è complicato. Nate nel contesto culturale libertario e progressista della Silicon Valley, queste aziende hanno inizialmente rappresentato una frattura rispetto all’establishment economico tradizionale. Ma con il loro enorme potere economico e culturale, l’attrazione verso la destra conservatrice è diventata quasi fisiologica. Oggi le Big Tech non sono più semplici attori economici, ma veri e propri pilastri del potere politico e culturale, in grado di condizionare profondamente ogni aspetto della vita dei cittadini. La loro stretta vicinanza al presidente Trump incarna una sfida inquietante: il rischio concreto di un’America dove il potere economico non solo influenza, ma domina quello politico, erodendo i principi fondamentali delle democrazie liberali.
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