È preso a prestito dal romanzo di Joseph Conrad, di cui omette l’articolo. Ma il titolo, è l’unico debito artistico di Linea d’Ombra Festival. La rassegna cinematografica che oggi a Salerno inaugura la sua 26esima edizione (fino al 30 ottobre). E presenta un personalissimo, intenso, curioso programma, che dimostra come nel mare nostrum festivaliero ci sia posto. Non per tutti, ma per tanti. Specie per chi rientra nel gruppetto di metà classifica. Un purgatorio, in cui alcuni si limitano a galleggiare ma altri cullano fondate ambizioni internazionali. Lontano dalle corazzate da scudetto (la Mostra di Venezia, la Festa di Roma, il Torino Film Festival), fianco a fianco con consolidate realtà (oltre alla rassegna campana – fra gli altri – Bari, Bergamo, il conterraneo Giffoni, il milanese Filmmaker).

Linea d’ombra si riprende ciò a cui nel 2020 ha dovuto rinunciare. Il pubblico. Causa normative Covid, dopo appena due giorni gli spettatori della passata edizione si sono ritrovati a interpretare lo stesso ruolo, non più in presenza ma in esclusivo assetto “smart”. Da casa, al computer, con numeri comunque di peso: 50 ore di diretta video, 70mila visualizzazioni. Tanto che l’offerta online, ovunque sempre più importante, si ripresenta ora a completamento del “dal vivo”. Che resta principe e fondamentale. Ieri, oggi. Domani è quest’anno il tema del Festival. Finché ci sarà «un domani a cui pensare, è necessario andare avanti. Ricostruire un tessuto connettivo tra l’offerta culturale e il pubblico». Il presidente Giuseppe D’Antonio e il direttore artistico Boris Sollazzo hanno le idee chiare: «Il giorno che verrà ci chiama a un impegno. Come tutti i cambiamenti richiedono. “Domani” sembra inviti tutti a uno sguardo più consapevole sul futuro, che immancabilmente arriverà».

Il futuro è già qui. Lo dice anche la retrospettiva, dedicata al cinema di fantascienza. Il mito Blade Runner, quando il regista Ridley Scott guardava avanti e non si rivolgeva distrattamente al passato (il suo medievale e medio The Last Duel, ora nelle sale). Insieme al fanta thriller del 1982, c’è il cult d’autore eXistenZ di David Cronenberg, Jude Law protagonista. I due capolavori si accompagnano all’esistenziale Gattaca di Andrew Niccol, con la coppia Ethan Hawke – Uma Thurman (galeotto fu il set) e ancora Law. Poi i super classici, L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel e L’uomo che fuggì dal futuro di George Lucas. Oltre al crepuscolare Strange Days di Kathryn Bigelow (da rivalutare) e l’anime giapponese Ghosts in the Shell di Mamoru Oshii (per appassionati). Imprescindibili, loro maestà Stanley Kubrick di 2001: Odissea nello spazio e Steven Spielberg, a reiventare il mondo alieno con Incontri ravvicinati del terzo tipo.

Potrebbe bastare. Ma non è sufficiente. I puristi e i pavidi si schermiscono, però la parola festival chiama competizione. Ci sono cinque concorsi ufficiali: Passaggi d’Europa, CortoEuropa, LineaDoc, VedoAnimato, VedoVerticale. Per un totale di 94 opere, selezionate fra le oltre 1500 iscritte da 77 Paesi. I voti verranno da quattro commissioni di esperti e dalle giurie popolari, a garantire un ampio ventaglio di giudizio. Gli appuntamenti con i grossi nomi del settore, sono prassi ormai consolidata. L’abuso non premia, ma la scelta oculata dei convitati sì. E siccome la scuola partenopea sta vivendo un rinascimento impressionante (il triangolo composto da Ariaferma, È stata la mano di Dio, Qui rido io, tutti applauditi all’ultima Venezia, rientrerà nelle future antologie del cinema italiano), la vicina Salerno attinge proprio da quel bacino. Sono attesi Valeria Golino, Mario Martone, lo scrittore Diego De Silva, i The Jackal. Oltre al palermitano Roberto Andò, che ambienta a Napoli il suo ultimo film Il bambino nascosto (con Silvio Orlando, esce il 3 novembre).

Il primo ospite è, oggi, lo scrittore e regista romano Niccolò Ammaniti. Ha diretto due serie tv e con i suoi romanzi ha ispirato fior di colleghi, premi Oscar: Io e te per Bernardo Bertolucci, Come Dio comanda e Io non ho paura di Gabriele Salvatores. L’incontro di Salerno gioca sul celebre titolo, si chiama Lui non ha paura e si segue anche in streaming su www.netfest.org . Scriveva Conrad in La linea d’ombra che «sono lunghe tutte le strade che portano a ciò che il cuore brama». Otto giorni di cinema, in senso lato (c’è anche la follia teatrale di Elio Germano, che interpreta Pirandello con la realtà virtuale), certo non sono abbastanza. Comunque accorciano la strada, alle ragioni del cuore.