Abbiamo intervistato il regista e fumettista Alessandro Rak.

Ha già raccontato Federico II con un cortometraggio andato in concorso al Festival di Venezia, e ora affronta la celebrazione dei 2.500 anni dalla nascita della città di Napoli. Come si prepara a questa nuova avventura artistica?
«Impossibile scansare i luoghi comuni in un corto celebrativo dei 2.500 anni di una città come Napoli. E anche non infilarsi in vicoli e vicarielli per evitare l’affollamento di quei luoghi. Quindi non mi resta che celebrarla per i suoi aspetti iconici e pittoreschi, ma cercando l’origine di quei segni. Nella mitologia, nella morfologia, nella geologia e nella “genealogia”».

Quale può essere il vantaggio di raccontare attraverso l’animazione i secoli di storia, cultura e tradizioni della città di Napoli?
«L’animazione è mia alleata da sempre nel dare forma a qualsiasi pensiero o visione, indipendentemente dal grado di realismo o di fantasia. L’animazione mi permette di mettere in scena concetti e sensazioni così come accadimenti reali. Di far dialogare tra loro linguaggi visivi altrimenti incompatibili».

Dal pluripremiato film Arte della felicità continua la sua collaborazione con Mad. State lavorando a nuovi progetti?
«Certo. Il mio con Mad è un vincolo di affetto e produttività. Con loro progetto anche il quarto lungometraggio, dal titolo “Il Piccolo Principe di Shangri-La”. La storia della ricerca di un Piccolo Principe, o se vuoi di una rinnovata spiritualità (laica!), che sappia tirar fuori il mondo dall’alienazione tecnologica in cui è precipitato».

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