“Leo amore mio, mi dispiace. Sei la cosa più bella che mi poteva accadere e per la prima volta in vita mia penso e so cosa vuol dire amare qualcuno ma ho paura di tutto, di perderti e non lo sopporterei. Perdonami amore mio, sii forte, ti amo e scusami. Ps. Mamma ti voglio bene”. Sono queste le ultime parole della detenuta 27enne che si è tolta la vita nel carcere di Verona. Parole d’amore mentre la vita le diventava sempre più insopportabile. È il 42esimo suicidio dall’inizio dell’anno, il terzo nel giro di 24 ore. Praticamente nell’ultimo giorno in Italia una persona ogni 8 ore si toglie la vita. Ma sembra che questo non sia un problema di nessuno, nemmeno della politica in tempi di programmi e promesse per le prossime elezioni.

La detenuta 27enne ha inalato del gas dal fornelletto mentre era da sola in cella. “Meglio morire che vivere così”, avrà pensato. “Quando sono arrivati gli agenti per la ragazza non c’era più nulla da fare”, ha detto Gennarino De Fazio, Segretario Generale Uilpa Polizia Penitenziaria. “Siamo al 42esimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno, ci avviamo a superare i 54 successi nel 2021. Il carcere genera violenze e morte, suicidi e omicidi, aggressioni al personale. Sono teatri di violenza che incidono fortemente sulle persone, crea forte disagio nei soggetti più deboli che vengono portati al suicidio”, ha continuato De Fazio.

Poche ore prima della detenuta del carcere di Verona, c’è stato un altro suicidio, il 41esimo, a Brescia. L’uomo aveva 47 anni, si è impiccato nella sua cella di Canton Mombello ed è stato trovato dalla penitenziaria. Ha arrotolato le lenzuola intorno al collo e, ancora una volta, quando gli agenti lo hanno trovato non c’era più nulla da fare. Secondo quanto riportato da Brescia Today il 47enne era originario di Cerignola nel Foggiano: si trovava in custodia cautelare in attesa del processo. Pare che abbia potuto agire indisturbato, trovandosi in isolamento dopo essere risultato positivo al covid. Per il carcere bresciano è il terzo suicidio negli ultimi tre anni. Lì ci sono 313 persone ristrette su 189 posti disponibili.

La Camera Penale di Brescia in una nota relativa a questa nuova triste notizia ha parlato di “totale inadeguatezza” del sistema carcerario. “Una notizia che è un pugno nello stomaco: non solo pensiamo immediatamente alla disperazione che sta dietro a questo gesto estremo – si legge nel documento – ma meditiamo, ancora una volta, sulla totale inadeguatezza del sistema carcerario, incapace di assolvere alla funzione che gli sarebbe propria, e luogo dove la speranza, anzichè essere alimentata, viene inesorabilmente erosa. Non si può dire diversamente, vista l’enorme differenza tra i tassi di suicidi in carcere e quelli avvenuti fuori dal contesto penitenziario”.

La conta dei morti non finisce qui. Nelle carceri del Lazio ci sono stati tre decessi in due giorni. A denunciarlo è il Garante delle persone private della libertà, Stefano Anastasia. Ieri, riferisce all’Ansa, c’è stata la notizia di un suicidio a Rebibbia femminile, di una donna con problemi di dipendenza e che aveva manifestato insofferenza e aggressività nei confronti degli operatori penitenziari, ma mai contro se stessa. “Il fatto che una detenuta dopo l’altra si siano tolte la vita è un dato allarmante. Nei carceri femminili di solito la situazione è più tranquilla, ci sono meno persone – ha continuato Gennarino De Fazio – A Verona la situazione è difficile ma lo è ovunque nelle carceri italiane”.

Il giorno precedente, nel reparto di medicina protetta dell’Ospedale Pertini, è morto un uomo di cinquantasei anni, già detenuto a Velletri, dove gli era stato trovato un tumore in stadio avanzato contro cui non è stato possibile fare nulla, ”se non accompagnarlo verso la fine, sperando (peraltro senza riuscirci, per le solite farraginosità burocratiche) di consentirgli di spegnersi in un hospice, in condizione di detenzione domiciliare”. A Viterbo, invece, in carcere è stato trovato morto un uomo di trentotto anni, probabilmente per un abuso di alcol e farmaci. In ciascun caso, com’è di prassi, ci saranno accertamenti disposti dall’autorità giudiziaria. ”Certo, per ognuna di queste morti bisognerà rivedere cosa è stato fatto e cosa di meglio si sarebbe potuto fare – dice Anastasia – e rivedere i protocolli conseguenti, ma salvo che dalle indagini disposte dall’autorità giudiziaria non emergano fatti nuovi, non serve cercare colpevoli a ogni costo di tragedie che, purtroppo, sono all’ordine del giorno nelle nostre carceri”.

Secondo quanto riferito dall’Agi, la settimana scorsa un anziano detenuto si è ucciso nella casa circondariale di Bollate. Poi un altro suicidio a Torino il 24 luglio, il 20 luglio a Pavia, il 31 luglio Padova. Un elenco dell’orrore riportato da “Ristretti Orizzonti”, nel suo dossier “Morire di carcere” dove raccoglie tutte le morti nelle carceri: suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, overdose. Uno scenario che delinea i contorni di un sistema carcerario inumano che d’estate diventa ancora peggio.

”Il problema sono, appunto, le nostre carceri, costrette a essere luoghi di contenzione del disagio e della sofferenza psichica, ospizi dei poveri, spesso insopportabili fino all’abuso di sostanze” aggiunge Anastasia. ”Inizia nei prossimi giorni una nuova campagna elettorale per le elezioni politiche nazionali. Speriamo in parole misurate che siano anticipazioni di politiche sagge, che restituiscano alla società i suoi problemi di accoglienza e di sostegno sociale e riportino il carcere a quella condizione di extrema ratio che sola ne può consentire il rispetto dell’articolo 27 della Costituzione, il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità e l’impegno al reinserimento sociale dei condannati” conclude Anastasia. “Siamo davvero lontani dal realizzare gli obiettivi costituzionali – chiosa De Fazio –  Si parla delle casette dell’amore ma sembra che si voglia solo distogliere l’attenzione da altro. Di quale amore parliamo in questo contesto di violenza? Bisogna dare strumenti e organizzazione all’amministrazione penitenziaria. Ci sono 6 dirigenze, è un baraccone senza capo ne coda, è un’architettura impensabile”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.