La condizione peggiore si vive nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: niente acqua potabile, solo quattro litri al giorno. Un razionamento che di questi tempi rende le celle del penitenziario sammaritano luoghi invivibili. Non è una novità, sappiamo bene per averlo denunciato tante volte che il carcere di Santa Maria Capua Vetere è stato costruito senza l’allaccio alla rete idrica comunale pur avendo, ironia della sorte, i reparti con i nomi dei fiumi. I lavori, avviati nei mesi scorsi dopo un’attesa durata oltre un decennio, dovrebbero concludersi in autunno.

Intanto, niente acqua equivale anche a niente docce, o comunque alla possibilità di un uso estremamente razionato dell’acqua. E durante il periodo estivo diventa un castigo, una sorta di condanna accessoria. Il caso Santa Maria Capua Vetere è tra quelli evidenziati nell’ultimo rapporto di Antigone, associazione che da anni è impegnata per la difesa dei diritti dei detenuti. Il report punta la lente su questi primi sei mesi dell’anno, fotografando una realtà sempre più allarmante. Niente frigo in cella, pochi ventilatori, schermature alle finestre e in qualche caso, come appunto il caso di Santa Maria Capua Vetere, anche carenza d’acqua: eccola la foto delle carceri italiane. Il gran caldo di questi giorni ovviamente aggrava le condizioni di vita nelle 197 strutture penitenziarie del nostro Paese, su cui già pesa la cronica carenza di posti, con più detenuti (54.841 le presenze al 30 giugno) che posti letto (50.900 i posti).

Sono condizioni durissime di vita non solo per i detenuti ma anche per coloro che lavorano all’interno delle carceri, e non è un caso che si siano registrati 39 suicidi soprattutto tra detenuti fra i 20 e i 30 anni di età. L’emergenza caldo è l’ennesima emergenza. «Alle ondate di caldo sempre più forti prodotte dai cambiamenti climatici non sono immuni le carceri che, sempre di più, dovranno far fronte anche a questa variabile che può mettere a rischio la salute e la dignità delle persone detenute e degli operatori», ha sottolineato il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, presentando ieri i dati del rapporto di metà anno dell’associazione. Per combattere il gran caldo il Dap ha autorizzato, con una circolare recente, l’acquisto dei ventilatori, ma gli osservatori di Antigone ne hanno trovati in ancora troppo pochi istituti. Tra le carenze individuate dall’associazione durante le tappe nei vari istituti di pena, c’è il frigorifero in cella, una rarità.

Conservare i cibi è praticamente impossibile per un detenuto. Inoltre, in quasi un terzo degli istituti non sono garantiti i tre metri quadri di spazio calpestabile per persona, nel 58% delle celle non c’è la doccia nonostante sia prevista da regolamento, e nel 44,4% degli istituti ci sono celle con schermature alle finestre che impediscono il passaggio d’aria. Il sovraffollamento rappresenta la madre di tutti i problemi. In carcere si sta stretti, stipati anche in dieci, in undici in una stessa stanza di reclusione. Nelle sezioni ci sono molti più detenuti di quanti ce ne dovrebbero essere. A fine giugno si è registrata una percentuale di affollamento del 107,7%, a luglio del 112%. La Campania con gli attuali 6.687 detenuti è tra le regioni con il più alto numero di reclusi. A livello internazionale, l’Italia si conferma tra i Paesi con le carceri più affollate dell’Unione Europea, dopo Romania, Grecia, Cipro e Belgio.

Quanto al personale, aggiunge Antigone, se mediamente nelle carceri dell’Unione Europea c’è un poliziotto ogni 3,9 detenuti, in Italia ogni agente deve occuparsi di solo 1,6 detenuti. Invece, per quanto riguarda il personale che si occupa delle attività trattamentali, in Europa corrisponde al 3,6% del personale che fa capo alle amministrazioni penitenziarie mentre in Italia è appena il 2%. Infine, il capitolo direttori: dal rapporto è emerso che sono troppi gli istituti penitenziari senza il direttore. «Vanno assunti subito almeno 100 giovani direttori, facciamolo a partire da settembre».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).