La rovente estate continua portare alle cronache storie tremende di disagio e insofferenza dal carcere di Poggioreale, nonostante gli sforzi dell’amministrazione di Carlo Berdini e le segnalazioni continue dei garanti locali. Un detenuto extracomunitario ha dato fuoco, con una sigaretta, alla cella dove era recluso nel Reparto Avellino del carcere di Poggioreale. È accaduto venerdì 8 luglio, a riferirlo, oggi, il segretario generale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria (Sappe), Donato Capece. “Le fiamme e il fumo – racconta – si sono estese in tutta la Sezione. Ancora una volta solo grazie all’immediato intervento del personale di polizia penitenziaria si è riusciti a mettere in sicurezza 14 detenuti, nonostante le fiamme ed il fumo avessero reso difficili le operazioni di soccorso. Il tutto è avvenuto con un numero fortemente ridotto di agenti per la nota carenza del personale, in un carcere che ha superato le 2.200 presenze tra i detenuti“.

“La situazione è grave in Campania: è ora di dire basta. Le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio a Poggioreale lo fanno con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento. Ma servono urgenti provvedimenti per frenare una situazione operativa che è semplicemente allarmante“, conclude Capece.

Ma le cronache dal carcere si fanno via via più allarmanti. Un detenuto di 47 anni è morto lo scorso 11 giugno all’ospedale Cardarelli di Napoli dopo essere stato trasferito d’urgenza dal carcere di Poggioreale dove era recluso. L’uomo di nazionalità straniera si chiamava Sinka Sada e, secondo una prima ricostruzione, avrebbe avvertito intorno all’una un dolore toracico e addominale oltre a una forte sudorazione e a un senso di nausea. Trasferito d’urgenza con un’ambulanza del 118 in ospedale, è deceduto intorno alle 5 a causa di un infarto fulminante.

La notizia è stata diffusa da Samuele Ciambriello, garante campano dei diritti dei detenuti. “Era un senza fissa dimora, non aveva parenti e non faceva colloqui da tempo con nessuno. Nell’ultimo incontro avuto con il suo legale era sereno e tranquillo e non le avrebbe lamentato alcun problema di salute” sottolinea Ciambriello che aggiunge: “Nelle ultime settimane altri due detenuti del carcere di Poggioreale, uno di loro 72enne, hanno rischiato di morire per arresto cardiocircolatorio. Il più anziano versa ancora in condizioni precarie di salute ed è ricoverato in ospedale. Sempre a Poggioreale, nel mese di maggio, è deceduto per infarto un sovrintendente della polizia penitenziaria. In molte circostanze, a poco serve il pronto intervento dei medici e degli agenti”.

Da qui la richiesta di pene alternative al carcere, soprattutto in una casa circondariale, come quella di Poggioreale, dove il sovraffollamento non fa più notizia. “Per questo, invoco un’inversione di tendenza: due detenuti su tre hanno seri problemi di salute (48% malattie infettive, 32% disturbi psichiatrici, 20% malattie cardiovascolari), quindi per loro e per gli anziani devono essere applicate misure alternative alla detenzione in carcere; bisogna potenziare l’area penale esterna, concedere maggiormente i permessi premio. È chiaro che affinché tutto questo si realizzi è necessario incrementare il personale del Tribunale di sorveglianza e gli stessi magistrati di sorveglianza, in carenza organica e gravati di moltissime richieste”.

Anche perché in carcere non viene garantito un sistema di assistenza sanitaria adeguato: “Due cose reclamo negli istituti di pena di Poggioreale e Secondigliano – incalza Ciambirello – manca il medico h24 in ogni reparto, gli ambienti in cui vivono i detenuti a causa del sovraffollamento, questo specialmente a Poggioreale, sono angusti. Si trovano a vivere in camere di pernottamento non ariose, non possono usufruire più volte al giorno della doccia e questo, specie nella stagione più calda, può provocare dei disagi e malori. Non è possibile che ci siano, nelle carceri, così pochi medici generici e specialistici e manchino quasi completamente attrezzature di diagnostica, senza dover attendere tempi lunghissimi. Che questa ennesima morte, sensibilizzi le istituzioni. Mi auguro che l’Asl di Napoli 1 quanto prima provveda ad assumere medici generi e specialistici, infermieri ed Oss, nonché acquistare attrezzature specialistiche da destinare all’interno delle carceri”. Asl che ha già confermato che presto arriveranno più sanitari.

Lo stesso Ciambriello ha poi denunciato una vicenda paradossale, ovvero la presenza in carcere di un detenuto che ha più di 90 anni e di un altro recluso che pesa ben 270 chili. “Tenere in carcere un ultranovantenne, già da quattro anni in carcere, e un obeso di 270 chili, con problemi cardiopatici, riconferma che nel nostro Paese c’è una cultura giuridica grezza e retrograda, che non tiene minimante conto dei dettami della Costituzione”.

“Mario è un detenuto che pesa 270 chili, soffre di problemi cardiaci ed ha anche diverse fratture, non entra nella cella, ha sfondato due letti, sia in carcere che in ospedale, dove era stato ricoverato due settimane fa – dichiara il Garante campano Ciambriello – Come fa ad essere ancora sottoposto alla custodia in carcere? Come è possibile che non venga applicata una misura alternativa? Anche perché stiamo parlano di un reato non ostativo. Mi sembra un accanimento nei confronti di una persona che vive un doppio disagio, una doppia reclusione. Mario non può stare nella camera di pernottamento con nessun altro e, se anche viene allocato da solo, per lui, soprattutto considerate le celle di Poggioreale, vive in una condizione di sofferenza”.

Detenuti con patologie gravi che andrebbero seguiti in strutture idonee diverse dal carcere in generale e soprattutto da Poggioreale, dove tra celle stracolme di persone e un’assistenza sanitaria precaria, si rischia davvero di rimetterci la pelle. “Mancano medici di reparto, ci sono pochi medici generici e pochissimi specialisti e mancano quasi completamente attrezzature di diagnostica, che permetterebbero ai detenuti di non dover attendere i tempi lunghissimi delle liste ospedaliere. Nelle carceri, specie a Poggioreale e Secondigliano, bisogna assumere medici, infermieri e Oss”.

Altro primato del carcere di Poggioreale è quello di ospitare un detenuto di 91 anni, recluso da quattro anni. “È accusato di un reato a sfondo sessuale e solo questo basterebbe a giustificare, secondo gli operatori del diritto, che un novantenne possa vivere dietro le sbarre. È assistito da un piantone, che pensate ha 75 anni. Io – è scontato e ridondante affermarlo – penso che il carcere non sia un luogo adatto a persone di questa età, qualunque sia il reato. Per queste persone è necessario che si trovino soluzioni alternative. Le istituzioni devono portare avanti una battaglia di sensibilizzazione che miri a trovare risoluzioni per chi vive situazioni di emarginazione come questa. In Campania ci sono cooperative e associazione che, attraverso un progetto cofinanziato da Cassa Ammende e Regione Campania, accoglie uomini e donne senza fissa dimora. Bisogna farsi carico del compito di potenziare questi percorsi alternativi e migliorativi, non continuare a girarsi dall’altra parte”.

Avatar photo

Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.