Quando l’hanno arrestato è stato trovato in possesso di svariati documenti d’identità nella speranza di cavarsela con un nominativo falso ma è stato tutto vano. Raffaele Imperiale, 46 anni, è stato arrestato a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, lo scorso 4 agosto. Inserito tra i sei latitanti di massima pericolosità dal ministero dell’Interno (insieme ai mafiosi Matteo Messina Denaro e Giovanni Motisi), Imperiale è ritenuto dagli investigatori di mezza Europa uno dei più potenti broker della droga, cocaina in particolare, in circolazione.

Da anni viveva a Dubai ed era ufficialmente ricercato dal 2016 per traffico internazionale di stupefacenti (è stato condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione). Per gli 007 è anche sospettato di riciclaggio di denaro ma saranno le indagini e i processi a chiarire anche questo aspetto. Il suo arresto, avvenuto a inizio agosto nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli (guidata da Giovanni Melillo) e condotte dal GICO di Napoli e dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli (diretta dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini), con il supporto dei Servizi Centrali della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, è stato comunicato solo oggi, giovedì 19 agosto, per motivi ancora poco noti ma probabilmente riconducibili alle difficili trattative burocratiche con gli Emirati per ottenere l’estradizione.

Al momento Imperiale si trova in carcere a Dubai ma il Ministero di Giustizia guidato da Marta Cartabia sta perfezionando in questo periodo le intese per completare la procedura di estradizione in tempi brevi. “A Dubai scontiamo i difetti e i limiti della collaborazione prestata dalle autorità di altri Stati, in particolare gli Emirati Arabi Uniti” ha dichiarato nei mesi scorsi il procuratore di Napoli Melillo. Il trattato di estradizione tra i due Paesi non è ancora entrato in vigore e al momento Dubai resta una delle mete preferite dai criminali.

L’arresto eseguito dalle Autorità di Dubai concretizza gli sforzi di un’intensa attività di cooperazione internazionale Giudiziaria e di Polizia svolta dal Ministero di Giustizia, dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, anche attraverso le Agenzie di Interpol ed Europol.

Chi è Raffaele Imperiale: è tutto iniziato da un coffee shop ad Amsterdam

Nato a Castellammare di Stabia il 24 ottobre 1974, inizialmente noto agli inquirenti come “Lello di Ponte Persica“, frazione del medesimo comune partenopeo, o anche “Lelluccio Ferrarelle” o “Rafael Empire“, Imperiale è stato capace di costruire un imponente network di trafficanti internazionali, in particolare di cocaina. L’attività di brokeraggio internazionale ed il rapporto d’affari con la criminalità organizzata partenopea sono stati cristallizzati nella prima decade del 2000, quando sono stati documentati contatti con camorristi del clan Di Lauro di Secondigliano, tra cui Elio Amato ed Antonio Orefice. Tale legame è sopravvissuto alla scissione degli Amato dai Di Lauro nel corso delle tre faide di Scampia.

Negli ultimi 10 anni sono stati numerosi gli arresti ed i sequestri che hanno colpito l’organizzazione di Imperiale: tra questi si ricorda il maxi-sequestro di 1.330 chili di cocaina avvenuto a Parigi il 20 settembre 2013, quando nell’occasione è stato arrestato il fedelissimo Vincenzo Aprea, al quale era stato affidato il compito di sovrintendere all’importazione dello stupefacente proveniente con volo di linea Air France da Caracas in Venezuela.

Il patrimonio illecitamente accumulato gli ha permesso di acquistare sul mercato nero due dipinti di Van Gogh di valore inestimabile, rubati nel 2002 ad Amsterdam in Olanda e ritrovati dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli in una vecchia villa a Castellamare di Stabia nel 2016 e restituiti al museo di Amsterdam dedicato al pittore olandese.

Ossessionato dalla riservatezza (di lui non esistono praticamente immagini ‘pubbliche’), l’unica immagine diffusa delle forze dell’ordine è relativa a numerosi anni fa. Il 22 gennaio 2021, in una intervista rilasciata a Il Mattino, Imperiale  si è dichiarato estraneo alla vicenda, asserendo di aver comprato i preziosissimi quadri in quanto appassionato di Arte.

Vittima da ragazzo di un tentativo di rapimento al quale riesce misteriosamente a sfuggire, eredita dal fratello maggiore un coffee shop ad Amsterdam e da qui inizia la sua carriera criminale, tessendo pazientemente contatti e alleanze con i narcos sudamericani, con il clan Amato-Pagano – destinato a diventare famoso come clan degli Scissionisti – che gli consentono di diventare uno dei maggiori fornitori di cocaina delle piazze di spaccio partenopee, e con organizzazioni criminali di mezza Europa, dalla Bosnia all’Irlanda.

Il giallo dei quadri di Van Gogh e il rapporto con i narcos sudamericani

Secondo il quotidiano olandese De Telegraaf, Imperiale nel 1996 ha rilevato la caffetteria Rockland ad Amsterdam dando il là, come detto, alla sua carriera da broker della droga insieme al pregiudicato dei Paesi Bassi Rick van de Bunt. Sempre secondo il De Telegraaf, il broker utilizzava fino al 2016 i due quadri di Van Gogh come garanzia quando si trattava di cocaina con i clan sudamericani.

Lo stesso Imperiale, tuttavia, nell’intervista a Il Mattino ha smentito questa circostanza: “La realtà è che la storia dei quadri di Van Gogh mi ha giovato processualmente ma nuociuto mediaticamente”. I quadi “li ho acquistati per me, insomma per averli. Chi dice che lo abbia fatto per investire i miei illeciti proventi non sa cli cosa parla”. E poi ancora: “Guardi, vengo da una famiglia di persone per bene, oneste e agiate. Questo ha indirizzato la mia formazione educativa e culturale e mi ha permesso di apprezzare il valore estetico delle cose. Mio padre, quando ero bambino, non di rado mi portava a visitare città storiche e musei. Tutto ciò mi ha reso non insensibile all’arte ed alla pittura in particolare. Per questo i due Van Gogh hanno rappresentato un’opportunità che ho colto senza esitazioni. Il fatto di possederli, tuttavia, superata l’iniziale emozione, ha finito per essere un peso, per questo l’aver contribuito a far sì che il Museo di Amsterdam rientrasse in possesso di tali capolavori, pensi quello che vuole, mi rende orgoglioso”.

Secondo la DEA, l’agenzia federale antidroga statunitense, Imperiale nell’estate del 2017 era presente al matrimonio del mafioso irlandese Daniel Kinahan, andato in scena in un hotel di lusso, dove erano presenti anche altri narco europei.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.