La decisione della britannica Ashtead, società leader nel noleggio di attrezzature, di trasferire la sua quotazione principale dalla Borsa di Londra a quella di New York rappresenta un segnale preoccupante non solo per il mercato finanziario britannico ma anche di quello comunitario. Ashtead è solo l’ultima di una lunga lista di aziende che scelgono di abbandonare Londra per approdare nei più competitivi mercati statunitensi. Questo fenomeno non è isolato, ma parte di una tendenza più ampia che vede Wall Street consolidare il proprio dominio globale.

Vince il dollaro

Il rafforzamento del dollaro statunitense nel corso del 2024 è uno dei fattori chiave alla base di questo trend. Secondo teorie come la “Dollar Milkshake Theory” di Brent Johnson, lo status del biglietto verde come valuta di riserva mondiale, unito ai tassi di interesse elevati negli Stati Uniti, sta attirando ingenti flussi di capitali verso il mercato americano. Questo processo crea un circolo virtuoso che si traduce in maggiori investimenti esteri, una crescita economica più sostenuta e valutazioni azionarie più alte rispetto ad altre regioni, creando nel futuro problemi di carenza di liquidità nel resto del mondo. La competizione statunitense per attrarre capitali promette di intensificarsi notevolmente con l’amministrazione Trump. Tagli fiscali, dazi, deregolamentazione e incentivi renderanno gli Usa un polo di attrazione irresistibile per aziende e investitori globali. Tuttavia questo spostamento di capitali verso gli Stati Uniti implica una riduzione dei risparmi disponibili per gli investimenti in altre economie, soprattutto in Europa.

Il dato consolidato

Le possibili soluzioni, come suggerito dagli economisti della Modern Monetary Theory (MMT), prevedrebbero che altri paesi stimolino le proprie economie attraverso politiche di spesa pubblica e creazione di moneta. Ma in un contesto di risorse già vicine alla piena occupazione, questa strategia rischia di innescare una spirale inflazionistica che potrebbe peggiorare ulteriormente il tenore di vita. A complicare ulteriormente il quadro è l’aumento della polarizzazione politica e sociale a livello globale. In Europa l’avanzata di movimenti estremisti di destra e di sinistra è ormai un dato consolidato, mentre negli Stati Uniti le divisioni ideologiche si riflettono anche nella vita quotidiana, creando tensioni sociali e politiche sempre più evidenti. Il populismo rappresenta ormai una presenza stabile e destinata a crescere, ponendo sfide sempre più complesse all’ordine mondiale liberale.

Nel frattempo l’aumento permanente del livello dei prezzi (rispetto ai livelli pre-pandemia) sta generando insoddisfazione tra le fasce più giovani, che vedono peggiorare le proprie prospettive economiche. Il trasferimento di Ashtead e di altre società verso i mercati americani non è solo un segnale della forza economica degli Stati Uniti, ma anche una spia d’allarme per le economie europee e per Londra, che rischiano di perdere centralità. Per i leader politici e le democrazie liberali il tempo stringe: senza risposte concrete alle sfide strutturali, sociali ed economiche, il rischio di frammentazione e polarizzazione appare destinato a crescere.