The perfect storm” è l’espressione più adeguata per descrivere la condizione europea di questo fine 2024.I fattori che alimentano ogni giorno di più questa tempesta dagli esiti imprevedibili sono prima di tutto esterni. Oltreoceano, a guidare la nazione che ha consentito la nostra rinascita dopo la seconda guerra mondiale, è in arrivo un Presidente che considera l’Europa con sufficienza, forse con fastidio: un minore sostegno finanziario alla NATO, una riduzione di truppe sul continente, un limitato coinvolgimento USA nelle crisi regionali non farebbero altro che rendere drammaticamente urgente e non aggirabile il rafforzamento delle capacità di difesa dell’Europa, per far fronte a due guerre in pieno svolgimento alle porte di casa.

La competitività indicata da Draghi

Così come, all’annunciata politica dei dazi di Trump e al suo potenziale impatto devastante – oltre che sul mercato dell’auto – sull’insieme della crescita economica dell’Eurozona e sulle nostre esportazioni, l’Europa dovrebbe rispondere con una strategia adeguata per rilanciare la sua competitività. Per capirci, quella delineata da Mario Draghi, che prevede investimenti pubblici e privati fino a 800 miliardi di euro all’anno; innovazione digitale e tecnologica per colmare il divario con Stati Uniti e Cina; una transizione energetica che acceleri la decarbonizzazione garantendo la competitività dell’industria; autonomia strategica per ridurre le dipendenze esterne in settori critici; riforme strutturali per adeguare la governance della UE, semplificando le normative e accelerando i processi decisionali; potenti investimenti nel capitale umano per colmare il divario di competenze e sostenere innovazione e crescita economica.

Risorse politiche cercasi

Al momento neanche il più fiducioso degli europeisti può scommettere sulla risposta alla sfida. Non tanto perché manchino i presupposti economici e culturali: il continente è pur sempre uno dei maggiori mercati del mondo e le sue riserve di storia e civiltà sono ragguardevoli. È che mancano drammaticamente le risorse politiche per affrontare la tempesta. La crisi politica in Germania e quella più sistemica in Francia rendono tutta la governance europea più fragile ed esposta alle ondate populiste e neonazionaliste. Né può rassicurarci, da sola, l’inedita constatazione che sia l’Italia il soggetto politico più solido del continente.

Non resta dunque che sperare nel manifestarsi di un cigno nero. Un evento raro, imprevedibile, in grado di disarticolare la logica feroce della tempesta perfetta, che ci sembra logico e scontato solo a posteriori, ma che nelle vicende umane finisce per manifestarsi quasi sempre. Basta solo riconoscerlo per tempo.