L’ex governatore della Calabria Mario Oliverio (Pd) è stato assolto dalle accuse di corruzione e abuso di ufficio. Oliverio era stato coinvolto nell’inchiesta ‘Lande desolate‘ per presunte irregolarità negli appalti di alcuni lavori a Cosenza, Lorica e Scalea.

La sentenza è stata emessa dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro al termine del processo con rito abbreviato con la formula della insussistenza del fatto. La Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, aveva chiesto una condanna a 4 anni ed 8 mesi di carcere. Oliverio – poi sostituito dalla esponente di centrodestra Jole Santelli alle successive elezioni – venne raggiunto mentre era in carica da un provvedimento di obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore (Cosenza), poi annullato dalla Cassazione.

Con l’assoluzione di Oliverio nel rito abbreviato sono caduti anche i capi d’imputazione nei confronti dell’ex consigliere regionale Nicola Adamo e della parlamentare Enza Bruno Bossio, anche loro del Partito democratico, accusati di aver ritardato i lavori di Piazza Bilotti per mettere in difficoltà il sindaco di centrodestra, Mario Occhiuto. Adamo e Bruno Bossio avevano scelto il rito ordinario diversamente da Oliverio ma per entrambi è stata emessa dal Gup la sentenza di non luogo a procedere. Per altre 14 persone il magistrato ha disposto invece il rinvio a giudizio

E’ una sentenza netta, chiara. La giustizia finalmente è arrivata, in ritardo ma è arrivata. Sono stati due anni di gogna mediatica, nei miei confronti“. Questo il commento di Oliverio dopo l’assoluzione. “Ho speso la mia vita e il mio impegno politico e istituzionale  avendo sempre come bussola la legalità, la correttezza amministrativa, il rispetto dei diritti e delle persone. Ho sempre combattuto in prima fila per il riscatto della mia terra e per la liberazione di essa da tutte le mafie e cricche affaristiche. Una mattina di Dicembre del 2018 è come se il mondo si fosse capovolto. Nella mia funzione di massimo responsabile del Governo della Regione venivo sottoposto ad un provvedimento cautelare. Un atto grave – continua – non solo per la mia immagine, ma soprattutto per l’immagine della Calabria finita nel tritacarne mediatico e nella macchina del fango. Il solo pensiero che i calabresi, a partire da quelli che avevano riposto in me fiducia, potessero essere indotti a credere che il loro presidente avesse tradito la loro fiducia ed approfittato del ruolo che gli avevano conferito sono stati la più grave ferita e il più grande e insopportabile tormento della mia vita. Sono felice per i miei figli, per i miei cari, ma anche per i calabresi“.

Poi conclude: “Ora che si è affermata la verità e che la Giustizia, attesa da me in rispettoso silenzio, si è imposta, è necessaria una riflessione approfondita. Non posso non ringraziare quanti mi sono stati vicino in questa fase difficile, ma soprattutto ringrazio i miei avvocati difensori Enzo Belvedere ed Armando Veneto che sin dall’inizio – scrive – hanno saputo impostare una linea difensiva argomentata e forte non solo della verità quanto della lettura giusta delle carte processuali. Esse tutte sin dall’inizio mostravano la mia totale estraneità agli addebiti mossimi con “grave pregiudizio accusatorio“.

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