La strana storia che coinvolge ancora Luca Turco
Assolto Paolo Barlucchi, l’ex pm fiorentino che aveva avuto divergenze con Luca Turco durante l’inchiesta Concorsopoli
Il magistrato, in particolare, aveva chiesto l’astensione di Turco dal ruolo di coordinatore del procedimento quando emerse la necessità di interrogare la sorella Lucia, all’epoca direttore sanitario dell’ospedale: “Io la sorella del procuratore NON la intercetto”
È stato assolto da tutte le accuse l’allora pm fiorentino Paolo Barlucchi, ora pg a Perugia, che con le sue rivelazioni aveva acceso un faro sul modo in cui venivano condotte alcune inchieste da parte della Procura di Firenze. Barlucchi aveva avuto delle divergenze con il procuratore aggiunto Luca Turco nell’ambito dell’indagine sui concorsi pilotati, denominata ‘Concorsopoli’, presso l’ospedale di Careggi.
Il magistrato, in particolare, aveva chiesto l’astensione di Turco dal ruolo di coordinatore del procedimento quando emerse la necessità di interrogare la sorella Lucia, all’epoca direttore sanitario dell’ospedale. Barlucchi, difeso dal giudice Paolo Micheli, rinuncerà all’inchiesta dopo non aver sentito la dottoressa. Una condotta per la quale venne condannato dalla sezione disciplinare del Csm alla censura, poi annullata nelle scorse settimane dalla Cassazione. Il magistrato era stato già assolto per altre quattro incolpazioni concernenti i suoi rapporti con altri due aggiunti della Procura fiorentina, Gabriele Mazzotta e Luca Tescaroli.
Ed è stato assolto, in sede penale, anche il luogotenente della guardia di finanza Daniele Cappelli – principale teste della difesa di Barlucchi – finito sotto processo a Firenze per alcune omissioni nell’indagine che avrebbero favorito la posizione di uno degli indagati, l’ex dg Monica Calamai. Cappelli era il testimone che davanti alla sezione disciplinare del Csm dichiarò, senza tanti giri di parole, di essere stato ‘stoppato’ dal pm Tommaso Coletta, titolare del primo filone d’indagine sui concorsi. “L’ottavo piano non condivide”, avrebbe infatti detto Coletta alle fiamme gialle che volevano intercettare la sorella di Turco, poi promossa al vertice dell’Agenzia regionale di sanità della Toscana, riferendosi all’ufficio occupato dal procuratore di Firenze nel palazzo di giustizia del capoluogo toscano.
L’inchiesta, avviata nel 2018 dalla guardia di finanza e poi terminata con una valanga di assoluzioni, aveva ad oggetto le procedure di selezione dei docenti dell’ateneo fiorentino. Dopo aver effettuato degli accertamenti preliminari, i finanzieri depositarono in Procura una prima informativa in cui segnalavano irregolarità nelle procedure di selezione per un posto da ordinario all’interno del dipartimento di otorinolaringoiatra.
La Commissione d’esame, composta da quattro medici, fra cui la sorella di Turco, sarebbe stata “eterodiretta” ed il vincitore scelto senza una vera selezione. I finanzieri chiesero allora a Coletta, titolare del fascicolo, di poter intercettare i medici. Coletta – a sorpresa – volle procedere solo nei confronti di due dei componenti, lasciando fuori dalle intercettazioni la sorella di Turco ed il presidente della Commissione. Il luogotenente Cappelli, che aveva curato in prima persona le indagini e dopo aver ultimato l’informativa, chiese quindi ai suoi superiori, i colonnelli Adriano D’Elia e Pasquale Sisto, il motivo di tale decisione. La risposta fu che Lucia Turco era la sorella del procuratore aggiunto.
Cappelli, senza perdersi d’animo, tornò in Procura per reiterare la richiesta di intercettazione nei confronti della dirigente. “Ma allora non ha capito? La sorella di Turco non la intercetto”, avrebbe però risposto il pm, sempre secondo quanto dichiarato da Cappelli davanti al Csm sotto giuramento. “Se continuiamo così, ci manda a Genova (competente per i reati commessi dai magistrati toscani)”, fu la replica di Cappelli. “Guardi che non pensi che non l’abbia ponderata, diremo che l’abbiamo fatto per mantenere il riserbo dell’indagine”, la risposta di Coletta. Prima di aggiungere: “Sa cosa fa? Ci vada lei dal procuratore a chiedere di intercettare la sorella di Turco!”.
Cappelli dopo essere uscito dalla stanza di Coletta scrisse una relazione di servizio su quanto accaduto che, però, fu ritenuta “irricevibile” dai suoi capi. “Mettersi contro i magistrati è pericoloso. Non vuoi che ti trovino un reato? Poi scatta il trasferimento”, gli avrebbero detto i colonnelli D’Elia e Sisto. Dopo qualche giorno, Cappelli venne allora convocato da D’Elia che gli mostrò una nota di Coletta – ora promosso procuratore a Pistoia – con cui si disponeva la cessazione delle indagini in quanto gli elementi raccolti “erano esaustivi”, ordinandogli al contempo di “riscrivere” la relazione di servizio. Il luogotenente sarà poi trasferito ad un ufficio non operativo per evitargli “ulteriori conseguenze” con il procuratore, con il divieto di entrare in Procura e l’avvertimento di non parlare con i colleghi che nel frattempo erano stati chiamati a gestire il fascicolo al suo posto.
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