Matteo Renzi denuncia il Procuratore aggiunto di Firenze, Luca Turco. Lo fa ai sensi del DLgs 23 febbraio 2006, n. 109 (Disciplina degli illeciti disciplinari dei magistrati), documentando passo dopo passo l’istanza. Turco è il facente funzione di capo della Procura di Firenze: per lui chiede l’intervento della sezione disciplinare del Csm.

La denuncia viene sottoposta al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al Vice Presidente del Csm, Fabio Pinelli. Va al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, Luigi Salvato, e per conoscenza al presidente della Repubblica e del Csm, Sergio Mattarella. È a loro, dopo aver già depositato una denuncia a Turco presso la Procura di Genova, che Renzi sottolinea il singolare trattamento subito. Il documento è corposo e ne abbiamo riassunto solo alcuni passaggi. Come quello in cui Renzi sottolinea che “Il Procuratore Turco ha inviato al Copasir nel marzo 2021 materiale sequestrato a Marco Carrai nell’ambito dell’indagine Open, che la Corte di Cassazione aveva ordinato di ‘non trattenere’ nel febbraio 2021”.

Il materiale illegittimamente sequestrato conteneva numerosi dati personali su Matteo Renzi. Dopo aver ordinato al proprio consulente tecnico di cancellare e/o distruggere tutti i dati del materiale informatico, consegnandogli anche tutti i dischetti, Turco ha inviato a marzo l’intera copia forense al Copasir. Prosegue Renzi:Turco ha proceduto al sequestro di corrispondenza di un parlamentare nonostante la esplicita diffida inviatagli il giorno 24/11/2020 alla quale egli non ha ritenuto di dovere neanche una risposta”. Sul punto il Senato ha sollevato un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale e la Corte Costituzionale ha dichiarato l’ammissibilità del conflitto. Indipendentemente dall’esito del giudizio, Turco ha deliberatamente ignorato una esplicita diffida proveniente da un senatore scegliendo altrettanto deliberatamente di non procedere alla richiesta delle autorizzazioni.

Il leader di Italia Viva continua: “Turco ha disposto con decreto l’acquisizione dell’estratto conto con provvedimento che la Guardia di Finanza afferma essere stato firmato l’11 gennaio 2021”. Tale acquisizione viola la sfera di guarentigie del parlamentare come ribadito dal Senato. “Il decreto firmato da Turco ha permesso poi ai media di accedere all’intero estratto conto e pubblicare in modo dettagliato e puntuale movimenti privi di rilievo penale ma finalizzati a creare un clima di clamore mediatico intorno alla mia figura”, scrive Renzi. Che è anche amareggiato per l’iniquo trattamento ricevuto su una vicenda personale. “Turco ha ricevuto una mia denuncia querela, ampiamente pubblicizzata dai media, presentata nei confronti del mio vicino di casa ma ha messo in dubbio la veridicità della mia firma nonostante essa fosse stata pubblicamente annunciata e facilmente verificabile. Durante il periodo delle restrizioni legate al Covid, il mio vicino di casa denunciava presunte violazioni delle regole sanitarie da parte della mia famiglia”.

Di cosa si trattava? “Di violazioni inesistenti, oggettivamente grossolane e false oltreché gravemente lesive della mia reputazione e di quella della mia famiglia. Quando il video era divenuto virale avevo annunciato in tutte le sedi e con tutti i mezzi stampa, social, televisivi la decisione di denunciare penalmente il vicino di casa. Eppure il Procuratore Turco ha contestato la veridicità della mia firma demandando lo svolgimento di onerose attività di consulenza tecnica-calligrafica”. E ancora: “Il Procuratore Turco ha richiesto l’archiviazione per la mia denuncia inerente la fuga di notizie e la violazione del segreto dopo che una segnalazione UIF di Banca d’Italia del 2018 alla Procura di Firenze sull’acquisto della mia abitazione era stata pubblicata all’improvviso proprio nei giorni del sequestro Open a fine 2019”. Per chi volesse andare in fondo: quella segnalazione non ha prodotto alcuna inchiesta ma ha ricevuto una sonora rilevanza mediatica. “E il metodo usato da Turco sull’inchiesta Open, con 196 finanzieri a eseguire sequestri ovunque in tutto il Paese, non era replicato per capire – molto più semplicemente – chi aveva violato il segreto sulle vicende, peraltro legittime, di casa mia”.

Renzi lamenta poi come Turco abbia “volutamente ritardato l’iscrizione nel registro degli indagati nel procedimento Open di diversi attuali imputati tra cui il sottoscritto”. L’indagato Renzi che poi è diventato “imputato principale” nel procedimento. Succede nel corso della seduta dell’udienza preliminare del 25 novembre 2022. Qui Renzi ripercorre: “Ho chiesto la parola davanti al GUP e ho chiesto formalmente di conoscere a quale titolo potessi essere definito “imputato principale” non essendo io imputato del reato più grave nel processo, essendo incensurato e avendo una sola contestazione. Il procuratore rispondeva: “l’imputato con più visibilità mediatica”, descrivendo così la propria strana concezione del rapporto tra indagini penali e visibilità mediatica”. In quella seduta, raccontata nei dettagli dal Riformista, Luca Turco aveva attaccato Renzialzando il tono della voce, visibilmente irato, davanti agli avvocati presenti come testimoni e mostrando il proprio IPAD con la edizione del quotidiano La Stampa, chiedendomi conto dell’intervista”, testimonia il senatore fiorentino.

Al termine del duro colloquio il PM esclamava: “Vada a denunciarci che gli uffici giudiziari di Genova chiudono presto!” e quando – a domanda esplicita – Renzi rispondeva dicendo ad alta voce di non fidarsi dei magistrati dell’accusa, Turco rispondeva accalorato: “Fa bene a non fidarsi di me”. Varrà allora la pena di fare un passo indietro e tornare al novembre di tre anni prima. “Fu allora che Turco ordinò un blitz su scala nazionale”, riferisce Renzi nella dettagliata denuncia al Csm, “richiedendo la disponibilità di circa 200 finanzieri per una sola mattinata nel novembre del 2019 allo scopo di procedere a numerosi sequestri che la Corte di Cassazione ha definito viziati perché finalizzati a una ‘non consentita funzione esplorativa’ e che hanno comportato un ‘inutile sacrificio di diritti’. Peccato che i bonifici fossero peraltro tutti tracciati”. E peccato che Turco continui a utilizzare in sede processuale il materiale di quei sequestri e a non dare conto del giudicato parziale che la Cassazione ha espresso, laddove ad esempio ha definito la Leopolda un evento organizzato da una Fondazione politica e non da un’articolazione di partito, definizione che – in punta di diritto – fa cadere l’accusa di finanziamento illecito al partito.

Prosegue Renzi:La mia famiglia, composta da persone tutte incensurate, si è vista coinvolta dal 2016 in un incredibile numero di indagini dalle quali al momento è sempre uscita con assoluzioni o archiviazioni, pressoché tutti aperti o supervisionati da Turco”. Ed elenca l’imbarazzante numero di procedimenti aperti contro genitori e parenti, tutti passati sotto la lente di ingrandimento della Procura fiorentina, spinti fin dentro al tritacarne e poi archiviati o prosciolti. E la richiesta di deferimento va avanti con un altro episodio che Renzi racconta in prima persona: “Il Procuratore Turco ha inserito il mio nome come chiave di ricerca nell’ambito di un sequestro del telefonino all’interno del procedimento nei confronti di Marco Carrai e Francesca Campana Carrai per un periodo in cui ero già parlamentare della Repubblica”.

Il procedimento è finito con un’archiviazione e il sequestro del telefonino è stato annullato fin dal Tribunale del Riesame (non vi è stata la necessità, in questo caso, di arrivare in Cassazione). Certo, utilizzando il nome di Renzi nel motore di ricerca il procuratore Turco ha messo agli atti conversazioni private del senatore (già eletto a Palazzo Madama). Conversazioni del tutto prive di rilievo penale con la moglie, arrivando così a coinvolgere la sfera famigliare privata. La denuncia tocca anche il capitolo delle conferenze all’estero. Siamo nel febbraio 2020. Lo stesso periodo in cui il dottor Nello Rossi, direttore della rivista di Magistratura Democratica corrente cui lo stesso Turco appartiene, chiedeva di stringere “un cordone sanitario attorno” al senatore fiorentino proprio per le sue frequentazioni, consulenze, conferenze e collaborazioni internazionali.

Ma non basta. Renzi ricorda come Turco sia stato nel luglio 2022 oggetto di una audizione presso il CSM nell’ambito del procedimento disciplinare Barlucchi.Il clima che si percepisce all’interno degli uffici della Procura e della Polizia Giudiziaria appare meritevole quantomeno di una verifica da parte delle autorità superiori, ragione per la quale questo mio atto è indirizzato anche al Signor Comandante Generale della Guardia di Finanza”. L’istanza al Csm si ferma qui, ma i rilievi che si potrebbero muovere sono ancora numerosi. Adesso la parola passa al Csm.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.