S’intitola Il Mostro e probabilmente è il libro più difficile di Matteo Renzi. Racconta in 215 pagine, “con atti e fatti” quello che è “il processo di mostrificazione” dell’ex presidente del Consiglio. Un “processo” iniziato pochi mesi dopo il suo arrivo a palazzo Chigi nel 2015 quando in un paese in crisi e che cerca di ridurre un debito pubblico galoppante, Renzi mette mano alle ferie dei magistrati (riducendole da 45 a 30 giorni) e un tetto agli stipendi.

Un “processo” andato avanti negli anni con inchieste giudiziarie che una dopo l’altra hanno puntato prima agli amici, poi ai deputati amici, poi alla famiglia fino alla sua persona e al suo partito. Di questi processi ne restano in piedi un paio – i più difficili – quelli dove sono coinvolti i genitori (a processo) e quello (Open), nella fase dell’udienza preliminare, dove Matteo Renzi è indagato per finanziamento illecito alla politica. Gli altri sono finiti in nulla. Nel frattempo hanno seminato dolore, incertezza, spese legali, reputazioni e vite distrutte che solo il tempo potrà, forse, restituire.

Il libro più difficile
È il libro più difficile perché è un circonstanziato atto di denuncia dell’amministrazione della giustizia in questo paese. Oltre al dolore personale c’è la rabbia per vedere “come provano a distruggerti l’immagine con inchieste, scandali e dossier”. Ma mai, in nessuna delle oltre duecento pagine, il libro diventa “un catalogo del vittimismo”. O “un’arringa del processo Open”. “Se oggi mi aggrediscono perché vogliono mettermi un cordone sanitario, reagisco – si legge nelle prime pagine – senza rabbia, senza sconti: pubblico documenti, presento denunce, faccio interviste. Faccio interrogazioni parlamentari, esercito il mio ruolo costituzionalmente garantito, scrivo libri e articoli. Faccio una battaglia di civiltà a viso aperto senza fermarmi ai comunicati stampa dell’Associazione nazionale magistrati con il lieve retrogusto della minaccia”.

Perché poi Renzi si leva la divisa dell’avvocato e trova il modo, “tra atti e fatti” di tornare quello che è e resta: il leader iconoclasta e rottamatore, dissacrante e con la battuta spietata. “Per avere gli atti di Open, io che sono indagato, mi hanno detto che dovevo strisciare. Prego? Si strisciare, In che senso… può pagare con carta di credito, fanno 4000 euro grazie”. Per avere 94 mila pagine di atti giudiziari in cui era spiattellata, anche, tutta la sua vita privata. Anche questo forse è un problema di amministrazione della giustizia: che la parte, l’indagato, debba pagare per poter avere su carta le accuse, e quindi leggerle e studiarle. Mai nel libro trova spazio il vittimismo. Anzi. “Sono e resto una persona felice e fortunata. E anche questo forse è parte del problema”.

Il tour e la campagna elettorale
Ieri mattina Renzi ha presentato il libro alla Camera. Soprattutto da ieri sera è iniziato a Roma il tour di presentazioni in tutta Italia che coinciderà con la campagna elettorale per le amministrative (circa 9 milioni di italiani al voti il 12 giugno) e per i referendum. E che andrà avanti anche nell’estate fino all’autunno. Quando saranno più chiari i giochi per le politiche 2023. In questi giorni sono state pubblicate alcune anticipazioni sui quotidiani. Sufficienti per incendiare la prima polemica. lo scontro fratricida con l’ex amico Davide Ermini, attuale vicepresidente del Csm. Nel capitolo de Il Mostro dedicato alla Loggia Ungheria, ai verbali trafugati dalla procura di Milano e consegnati al Csm per mano di Piercamillo Davigo che poi li mostrò anche a Ermini che li avrebbe cestinati, Renzi scrive che Ermini “ha distrutto materiale ufficiale della procura di Milano” eliminando “un corpo di reato”.

Il vicepresidente del Csm ha annunciato querela. E Renzi ha replicato: “Non temo la sua querela. Sono pronto a confronti all’americana. Il vicepresidente del Csm è un pubblico ufficiale che riceve una prova del reato e la distrugge… Ci sono cose che si insegnano al primo anno di serie tv su Netflix. Non si distrugge il corpo del reato, la prova, è semplice”. Ermini, ha continuato, “è un personaggio straordinariamente affascinante conoscendone la proverbiale audacia caratteriale non so chi lo ha spinto a querelarmi, ma io sono pronto a un confronto all’americana in qualunque momento su quello che ho scritto: è vero che è stato eletto con il metodo Palamara, ed è vero che ha ricevuto copie di atti che non doveva ricevere”.

I venti punti de “Il Riassunto”
I capitoli del libro seguono un racconto non temporale ma per argomenti. Il filo logico che lega gli uni agli altri è consequenziale. Non c’è dubbio che sia un libro sulla giustizia: nel capitolo “Il Riassunto” a p.199, Renzi accetta il confronto diretto, all’americana, su venti punti. Comincia con il processo che “pretende di decidere se una manifestazione chiamata Leopolda era organizzata da una fondazione o da una corrente di partito. Per la prima volta nella storia repubblicana l’ufficio del pubblico ministero pretende di definire come si deve organizzare un partito, una corrente, una fondazione. Pretende di disciplinare, cioè, le forme del gioco democratico” . Il processo Open spezza sul nascere la crescita di Italia viva.

“A settembre 2019 partiamo al 5-10%, si dice che arriveremo a doppia cifra e a novembre arriva l’inchiesta Open, uno scandaloso processo politico alla politica”. Arriva, al punto 20, con le gestione poco chiara dei servizi segreti nei governi Conte, come dimostrerebbe la missione “Dalla Russia con Amore”, i viaggi e gli incontri del procuratore generale Barr con i capi delle nostre intelligence, fino a quella foto scattata nell’autogrill mentre incontrava il braccio destro di Vecchione che Conte aveva messo a capo delle agenzia di sicurezza. In mezzo ci sono tutti i processi che dal 2016 ad oggi hanno riguardato famigliari, dal cognato ai genitori, e amici come Marco Carrai; le campagne di diffamazione organizzate sui social dalle due Bestie, quella della Lega e quella dei 5 Stelle; “esponenti delle forze di polizia giudiziaria assunti e poi cacciati dai servizi segreti perché implicati in un’operazione sospettata di depistaggio istituzionale contro di me e contro la mia famiglia. Alcuni di loro oggi fanno politica in giunte di colore politico avverso”.

Riforma inutile
Il problema è che anche il governo Draghi non ha saputo risolvere i problemi della giustizia italiana. La riforma Cartabia, “non è dannosa come quella Bonafede ma è inutile. O diamo una responsabilità vera a chi sbaglia ed eliminiamo l’appartenenza alle correnti per far carriera, oppure il mondo della giustizia non migliorerà mai” ha detto Renzi ieri mattina. Scarso ottimismo anche sui destini dei quesiti referendari: “Voterò a favore ma temo che non si avrà la necessaria attenzione da qui al 12 giugno. Di conseguenza – ha aggiunto – penso che la riforma della giustizia si farà nella prossima legislatura, così come credo che sarà necessario arrivare all’elezione diretta del premier”. Il Mostro è un libro dove la politica è intrecciata alla giustizia e a quello che è successo in questi dieci anni, a cominciare dal populismo giudiziario. “La politica italiana è stata trasformata in un derby tra presunti onesti e ladri, ma dovrebbe rappresentare una sfida tra competenti e incompetenti” è l’incipit del capitolo “L’onestà e la competenza”.

Iv alla partita più difficile
Ma si può immaginare che avrà molti lettori il gustosissimo capitolo “Storia di un’elezione”, la cronistoria piena di retroscena della settimana in cui è stato deciso il nuovo Presidente della Repubblica. “Io ero per Draghi al Quirinale ma i Draghi boys non lo hanno aiutato…Intanto Conte faceva i tweet con Letta ma sottobanco discuteva con Salvini e Salvini diceva di parlare con Berlusconi ma sottobanco parlava con Conte”. Il distico del capitolo è tratto da Virginia Woolf: “Senza fretta, senza scintille, senza dover essere altro che se stessi”. Così Matteo Renzi cercherà di guidare Italia viva nella sfida più difficile: la sopravvivenza parlamentare alle prossime politiche. “È incredibile che il partito massacrato dalle inchieste abbia prima salvato la legislatura dalla deriva Papeete e populista e poi guidato la nascita del governo Draghi.

Non so come Italia viva arriverà alle elezioni del 2023” però “noi da qui al prossimo anno puntiamo a fare il 10 per cento”. Con quale schieramento? “Anche gli altri non hanno ancora deciso. E’ in difficoltà la Lega, più vicina ai Cinque stelle di quanto pensino nel Pd. Ma è tutto in evoluzione e questo è un tempo che mangia in fretta le leadership. Spesso i nostri amici al centro non sono molto propensi a ragionamenti comuni. Ma penso che a settembre il buon senso prevarrà e noi abbiamo uno spazio ben più grande del 5%”. Uno spazio che Renzi cercherà di prendere e rivendicare. Anche con chi da lui ha avuto molto nel recente passato.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.