I giudici di Firenze sequestrano 10,8 milioni di euro all’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri. Un sequestro preventivo, disposto dal Gip Antonella Zatini, motivato dalla presunta inottemperanza di Dell’Utri alla normativa antimafia prevista dalla legge Rognoni-Latorre, il testo del 1982 che introdusse per la prima volta nel Codice penale italiano il reato di “associazione a delinquere di stampo mafioso”. Le ragioni del sequestro, secondo la Procura di Firenze, starebbero nelle mancate comunicazioni da parte di Dell’Utri di variazioni del reddito pari a oltre 42 milioni e mezzo di euro. L’ex parlamentare berlusconiano, secondo la legge Rognoni-Latorre, era tenuto a comunicare le informazioni sul suo reddito in quanto condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa.

La somma non dichiarata dall’ex senatore di Forza Italia proverrebbe anche da bonifici e donazioni provenienti dall’ex leader azzurro Silvio Berlusconi. Ma l’ex politico palermitano non avrebbe comunicato nemmeno le variazioni di reddito dovute ad altri atti di compravendita. I procuratori aggiunti della Direzione distrettuale Antimafia di Firenze, Luca Tescaroli e Luca Turco, avevano presentato una richiesta di sequestro preventivo ancora più alta, fino a 20 milioni 430mila e 213 euro. Una cifra poi dimezzata dal Gip.

Comunque, in caso di condanna, potrà essere definitivamente confiscato a Dell’Utri un totale di 10milioni e 840mila euro. Di cui 2 milioni e 590mila euro direttamente all’ottantatreenne ex collaboratore di Berlusconi e ben 8 milioni e 250mila euro alla moglie Miranda Ratti.

“Il sequestro riguarda somme di denaro ricevute dal dottor Dell’Utri e dalla signora Ratti attraverso bonifici effettuati, in maniera del tutto lecita e trasparente, dal dott. Berlusconi per ragioni di affetto e gratitudine verso l’amico Dell’Utri”, spiegano gli avvocati di Dell’Utri Francesco Centonze e Filippo Dinacci. La Procura di Firenze in una nota spiega che l’indagine rientra “nel quadro di procedimento penale oggetto di un più ampio coordinamento investigativo, portato avanti, in ambito nazionale, dalla Direzione nazionale antimafia, finalizzato all’individuazione dei mandanti esterni delle stragi continentali del 1993-1994”.

Proprio nel corso di questa inchiesta i magistrati fiorentini hanno condotto una serie di accertamenti sui movimenti di denaro che hanno riguardato Dell’Utri dal 2014 fino ad oggi. Ma ecco il contesto: l’ex politico e dirigente di Publitalia è indagato ormai da anni a Firenze come mandante esterno delle stragi mafiose del 1993 a Roma, Milano e nel capoluogo fiorentino, nonostante l’ipotesi fosse stata già scartata nei decenni scorsi dagli stessi Pm. Un’indagine in cui era indagato anche Silvio Berlusconi.

Ebbene ora, secondo i magistrati Turco e Tescaroli, ci sarebbe un collegamento tra i pagamenti di Berlusconi e il presunto intento di occultare non meglio precisate informazioni di cui sarebbe stato a conoscenza Dell’Utri. Ipotesi respinta con sdegno da Giorgio Perroni, avvocato della famiglia Berlusconi, che parla di “calunnie che continuano ad essere diffuse ai danni del Presidente Silvio Berlusconi”.

Nel mirino della Dda di Firenze ci sono dieci bonifici da 90mila euro ciascuno fatti da Berlusconi all’ex senatore tra il 19 maggio del 2021 e il 22 maggio del 2023. A questi si aggiunge un altro bonifico di 20mila euro dell’ex premier a Dell’Utri a titolo di rimborso. Il tutto per un totale di 920mila euro in due anni. Al centro dell’inchiesta ci sono anche 10,5 milioni di prestiti infruttiferi erogati da Berlusconi tra il 2016 e il 2020.

Da Firenze a Palermo, dove arriva una decisione diversa, quasi di segno opposto. Infatti, con un provvedimento del 13 marzo, la sezione misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano ha rigettato la richiesta della Procura di disporre la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e la confisca dei beni all’ex senatore. Secondo il Tribunale di Palermo Dell’Utri non è più “socialmente pericoloso”.