Ogni volta che parla del Movimento 5 Stelle, Pierluigi Bersani mostra la Sindrome di Stoccolma, si sa. L’uomo che da segretario del Pd fu umiliato in diretta streaming da due nullità della politica come Vito Crimi e Roberta Lombardi dopo la “non vittoria” (uno dei suoi più famosi copyright, insieme alle tante metafore) alle elezioni politiche del 2013 è stato lestissimo a difendere la nuova linea rossobruna di Giuseppe Conte. Arrivando persino a sconfessare anni di retorica della sinistra sul tema dell’immigrazione.  Si deve regolamentare l’immigrazione legale per contrastare quella illegale, è adesso il Bersani pensiero. Benissimo. Potremmo perfino essere d’accordo. Ma sarebbe interessante sapere cosa ne pensino nella segreteria di Elly Schlein.

Un altro che è subito corso a elogiare il nuovo Movimento 5 Stelle uscito dalla due giorni romana al palacongressi dell’Eur è Goffredo Bettini, e non sorprende. Bettini è l’ideologo, il cantore dell’alleanza strategica con Conte. Ma avrà assistito ai lavori? Tra panel in autentico stile propal e le solite retoriche giustizialiste alla Scarpinato, il clou di ‘Nova’ è stata l’intervista -condotta da Conte in prima persona- a Sahra Wagenknecht, la nuova stella rossobruna tedesca che fa impazzire la sinistra. La si potrebbe definire una “sovranista di sinistra” se la contraddizione in termini non fosse evidente, ma a sinistra ormai siamo abituati a tutto. La Wagenknecht, che nei Lander del Brandeburgo e della Turingia va forte con una lista che porta il suo nome, incarna contraddizioni sanguinanti: è a favore di forti misure sociali ma è anche anti immigrati. Ed è filo russa. Dalla sua casa di Berlino, duettando con Conte, ha spiegato che la guerra in Ucraina è stata causata dall’espansionismo… della Nato e che le sanzioni economiche alla Russia non sono nell’interesse europeo. Conte annuiva e la sala le tributava boati di approvazione. La nuova ideologa del contismo è lei.

“Battere la Russia è una follia -arringava Conte alla fine- gli Eurobond non li dobbiamo usare per i carri armati da mandare a Kiev ma per la transizione ecologica”. Applausi, ovazioni in piedi. Mancavano i complimenti dell’ambasciatore russo mentre Conte insisteva: “Incalzeremo le altre forze politiche”. Applausi, grida, eccitazione. E mentre quel che resta della vecchia “Ditta” subito blindava Conte a sinistra, un faticoso silenzio si leva dal Nazareno. Il Movimento 5 Stelle di Conte è più radicale che mai ed è la solita accozzaglia ideologica con una chiara stella polare in politica estera: ovunque ma non nell’odiato Occidente.

La contesa con Grillo, adesso, appare chiaramente per quello che è: una guerra personale per il controllo del partito. Ma se Grillo aveva il coraggio di manifestarsi per quello che è, Conte prova a giocare al piccolo cinico che ricatta i potenziali alleati: o fate come dico io o passo dall’altra parte. Questo significa l’auto attribuita definizione di “progressista indipendente”. E l’assemblea grillin-contiana lo ha perfettamente chiaro: alleanze solo sulla base del -nostro- programma, è stato ribadito. È sempre 2013, con quell’umiliante streaming.

Paolo Nevio

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