La battaglia legale per riprendersi il M5S
Conte alle corde, più beghe che voti: Grillo chiede il riconteggio-bis e vuole il simbolo del Movimento “in un museo”
Il garante chiede di ripetere la consultazione dell’Assemblea. Incubo quorum per i contiani: temono l’appello per sabotare le votazioni L’ira dell’ex premier: “Estremo tentativo di sabotaggio, capricci e beghe”. Il commercialista Nadasi: “Beppe vuole estinguere il simbolo”
Un successo nettissimo, sì. Ma a quale prezzo? Come in tutte le guerre intestine, anche quella di Giuseppe Conte rischia di essere una vittoria mutilata. Il voto degli iscritti ha confermato la sua linea e ha rafforzato la sua leadership: figura del garante abolita, limite dei due mandati superati, progressisti indipendenti scelti come posizionamento politico. Ma sarebbe un errore pensare che la pesante ombra di Beppe Grillo sarà solo un lontano ricordo. Anzi, proprio le sue reazioni potrebbero essere il conto salatissimo da pagare. Il comico genovese ha fatto dell’imprevedibilità il suo migliore asso per spiazzare e prendersi la scena. E infatti ecco arrivare puntale la prima contromossa: ha ufficialmente chiesto la ripetizione del voto dell’Assemblea costituente. Provocando l’ira del presidente: «È un estremo tentativo di sabotaggio, è passato dalla democrazia diretta al “qui comando io”. Sono capricci e beghe personali. Il ruolo dell’azzeccagarbugli lo lascio a lui».
La battaglia legale è solo alle prime battute. Il co-fondatore del M5S ha deciso: vuole salire sul ring e sfidare di nuovo l’ex presidente del Consiglio sul quorum. E tra i più vicini al comico genovese c’è chi non esclude un pubblico ed esplicito appello all’astensione, in modo da personalizzare le votazioni sperando che i malpancisti disertino l’appuntamento in Rete. Non è affatto certo che il 50% più uno degli iscritti parteciperà. Fallire questo obiettivo minimo sarebbe uno smacco ai danni di Conte, e le truppe grilline – facendo leva sul malcontento interno – potrebbero indebolirlo.
Non a caso Danilo Toninelli, storico esponente 5S, invita i delusi a non disiscriversi per rabbia. «Ci sarà una nuova votazione che necessiterà del quorum e non è detto che venga raggiunto. Il leone è ferito, certamente, ma ha molte altre zampate da dare», è la speranza tenuta accesa dall’ex ministro delle Infrastrutture. Che anticipa anche un’azione legale «in cui il legittimo proprietario del simbolo farà valere la propria posizione e si riprenderà il simbolo». Dunque i ribelli scommettono sull’impugnazione e sullo stallo della situazione, tema su cui l’ex parlamentare si mostra ottimista: «Di conseguenza Conte sarà costretto a fare il suo partito, la costolina del Partito democratico, per soddisfare gli appetiti di una decina di soggetti che vogliono il terzo e quarto mandato».
Enrico Maria Nadasi, commercialista e amico di vecchia data di Grillo, preannuncia una disputa sul simbolo del M5S: «Il Movimento che abbiamo fondato non può essere stravolto. Se continua col simbolo del Movimento, si valuterà il da farsi. Beppe ha espresso la volontà di rivolere il simbolo indietro e di estinguerlo. Noi lo rivogliamo indietro per estinguerlo. Lo metteremo in un museo». E anche in questo caso si allude a un partito nuovo di proprietà di Conte: «È opportuno che adesso si faccia il suo simbolo, “Oz con i 22 mandati”. Quel simbolo rappresentava tanto per noi: un Movimento che doveva realizzare una forma di politica nuova e una gestione nuova della cosa pubblica. Quel simbolo ora non rappresenta più quella cosa lì».
«Che fare ora? Faremo tutte le valutazioni del caso, a 360 gradi», avverte Nadasi. Dunque nulla è da escludere e tutte le ipotesi sono sul tavolo. Sullo sfondo ci sono altre due possibili strade, che però appaiono più difficili da percorre. Una potrebbe essere quella di riattivare la procedura di impugnazione del vecchio Statuto, magari puntando su possibili «vizi di approvazione» per poter sostanzialmente eliminare la figura di Conte. Per Lorenzo Borrè, storico avvocato dei dissidenti 5S, sarebbe «l’ordalia finale, perché ne rimarrebbe soltanto uno». L’altra riguarderebbe la scissione per partorire un nuovo soggetto politico. Le voci sono sempre le stesse e si basano sulla possibile sponda di Virginia Raggi e di Alessandro Di Battista. Tutto possibile, certo, anche perché tra i tre non mancano sensibilità comuni. Ma va considerato che far partire un nuovo movimento senza Gianroberto Casaleggio, provando a intercettare quell’elettorato a cui aveva puntato il M5S, è quasi utopia.
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