L'omosessualità punita anche con la morte negli Emirati Arabi uniti
Beyoncé fa infuriare la comunità Lgbtqia+: 24 milioni di dollari per il live a Dubai
24 milioni di dollari per poco più di un’ora di concerto. E i fan si sono adirati. Beyoncé ha fatto inalberare tanti suoi fan per il suo live a Dubai, negli Emirati Arabi, in occasione dell’inaugurazione dell’hotel di lusso Atlantis The Royal. Li ha delusi: ha deluso la sua fandom, i “Beehive”, come si fanno chiamare. Soprattutto membri della comunità Lgbtqai+, infuriati o quantomeno mortificati, che l’avevano eletta a loro paladina.
L’evento era esclusivo, in una location lussuosa che si trova su Palm Jumeirah, la famosa isoletta a forma di palma. Agli ospiti selezionati – soltanto 1.500 – è stata offerta anche una cena stellare oltre al concerto della stella della musica mondiale. Agli spettatori era inoltre severamente proibito tirare fuori il telefono e riprendere l’occasione. Niente da fare: video e foto dell’evento hanno fatto comunque il giro del web. Compenso astronomico secondo le indiscrezioni: 24 milioni di dollari, oltre 22 milioni di euro.
Ogni concerto di Beyoncé è praticamente una specie di evento storico. Tra gli ultimi la grandiosa esibizione del 2018 al Coachella diventata un documentario di due ore, Homecoming, disponibile su Netflix. Per l’occasione, a Dubai, sul palco è salita anche Ivy Carter, la figlia undicenne avuta con il rapper Jay-Z. Tra il pubblico anche vip come Kendall Jenner, Rebel Wilson, Simon Huck e Jonathan Cheban.
Secondo tanti però Queen B avrebbe dovuto fare come Dua Lipa che all’invito a esibirsi in Qatar ai Mondiali del 2022 aveva declinato. “Andrò quando rispetteranno i diritti umani”, aveva detto la cantante britannica di origini kosovare. Perché proprio gli Emirati Arabi, dove vige la legge islamica, si può arrivare a punire l’omosessualità anche con la pena di morte – anche se non si registrano condanne recenti. O con 15 anni di carcere come riporta Gay.it. E l’ultimo album di Beyoncé, Renaissance, celebrava tra le altre cose anche la cultura black queer.
ACT I: Renaissance è arrivato nel 2022, a sei anni dall’ultimo album di inediti Lemonade. In mezzo Everything is love con il marito Jay-Z. Secondo la giornalista Abigail Firth l’ultimo disco è “in debito con la cultura Lgbtq+”. Zero spazio però a Dubai per quelle canzoni. Così impegnate, così esposte. Per Bev Jackson di LGB Alliance il concerto è stato una “grande delusione”. Sconcerto nel popolo dei Beehive.
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