Per la prima volta nella storia della Repubblica l’opposizione è fuori dalla gestione Rai. Il nuovo Cda di viale Mazzini esclude da tutto il partito di Giorgia Meloni. E Fratelli d’Italia non ci sta, convoca una conferenza stampa nella quale La Russa tira giù di tutto, invoca il Quirinale e fa sapere di aver fatto intraprendere una iniziativa forte in sede europea.

Dopo le indicazioni da parte del governo di Carlo Fuortes e di Marinella Soldi, il Senato ha votato i suoi due membri nel Cda identificandoli con Igor De Biasio e Alessandro Di Majo. De Biasio, al suo secondo mandato nel Cda, era stato proposto dalla Lega ed è stato sostenuto dal centrodestra: ha ottenuto 102 voti. Di Majo, un tecnico in quota Movimento Cinque Stelle, ne ha ottenuti 78. La Camera ha eletto Francesca Bria, indicata dal Pd, e Simona Agnes, voluta da Forza Italia: Bria ha ottenuto 162 voti e Agnes 161. Nessuno in rappresentanza di quella che a oggi è praticamente l’unica forza di opposizione parlamentare, Fdi, per non dire del vento in poppa con cui cresce nei sondaggi. Una resa di conti a destra, forse; ma anche un problema di garanzie democratiche e di rispetto del pluralismo, nel contesto dell’elezione più singolare della storia Rai.

Già i numeri sono rivelatori di qualche problema. C’è stata una scarsa sensibilità da parte del governo e dei suoi emissari? «È mancata la politica», ci dice un senatore dei più navigati. Cosa significa? «Che non si sono parlati i partiti. Ognuno ha fatto un po’ di testa sua, ed è uscito un pastrocchio». Il partito più rappresentato in Parlamento è ancora il M5s, ma il suo consigliere ha avuto 78 voti. Hanno avuto mal di pancia, e si supponeva. Pinuccio di Striscia la notizia aveva ricevuto 36 voti, ma venti sono stati annullati perché il nome indicato mancava del cognome. Tra i banchi dei dissidenti contiani più di uno non aveva ricevuto informazioni chiare sulla modalità di voto. Italia Viva ha votato scheda bianca. «Non siamo stati coinvolti, nessun contatto, niente», ci dice un desolato Michele Anzaldi. La leader di Fratelli d’Italia è furibonda. Giorgia Meloni schiva i giornalisti per non dover attaccare gli alleati. Alla fine parla anche lei di “decisione strampalata e pericolosa”.

«I partiti – tuona Meloni – hanno deciso una cosa senza precedenti. La principale forza di opposizione italiana – e il principale partito stimato dai sondaggi – sono esclusi dalla Rai. Si vede che la crescita di Fratelli d’Italia viene molto temuta». E prosegue: «Siamo davanti a una violazione del pluralismo. La televisione di Stato è pagata con i soldi di tutti gli italiani, oggi si stima che il 20% di quegli italiani voti per Fdi, e si decide che noi dobbiamo stare fuori dal Cda Rai e dalla presidenza della Commissione di vigilanza?». Il riferimento a quest’ultima non è casuale. «Si potrebbe provare a porre rimedio affidando a noi la presidenza della Vigilanza, in effetti», dice un esponente Fdi a margine della conferenza stampa. Ma i toni rimangono accesi e lo sdegno è forte. La Russa se la prende con Lega e Forza Italia, inevitabilmente. Giampaolo Rossi era stato il grande regista del centrodestra nella Rai a guida Foa-Salini. La sua defenestrazione crea una ferita, si ammetta o no. Ma l’indicazione della Meloni è univoca: prendersela con Draghi, che dimostra di aver deciso di cedere la Rai al Pd. Di fatto per la prima volta nella storia della governance è la sola maggioranza a sussumere tutti i posti nel Cda. Fratelli d’Italia chiama in causa la Commissione europea, brandisce l’arma della procedura di infrazione per attacco al pluralismo dell’informazione. «Ho istruito io la richiesta di avvio della procedura alla Commissione Europea», racconta al Riformista il Capodelegazione di Fdi all’europarlamento, Carlo Fidanza.

Una conventio ad excludendum? «Perfino nella Prima repubblica l’Msi era presente in Rai. Proprio perché la tv pubblica deve parlare a tutti gli italiani. Il voto dei quattro membri votati dal Parlamento rimane a garanzia della rappresentanza di maggioranza e opposizione», riassume Fidanza che ricorda: «I moderati di Coraggio Italia hanno votato per Rossi, dissociandosi da questa tentazione di cancellare le opposizioni e li voglio ringraziare». E adesso? «Mi aspetto una telefonata della Von der Leyen a Draghi. Non siamo una giovane democrazia dell’Est, avviene in una democrazia matura dello stato fondatore dell’Ue. È una violazione inaccettabile dell’equilibrio democratico e del rispetto delle opposizioni». A fine giornata è Giorgia Meloni a trarre le conclusioni: «Picconando una istituzione si crea un precedente che oggi viene pagato da Fratelli d’Italia e un domani può essere pagato da altri».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.