Il Regno Unito dice addio
Brexit Day, l’alba di una nuova era: cosa cambia da domani dopo l’uscita dall’UE

“L’alba di una nuova era”. Così Boris Johnson formalizza la Brexit preparando la nazione e l’Europa al discorso di questa sera. Anticipato in parte da Downing Street dopo aver presieduto una riunione speciale del governo, Johnson ufficializzerà l’uscita del Regno Unito dall‘Unione Europea a Sunderland, città simbolo del referendum del 2016 nel nord dell’Inghilterra. “Stanotte non segna una fine, ma un inizio”, dice il premier Tory, “un momento in cui spunta l’alba e si alza il sipario per un nuovo atto”. E’ tempo che il Regno e il popolo britannico tornino a “unirsi per andare oltre”, conclude. Questo non è solo che uno stralcio del discorso che Johnson terrà in occasione di un giorno ed evento storico. A mezzanotte il Regno Unito non sarà più fra i paesi comunitari, dopo quasi quattro anni di caos e difficili negoziati per il divorzio. Il periodo di transizione durerà fino a fine anno, e Londra continuerà in questo lasso di tempo a seguire le regole europee.
BREXIT DAY – Londra ha fatto parte del blocco europeo per 47 anni, realizzando dopo quattro anni l’esito del referendum del 2016. Ma il momento epico, il cui ultimo passo formale è stato l’ok dell’accordo di recesso in Consiglio Ue, non prevede grandi celebrazioni. Regno Unito e Ue hanno negoziato sotto tensione altissima, spesso scontrandosi, in questi quattro anni e sotto i tre premier che hanno preparato il divorzio. Oltre a subire stanchezza ed esasperazione, forse l’Ue preferisce non accendere troppi riflettori. In ogni caso, perde uno dei suoi principali membri, una potenza diplomatica, militare ed economica alla pari di Germania e Francia. La prima nazione a scegliere di voltare le spalle all’unione, nei suoi 62 anni di esistenza. Il premier Boris Johnson anche se è noto per la ferma posizione pro-Brexit, ha promesso una “uscita dignitosa” che “rispetti i sentimenti di tutti”. Johnson sa di aver accontentato i ‘leaver’ attuando la promessa di ‘Get Brexit Done’, ma anche che il Paese è spaccato tanto quanto lo era nel 2016, quando il margine di vittoria fu 52%-48%. Frattura che si è riflessa nei governi e parlamenti che si sono succeduti.
Il divorzio era previsto inizialmente il 29 marzo 2019, poi è stato rinviato al 31 ottobre e infine al 31 gennaio 2020. Sabato 1 febbraio l’Ue sarà più piccola, così come l’Europarlamento che perderà 73 deputati. I cittadini non percepiranno subito il cambiamento in quanto il periodo di transizione durerà fino a fine 2020. Johnson giura che non consentirà sia esteso, sebbene l’Ue sia scettica anche perché Bruxelles e Londra non sono allineate: la prima insiste su “condizioni eque” e che non minino le regole del blocco, la seconda non vuole continuare a seguire le regole in cambio di condizioni commerciali vantaggiose.
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