Cadono anche Kandahar ed Herat, la seconda e la terza città più importanti dell’Afghanistan. E quindi anche Ghazni, Laskar Gah e gli altri capoluoghi, uno dopo l’altro. L’avanzata dei talebani prosegue inarrestabile. Appena ieri rivendicavano il controllo sul 65% del Paese. In meno di una settimana sono caduti un terzo dei capoluoghi di provincia. 400mila gli sfollati. Herat, perla del Paese, città aperta al mondo, porta verso l’Iran e verso l’Europa, fino a pochi giorni fa era difesa dagli italiani. Agli inizi di giugno la cerimonia dell’ammainabandiera con la visita del ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

I talebani ieri hanno liberato i loro compagni dal carcere locale. Hanno issato la bandiera al Palazzo del Governatore. La città era entrata in lizza da poco per diventare Patrimonio dell’Unesco, tappa sulla Via della Seta. Sono stati 53 gli italiani caduti in totale in Afghanistan dall’inizio delle operazioni dopo l’attacco di Al Qaeda dell11 settembre agli Stati Uniti nel 2001. Proprio vent’anni fa. 50mila i militari passati per la base di Camp Arena. L’8 giugno è cominciata la smobilitazione. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha sentito il Presidente del Consiglio Draghi per fare il punto della situazione: ribadita la necessità di procedere con la massima attenzione per mettere in sicurezza il personale dell’ambasciata italiana.

Paura a Kabul: i talebani sono a circa 50 chilometri dalla capitale, avanzano come un esercito ben organizzato e su più fronti contemporaneamente; sono partiti dalle zone rurali e dalle città minori per puntare alle concentrazioni urbane più sviluppate. Gli sconti con le forze di sicurezza in corso a Pul-i-Alam, capoluogo di provincia di Logar. Le forze locali, dopo due decenni di investimenti, non sono in grado di bloccarli. Sui giornali di tutto il mondo la rabbia, la voglia di vendetta e la rabbia delle milizie: donne strappate alle famiglie e uomini uccisi, famiglie divise, la jihad che avanza.

Cresce la pressione sulla capitale. La città si sta riempiendo di sfollati. I cittadini stranieri sono invitati a lasciare la capitale al più presto. Stati Uniti e Regno Unito invieranno rispettivamente 3.000 e 600 militari per evacuare i propri diplomatici, militari e civili, insieme a cittadini afghani che hanno lavorato con loro e a cui sono stati concessi dei visti. Non è possibile evacuare via terra, visto che i talebani controllano le strade in ogni direzione. Il Pentagono ha confermato che le forze per l’evacuazione non saranno utilizzate per attacchi ai talebani. Reuters ha scritto ieri, citando fonti dell’intelligence statunitense, che Kabul può cadere nel giro di un mese. Solo lo scorso maggio calcolava invece in sei mesi.

Washington non ha comunque intenzione di mettere fine al rimpatrio delle sue truppe. “Adesso tocca agli afghani combattere per l’Afghanistan”, ha detto il Presidente Joe Biden alla stampa. Starebbe pensando di spostare la sua ambasciata nell’area dell’aeroporto di Kabul. Si rischia intanto il caos totale con lo scontro tra milizie e i banditi che approfittano del caos per agire. Il governo, stando da quanto scritto da Afp che ha cita fonti vicine all’esecutivo, avrebbe proposto agli insorti una condivisione del potere per mettere fine alle ostilità. Osservatori ripetono come l’avanzata sembri ripetere quella dei talebani a metà degli anni Novanta, quando sotto la guida del Mullah Omar arrivarono a instaurare il califfato. Regime che sarebbe stato abbattuto solo nel 2001 con l’intervento anglo-americano.