La pandemia da Covid-19 unisce e al tempo stesso separa l’assistenza sanitaria del Nord da quella del Sud. La vergognosa mancanza di presìdi sanitari come le mascherine ha riguardato tutta l’Italia. Ieri, soprattutto per il Nord, è stata risolta dai cinesi. I “focolai” di Lombardia, Veneto e Piemonte hanno stressato perfino la più organizzata ed efficiente assistenza del Nord Italia ponendoci di fronte a un interrogativo. Che succede se il “focolaio” di Covid- 19 si trasferisce al Sud? Il Whatshapp delle cinque ambulanze (tutte con pazienti a bordo) ferme per oltre un’ora davanti al pronto soccorso dell’ospedale Cotugno è diventato immediatamente virale.

Fotografa un’assistenza che dispone di grandissime professionalità ma che si appoggia su una rete molto precaria di ospedali, policlinici e distretti che nei prossimi giorni, proprio per l’attuale emergenza, dovranno essere rafforzati con unità speciali di continuità assistenziali in attività 7 giorni su 7 dalle 8 alle 20. Paghiamo lo scotto di dieci anni di commissariamento con relativo blocco del turn over. Il risultato è la carenza di una montagna di camici bianchi, verdi, gialli e arancioni perché in tutte le strutture sanitarie tra medici, infermieri e personale amministrativo si registrano buchi di tredicimilacinquecento dipendenti. La nomina di metà agosto di direttori generali di esperienza, ma soprattutto di grande “affidabilità” per il governatore uscente Enzo De Luca, non riempie la casella più importante: quella dell’assessore alla Sanità.

Dopo Mario Santangelo si è messo un tappo sul boccione della Sanità facendo a meno di un assessore che deve gestire un’area che utilizza oltre il 70 per cento del bilancio regionale. De Luca in cinque anni ha deciso di affidarsi a consulenti sanitari. Ma nel decennio di commissariamento almeno a livello metropolitano la riorganizzazione sanitaria è andata avanti traballando. Grandi progetti per l’Ospedale del Mare che, sotto il commissariamento tecnico di Ciro Verdoliva durato quasi dodici anni, è partito a settembre 2018 con due lustri di ritardo sul cronoprogramma iniziale. Ospedale a metà per utilizzo di posti letto e sale operatorie, struttura che vanta fra l’altro un albergo mai inaugurato. L’Ospedale del Mare dista quindici chilometri da Mergellina e la sua realizzazione a Ponticelli lo rende accessibile più facilmente ai pazienti della Provincia e della Costiera rispetto a chi vive a Napoli. Doveva sostituire il Loreto Mare e per questo ha risucchiato importanti divisioni dell’ospedale di via Marina che, con la novità Covid-19, si prepara a riaprire le vecchie stanze di degenza per nuovi ricoverati.

L’Ascalesi è passato dall’Asl Napoli 1 al Pascale. Addio al pronto soccorso, ciao ciao temporaneo all’ospedale trasformato in cantiere dove però la moderna ed efficiente radioterapia realizzata dal professore Paolo Muto continua a lavorare per pazienti oncologici aspettando che tutto l’Ascalesi riparta sotto l’egida della Fondazione Pascale. La Sanità ha perso l’ospedale San Gennaro. Struttura storica ma difficilmente “recuperabile” anche se il pronto soccorso e una serie di divisione efficienti rappresentavano un’importante valvola di sfogo per i residenti nella zona. La riorganizzazione dell’Annunziata ha ridotto all’osso l’efficienza di una struttura pediatrica di cui c’era ancora bisogno in città, soprattutto nella zona popolosa che costeggia la Ferrovia e il vecchio Tribunale.

Seguendo le indicazioni dei suoi consiglieri, il governatore De Luca ha impegnato soldi e uomini nell’ammodernamento della chirurgia dell’ospedale degli Incurabili. Ora la struttura ha un reparto moderno realizzato per far posto a pazienti oncologi. Programma saltato perché la chirurgia è entrata a far parte del futuro cantiere Incurabili. Può darsi che con un assessore alla Sanità anche la riapertura del Centro Traumatologico Ortopedico, il Cto, sarebbe stata diversa. Non la riproposizione di un ospedale <generale> (che in passato ha dimostrato di non garantire la migliore assistenza) ma la realizzazione di un polo ultra specialistico probabilmente avrebbe rallentato anche i viaggi della speranza che continuano ad essere un’autentica croce per la nostra sanità con un costo annuo di circa trecento milioni. Più soldi e, di conseguenza, organizzazione migliore al Nord.

Ma anche in ospedali come il Pellegrini, il San Paolo ed il San Giovanni Bosco e nei due Policlinici medici, infermieri e tecnici si dimostrano più duttili e, diciamolo pure, anche bravi quanto i loro colleghi della Lombardia o del Veneto. Non a caso per il Covid-19 la Fondazione Pascale e l’azienda ospedaliera dei Colli con il Monaldi sono stati i primi in Italia ad utilizzare come “off limits” il Tocilizumab, medicinale per l’artrite reumatoide. Ma tutto questo si registra in una trasformazione ancora incompleta o addirittura solo programmata della mappa sanitaria. L’area flegrea ha l’ospedale San Paolo che l’attuale governatore immagina di costruire ex novo a Cavalleggeri con fondi statali. Vedremo. Nel frattempo il Burc ha ufficializzato l’accordo che la Regione ha siglato con i medici di famiglia che lavoreranno in cooperativa dalle 8 alle 20 e assumeranno infermieri come collaboratori. Il tutto in cambio di circa dieci milioni di euro. Ma il progetto non sembra partito.

Abbiamo messo a posto i conti, siamo risaliti nella valutazione dei Lea – i livelli essenziali di assistenza – e questo ci ha permesso di chiedere e ottenere dal governo l’eliminazione del commissariamento. Prima o poi arriveranno medici e infermieri, grazie al concorsone regionale. Ma la sanità nel Sud arranca ancora perché un punto centrale dell’assistenza – i Dieci Distretti sanitari della città di Napoli – continuano a funzionare a scartamento ridotto. Un accertamento cardiologico, una radiografia, esami di laboratorio e tutto il pacchetto dell’assistenza che ingolfa e crea problemi ai pronto soccorso ospedalieri di sabato e di domenica sono proibiti. I portoni dei Distretti sono sprangati, aprono eccezionalmente solo quando è in programma un appuntamento per la prevenzione. Ufficialmente non siamo ancora nel semestre bianco, ma presto torneremo alle urne per la giunta regionale. L’augurio è che l’organizzazione della Sanità non si blocchi com’è avvenuto finora, ma che tutto il sistema venga affidato alla guida di un assessore che si preoccupi degli ospedali e, finalmente, anche dell’assistenza territoriale.