Tra una proposta di pista ciclabile, a parole, e una difesa della città contro gli “pseudo intellettuali” del Nord, sempre a parole, dal Comune di Napoli arriva un fatto: una delibera, sottoscritta dal sindaco de Magistris e da tutti i componenti della Giunta, con la quale “si dispone lo stralcio” del debito cittadino e “l’accollo allo Stato italiano“.

Certo, sempre di parole si tratta, potrebbe obiettare qualcuno: non è che si può semplicemente tirare una riga di penna su 800 milioni di euro delle gestioni commissariali solo perché il debitore, ovvero il Comune di Napoli, ha deciso così. E, infatti,  il debito resta lì. Che il sindaco de Magistris sia impazzito, allora?

Ovvio che no. La delibera infatti registra una volontà, tutta politica, di ricavare il meglio dalla situazione contingente. Mentre nel Paese si discute di scostamenti del deficit da 55 miliardi e si invocano misure straordinarie per evitare il tracollo cos’è, in fondo, un debito da 800 milioni? Non sarebbe meglio assicurare la stabilità dei conti locali e nazionali, anziché intraprendere il lungo, tortuoso e gravoso percorso del dissesto?

La colpa, del resto, non è sua: il debito è ingiusto. Certo, lui ha ereditato una passività di 800 milioni e oggi siamo quasi a 3 miliardi, ma le responsabilità non sono da ricercare nella gestione farsesca di questi ultimi 10 anni ma nei commissariamenti. “Ricadono nella categoria del “debito ingiusto” – scrive il sindaco – innanzitutto i debiti contratti dai vari Commissari straordinari, ovvero da soggetti non eletti dalla popolazione; tutti debiti riguardanti la gestione “extra ordinem” dei commissari straordinari; quelli discendenti da contenzioso per la stipula di contratti, concessioni di appalti e per tutti gli atti ed i provvedimenti emessi dai Commissari in deroga alle ordinarie procedure di controllo politico ed amministrativo del Comune di Napoli; quelli che trovano la loro fonte generatrice in contratti di mutuo stipulati a tassi di interesse fuori mercato, in quanto o illegittimi formalmente perché assunti da organi incompetenti o in quanto illegittimi, perché assunti in conflitto di interesse con il perseguimento dell’interesse economico generale”.

Resterebbe da capire se in tutto questo debito ingiusto, de Magistris se ne intesti almeno una parte. In dieci anni di sindacatura e 2,7 miliardi di passivo, di cui quasi 2 accumulati nella sua gestione, almeno qualche centinaio d’euro saranno stati responsabilità sua?