Il post emergenza
Roma, Milano e Firenze ripartono: de Magistris va al mare
Napoli non è Firenze. E neanche Roma. Né tantomeno Milano. Ma è imbarazzante mettere a confronto il modo in cui le altre città si stanno preparando alla “fase due” e il nostro, almeno così come sta venendo fuori dalle anticipazioni di de Magistris. Altrove si intravvede qualcosa di concreto e di prossimo. Si arriva perfino a mettere già in discussione modelli di sviluppo non più riproponibili in città con meno turisti, generalmente meno frequentate e di sicuro più deboli sul fronte della domanda. A Napoli, invece, tutto sembra sospeso e vago, come tra le nuvole. Semplificando, mi verrebbe da dire che la differenza è quella tra la sostanza e il fumo, ma dopo aver letto il Foglio di ieri provo a metterla in modo più sofisticato.
Parlerò perciò di una visione “data” (quella delle altre città) contrapposta a quella “dada”, dove il primo termine rimanda al dataismo, cioè allo studio dei dati, alla programmazione algoritmica; e il secondo al dadaismo, cioè a una corrente creativa, a una contemplazione estatica del mondo, tipica del nostro sindaco. Qualche esempio. A Milano, una delle prime cose a cui l’amministrazione ha lavorato è il saldo anticipato dei crediti dovuti ai fornitori, in modo da mettere un po’ di benzina nel motore economico della città.
A Napoli, invece, la prima cosa che è venuta in mente a de Magistris è stata, come ho ricordato ieri, la richiesta di azzeramento del debito storico del Comune, così da scoraggiare, proprio ora che ce ne sarebbe tanto bisogno, chiunque volesse aprire linee di credito a favore dell’iniziativa cittadina. A Roma, poi, già pensano a riaprire i parchi e le ville, magari ricorrendo proprio all’elaborazione dei dati disponibili, sulle aree e sui residenti, per programmare gli accessi. A Napoli, invece, i parchi erano già chiusi prima del Coronavirus, figuriamoci dopo, e dunque il problema neanche si pone. Ma il confronto più interessante è con Firenze. Ieri il sindaco Nardella ha rilasciato una lunga intervista all’edizione locale di Repubblica. E queste sono solo alcune delle idee messe in campo. Offrire in garanzia il patrimonio immobiliare della città per finanziare i servizi più urgenti, in particolare quelli scolastici e agli anziani.
Dar vita a una triangolazione proprietari-Comune-inquilini per tutelare chi ha difficoltà con il fitto di casa e, in questo quadro, alleviare il peso fiscale della proprietà. Convertire gran parte delle case Airbnb o Booking per ripopolare – “ora che i turisti non ci sono più”, dice realisticamente il sindaco – l’intero centro storico, sempre offrendo garanzie ai titolari degli appartamenti. Ridisegnare una mappa “del centro e del semicentro” (non delle sole periferie) per destinare immobili agli studenti e soprattutto alle giovani coppie. Infine, quello che Nardella ha definito il suo “bazooka” anti-crisi: un nuovo piano urbanistico per le ex aree industriali da destinare a parchi tecnologici e centri di ricerca.
E Napoli? Dopo la consegna a domicilio delle pastiere pasquali, ecco quali sono le altre priorità indicate da de Magistris. Nuove zone a traffico limitato e pene più salate per chi inquinerà il mare, così da fare di Napoli – sono parole sue – “la capitale della balneazione”. Quando ieri mi chiedevo se il sindaco avesse un’idea di città, era proprio questo che temevo. Che venisse fuori con le solite fantasie sul sole, il mare, le pastiere e le zone pedonalizzate (quando, tra l’altro, ci sarà un gravissimo problema di trasporto pubblico da risolvere). Lo ha fatto.
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