Poche lingue sono immaginifiche come il napoletano e dispongono di locuzioni capaci di descrivere fatti e persone con una manciata di parole. Ecco, se volessimo attingere a quell’immenso patrimonio per definire i provvedimenti varati dal governo per tamponare gli effetti della crisi innescata dal Coronavirus, l’espressione ideale sarebbe “piatto vacante”. Già, perché i quattro miliardi e 300 milioni tratti dal fondo di solidarietà e promessi ai Comuni già figurano nei bilanci delle amministrazioni. E gli ulteriori 400 milioni messi a disposizione dalla Protezione Civile non basteranno a soddisfare le esigenze di commercianti e artigiani, professionisti e lavoratori stagionali, soprattutto in una regione come la Campania.

Ne è certo Francesco Pinto, segretario generale dell’Asmel, associazione che rappresenta circa 3mila Comuni italiani, inclusi quelli della nostra regione. “Il presidente del Consiglio ha annunciato l’anticipo delle risorse contenute nel fondo di solidarietà – spiega Pinto – Se si legge il decreto firmato dal premier, invece, si comprende come quelle stesse somme siano destinate a essere erogate a maggio, proprio come era previsto prima che in Italia si scatenasse la pandemia”. Non solo: i quattro miliardi e 300milioni stanziati dal governo nazionale sono già stati inseriti nei bilanci dalle varie amministrazioni comunali e, di conseguenza, risultano già impegnati. In altri termini, è come se di quei soldi non si potesse disporre per affrontare la crisi attuale.

Se ne dovranno fare una ragione i 550 Comuni della Campania, dove da risolvere c’è anche il problema del lavoro sommerso: dati alla mano, circa il dieci per cento del pil regionale è alimentato da persone che per Inps e Inail sono “fantasmi” e che, nonostante ciò, rappresentano più della metà della forza lavoro totale. E allora? Ci si affida ai 400 milioni sbloccati dalla Protezione Civile e destinati agli indigenti? Impossibile. “Se dividiamo quella cifra per i residenti nei Comuni – aggiunge Pinto – il risultato è di poco più di sei euro ad abitante. Considerando che non tutti vivono in situazioni di povertà e ipotizzando che solo una persona su cinque presenti i requisiti indispensabili per ottenere il beneficio, la somma assegnata a ciascun bisognoso supererebbe di poco i 30 euro. Parliamo di briciole”.

Un peccato, insomma. Anche perché i criteri di riparto dei fondi sono considerati chiari ed equi: l’80 per cento in funzione del numero degli abitanti, il restante 20 in base all’indice di indigenza, con la conseguenza che i Comuni poveri del Mezzogiorno (inclusi quelli della Campania) potranno disporre di cifre più sostanziose. Bene anche la formula dei buoni spesa: i 400 milioni sbloccati dalla Protezione Civile potranno essere assegnati in quella forma o utilizzati dai Comuni per acquistare beni di prima necessità da distribuire agli indigenti, servendosi del supporto operativo di volontari ed enti del terzo settore. Il problema, dunque, sta nel fatto che le risorse stanziate sono troppo esigue.

Di qui il rischio, paventato dal sindaco Luigi de Magistris, che sia la camorra a sfamare i napoletani. “Non voglio esprimere valutazioni politiche, ma nell’immediato bisognerebbe dare soldi a tutti – continua Pinto – Le banche, con la garanzia dello Stato, dovrebbero erogare le risorse necessarie per sopravvivere per tre o quattro mesi anche a chi ha fatturato 50mila l’anno euro fino a poco tempo fa e adesso non ha nulla. Ma la Campania e l’Italia hanno bisogno soprattutto di meno burocrazia, cioè di poche regole chiare e stabili”. L’Asmel, dunque, punta il dito contro le strategie che, tra l’altro, il governo ha condiviso solo con l’Anci e non con le altre associazioni che rappresentano i Comuni. Al netto delle critiche, però, c’è una proposta?

“Nell’ultima legge di stabilità – conclude Pinto – sono stati stanziati 500 milioni l’anno per cinque anni per l’efficientamento energetico. Sarebbe bastato trasferire i complessivi due miliardi e mezzo ai Comuni per consentire a questi ultimi di portare a termine quel tipo di interventi realizzando così sostanziosi risparmi da utilizzare per la gestione dell’attuale emergenza”.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.