Supermercati, banche, farmacie, Poste. E poi ancora: negozi di informatica e smartphone, call center e corrieri. “Sono consentite le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo, previa comunicazione al Prefetto della provincia ove è ubicata l’attività produttiva, dalla cui interruzione derivi un grave pregiudizio all’impianto stesso o un pericolo di incidenti. Il prefetto può sospendere le attività qualora ritenga che non sussistano le condizioni”. E’ quanto si legge nel Dpcm firmato questa sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, il decreto sullo stop alle attività produttive non essenziali “era pronto già ieri sera. Dopo la comunicazione del Presidente del Consiglio, sono però arrivate richieste da aziende, anche quelle di una certa rilevanza per il sistema Italia”. Si è ritenuto quindi doveroso “verificare con attenzione ogni richiesta”.

“Resta ferma la sospensione del servizio di apertura al pubblico di musei e altri istituti e luoghi della cultura, nonché dei beni che riguardano l’istruzione ove non erogati a distanza o in modalità da remoto nei limiti attualmente consentiti”.

Secondo il decreto sono 80 le voci nell’elenco delle attività che continuano a rimanere aperte. Oltre tutta la filiera legata al settore farmaceutico e agroalimentare, non si fermano: le attività di estrazione di petrolio e gas, la fabbricazione di articoli tessili, tecnici e industriali, il commercio all’ingrosso dei prodotti del tabacco, i trasporti, i servizi postali e i corrieri, le attività alberghiere, i servizi di comunicazione e informazione, le attività legali e contabili, gli studi di architettura e ingegneria, i servizi di vigilanza, i call center, le attività di riparazione e manutenzione di computer, le attività di riparazione di elettrodomestici e articoli per la casa, il personale domestico.

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