Lo psicodramma grillino arriva al terzo giorno passando dai colpi di teatro ai colpi di sonno. Grillo non parla, i gruppi parlamentari 5 Stelle preferiscono tacere. Ai cronisti intorpiditi dalla calura non rimane che sostare lunghe ore sotto l’appartamento romano di Giuseppe Conte: il non iscritto a un non partito che non ha una sede riceve in casa, e le audizioni iniziate ieri con Luigi Di Maio (un’ora) potrebbero essere le prime di una lunga serie.

Il ministro degli Esteri si era speso dall’inizio come mediatore rimediando però la pungolata di Vincenzo Spadafora: «Cercasi mediatori che sappiano mediare». Il capo della diplomazia italiana non può nulla, davanti allo scenario conflittuale interno. «Li voglio buttare fuori tutti!» avrebbe gridato Beppe Grillo ieri – riferisce una fonte a lui vicina – confermandoci che l’umore del garante non corrisponderebbe ai toni concilianti con cui aveva provato a stemperare la tensione. Le minacce di un Grillo/Saturno, il padre padrone bastonatore, non fanno più presa. Certamente non la hanno fatta su Vito Crimi, che allo scadere dell’atteso ultimatum risponde con il due di picche: nessun accenno a questo momento ai preparativi per un voto su Rousseau che porti alla scelta di quel Comitato direttivo di M5s che manderebbe in soffitta la figura del capo politico. E così a 24 ore dall’aut aut di Beppe Grillo a Vito Crimi tutto tace. Non si registrano intenzioni di seguire le indicazioni del Garante.

«Su Rousseau non si vota», sottolineano fonti vicine ad M5s. Non parla neanche Giuseppe Conte che come dicevamo ha iniziato la giornata ricevendo in casa Luigi di Maio che, a sua volta, ha poi anche avuto modo di parlare con il presidente della Camera, Roberto Fico. Le previsioni non autorizzano a immaginare schiarite imminenti, anche se i canali diplomatici interni sono ancora aperti. Chi lavora a una riconciliazione assicura che tutti si starebbero impegnando. «In questo momento tutto è ancora possibile, qui si sta muovendo un cinema che procede per colpi di scena, non sulla gradualità della politica», mette in guardia un analista dei fatti interni al Movimento come l’autore di Sistema Casaleggio, Nicola Biondo. L’orizzonte più probabile è dunque quello di altre 24-48 ore di tempo per arrivare a una soluzione, ma lo spettro di una scissione aleggia ancora.

«Il mio progetto non andrà in archivio», ha fatto sapere Conte, facendo balenare che il piano B sotto sotto ci sia già. «Noi abbiamo spinto tutti per un accordo tra Grillo e Conte, e in assemblea si è ribadito che si vuole perseguire ancora questa volontà», è l’appello rinnovato dal deputato M5s Luigi Gallo. «Abbiamo chiesto di incontrarli insieme con tutti i gruppi parlamentari, ma anche di poter visionare lo Statuto e la Carta dei valori per discuterne insieme – aggiunge – in questo momento noi non conosciamo ancora i motivi del conflitto reale ed è chiaro a tutti che possiamo affrontare seriamente il discorso solo leggendo lo statuto. Non è ipotizzabile leggere lo statuto il giorno stesso in cui si porta in votazione senza poter indicare alcuna modifica. Usciamo dallo scontro ed entriamo nella dinamica del confronto», aggiunge Gallo. Ma i fatti parlano chiaro.  Basta guardare la timeline di Grillo su Facebook per rendersi conto di quali e quanti siano i commenti degli stessi elettori 5 Stelle, oggi difficilmente definibili “grillini”. Lo smarrimento del primo momento cede il passo alla rabbia, la base è con Conte – sospinta da un partito trasversale che va dalla sponda de La7 al Fatto – mentre in Parlamento la conta non è lineare. Alla Camera i più stanno con Grillo, perché al primo mandato. Al Senato i più stanno con Conte, che concederebbe il terzo mandato. Al di là delle chiacchiere, i conti sono presto fatti.

Lo segnala anche Maria Elena Boschi: «Più che il partito di Conte credo spaventi molto di più i parlamentare del M5S il limite dei due mandati. La maggior parte dei parlamentari ha fatto due mandati, compresi i big, e nel M5S non ci si può più ricandidare. Credo che molti siano interessati al progetto di Conte anche per questo», chiosa l’esponente di Italia Viva. Al partito di Grillo si iscrive Toninelli. Il comico Luca Bizzarri ne fotografa la posa: «Pubblica un video per dire che sta con Grillo. Il tono della voce è quello di Jack Nicholson quando dice a Wendy che sono felici e andrà tutto bene. Da non perdere». Nelle more di uno sconquasso generale, anche a Roma, la città dove il M5S ha dato la peggiore delle sue prove di governo locale, quattro consiglieri capitolini M5S lasciano il Movimento. Ad annunciarlo è stata Donatella Iorio durante l’intervento in Assemblea: «Ho appena protocollato la mia richiesta di uscita dal M5S. Mi sono anche disiscritta dal Movimento».

A dimettersi sono, oltre a Donatella Iorio, Marco Terranova, Enrico Stefano ed Angelo Sturni. Nasce “il Piano di Roma”, quasi l’indicazione esoterica di un progetto ancora velato e destinato ad estendersi a livello nazionale. La sindaca Virginia Raggi perde così la maggioranza in Campidoglio. Non ci sono solo uscenti, nella Capitale: arriva anche la voce della controparte, con la diffida di altri dirigenti del Lazio fedeli a Beppe Grillo. Con una diffida sottoscritta dalle consigliere regionali Francesca De Vito, Antonella Laricchia, Marì Muscarà e da un cospicuo numero di consiglieri comunali, tra cui Matteo Brambilla e Raffaella Andreola, e municipali, il Comitato di Garanzia del M5S è stato formalmente invitato «a porre in essere quanto necessario per procedere agli adempimenti prodromici alle votazioni per consentire l’elezione dei componenti del Comitato direttivo tramite voto sul Rousseau, unica piattaforma abilitata, e ad astenersi dall’avviare procedure per eventuali modifiche statutarie diverse da quelle indicate dagli Stati Generali».

La diffida – che arriva proprio mentre scade l’ultimatum di Beppe Grillo a Vito Crimi – si fonda sul presupposto che «la mancata attuazione di quanto stabilito dall’assemblea degli iscritti e prescritto dallo statuto costituisce grave, irreparabile e non più tollerabile lesione dei diritti degli associati e in primo luogo del diritto di concorrere alla decisioni fondamentali per l’azione politica del Movimento 5 Stelle quali appunto l’elezione dei componenti del Comitato direttivo».

 

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.