Tutti contro tutti nel Movimento 5 Stelle. Giuseppe Conte dopo gli epiteti con cui Grillo gli ha inferto game, set e match, è andato a sfogarsi al tennis club. Rientra per affidare ai giornalisti che lo attendono tutta la sua amarezza: «Grillo si dimostra un padre padrone». In serata arriva la replica di Beppe Grillo che affida a un video la sua versione dei fatti. «Non sono un padre padrone, ho agito con il cuore per il movimento». E accusa Conte di essersi negato e di aver stravolto il suo ruolo di garante.

Poi il messaggio a chi sta pensando di seguire Conte: «Stiamo uniti se possiamo, ma chi vuole fare scelte diverse le faccia in tutta coscienza». Vito Crimi è avvisato. Il proconsole dei contiani è in ordine gerarchico il secondo che deve saltare. In mattinata s’era azzardato a tenere il punto: «Grillo ha indetto la votazione del comitato direttivo impedendo una discussione e una valutazione della proposta di riorganizzazione e di rilancio del M5S alla quale Conte ha lavorato negli ultimi mesi, su richiesta dello stesso Beppe. Pur rientrando fra le sue facoltà indire la votazione, non concordo con la sua decisione». Grillo si è apparecchiato la tavola come Saturno e accende il fuoco per il prossimo dei suoi figli da divorare.

Prima di impugnare lo spiedo, lancia un ultimatum: «Ti invito – dice il garante a Crimi – ad autorizzare entro e non oltre le prossime 24 ore, la Piattaforma Rousseau al trattamento dei dati, come espressamente consentito dal provvedimento del garante della privacy e come rientrante nei poteri del titolare del trattamento». Ed ancora: «Nel caso, invece, in cui decidessi di utilizzare subito la nuova piattaforma, sarai ritenuto direttamente e personalmente responsabile per ogni conseguenza dannosa dovesse occorrere al Movimento (azioni di annullamento voto, azioni risarcitorie…) per le scelte contrarie allo statuto che dovessi operare». Si preannuncia insomma un’altra battaglia legale.

Con Grillo che ha rimesso al suo fianco Davide Casaleggio («Ho chiesto – ha aggiunto ieri il fondatore M5s – a Rousseau di poter effettuare sulla piattaforma solo due votazioni, quella per l’elezione del Comitato direttivo e quella per la modifica dello statuto, che comunque sarà gestita dal neo eletto Comitato direttivo») e con Crimi che si rifiuta di dare corso alla sua strategia. Anzi il senatore M5s capisce che è il suo momento e diventa cuor di leone. Non solo sostiene che il voto non possa avvenire sulla piattaforma Rousseau, «poiché questa è inibita al trattamento dei dati degli iscritti al Movimento» e «violerebbe quanto disposto dal Garante della privacy» ma si spinge a prefigurare un suo addio a M5s: «Gli avvenimenti di questi giorni, in particolare delle ultime ore, mi inducono a una profonda riflessione sul mio ruolo nel Comitato di garanzia e sulla mia permanenza nel Movimento».

Riflessione che nasce anche dopo una telefonata “rovente” con l’ex comico. Grillo lo avverte: «Nella mancanza dell’organo direttivo l’unico autorizzato ad indire le elezioni dello stesso è il garante, e in quanto tale l’ho fatto secondo le sole modalità possibili previste dallo statuto vigente». «Inoltre – continua Grillo – il garante della privacy non ha mai identificato in te il titolare dei dati degli iscritti, essendosi limitato a indicarlo genericamente nel movimento». «Sarebbe proprio il votare su una piattaforma diversa – sostiene ancora – che esporrebbe il movimento, e te in prima persona, ad azioni anche risarcitorie da parte di tutti gli iscritti». Infine: «Come ti ho sempre detto prima di poter votare su un’altra piattaforma è, infatti, necessario modificare lo statuto con una votazione su Rousseau».

Crimi non sarà l’unico a fare armi e bagagli e seguire Giuseppe Conte in quella che sembra essere la prossima mossa, la fondazione di un partito «legalitario ma liberale e garantista», come nel mantra che l’ex premier era riuscito a far ripetere a gran parte dei maggiorenti del Movimento. Sono 120 i parlamentari pronti a seguire le sorti dell’avvocato del popolo, secondo fonti qualificate della galassia pentastellata. Sottolineano che al Senato addirittura il 90% propende per l’adesione al partito di Conte. Più complicata la partita alla Camera dove, se venisse votata la nuova guida a cinque, con il possibile ingresso nella stanza dei bottoni dei riottosi Stefano Buffagni, Dino Giarrusso e Nicola Morra, uscirebbe vincente il fronte del garante e Conte perderebbe numeri. Tremano le posizioni più in alto, come quando arriva il terremoto. Il Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Giancarlo Cancelleri, preannuncia la sua uscita dal Movimento. È il primo membro del governo Draghi a farlo. «In queste ore è d’obbligo una valutazione sulla mia permanenza all’interno del M5S, ho contribuito assieme a tanti alla nascita di questo progetto nel quale oggi trovo difficoltà a riconoscermi».

Solo uno sfogo? Neanche per idea: «Se non siamo pronti a cambiare idea – aggiunge infatti Cancelleri – vuol dire che non siamo pronti a cambiare nulla e in questo quadro di cose la mia permanenza è esclusa. Oggi non ci sono più le condizioni per potere coniugare la realtà del M5S e Giuseppe Conte finendo in un vicolo cieco e con l’unica prospettiva di un ritorno al passato ormai davvero anacronistico». Non è diversa la scelta di Roberta Lombardi che parla di «una presa in giro che offende l’intelligenza e mortifica l’impegno di tutti, svilisce il grande lavoro e sacrificio di Vito Crimi che ci ha portati fin qui, trasgredirebbe ogni buon senso con il ritorno al voto sulla piattaforma Rousseau che negli ultimi mesi da strumento informatico si è trasformato in soggetto politico che ha condotto un’Opa ostile al M5S».

Davide Casaleggio aveva preannunciato due settimane fa di lavorare a un movimento con i dissidenti anti-Draghi, i duri e puri della prima ora. L’Opa ostile, come la definisce Lombardi, adesso scompare per tornare in seno al Movimento che si richiama allo spirito corsaro delle origini. «Una operazione nostalgica», ci dice una fonte interna. Una ridotta della Valtellina dove si tenta il tutto per tutto. Uno a uno, i colonnelli di Conte sfidano il diktat del fondatore, vivono il loro otto settembre. Si schiera Gabriele Lanzi, segretario d’aula a Palazzo Madama, nel direttivo M5S Senato: «Trovo insopportabile la mortificazione di una figura come Vito Crimi. L’atteggiamento di Beppe Grillo nei suoi confronti, così come nei confronti di Giuseppe Conte, è inspiegabile. Beppe sta facendo un danno al M5s».

Così anche il capogruppo M5S al Senato, Ettore Licheri: «A Vito Crimi porgo tutta la mia vicinanza in queste ore così difficili per lui e per tutti noi del Movimento 5 Stelle. Provo una grande amarezza». E anche Bruxelles va con Conte: «Sono rimasto sinceramente colpito e amareggiato per le parole ingenerose espresse da Beppe Grillo», dice il vice presidente del parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo. Parte l’assemblea dei deputati, il fronte più scivoloso. «Chiediamo a Grillo e a Conte di venire tutti e due alla Camera e spiegarci cosa sta succedendo», prova a sparigliare Buffagni. Si dibatte delle regole con cui affrontare questa fase. Se le danno di santa ragione a suon di regolamenti, deduzioni e cavilli.

Chi fa da Cassazione per le vicende procedurali interne è da sempre l’avvocato Lorenzo Borré, che ieri ha vergato a lettere cubitali la sua sentenza: «Rousseau dovrà astenersi dal trattamento dei dati salvo esplicite, specifiche richieste del Movimento», che è – mutatis mutandis – Beppe Grillo. «Il M5S è privo di legale rappresentante e quindi Grillo, con riferimento alle consultazioni in questione, è l’unico legittimato a formulare la “specifica richiesta”», glossa il giurista. Fuori dai cinque stelle, è gelo. Il ginepraio non consente incursioni, ma è il Pd a fare le spese della faida. Base Riformista sembra pronta a chiedere conto a Letta della strategia schiacciata sul ruolo di Conte, quasi fingendo di non aver capito chi era, nel Movimento, a dare le carte. È il responsabile sicurezza del Pd, il deputato Enrico Borghi (membro del Copasir) a invitare i suoi a non giocare con il lutto al braccio. «La prima cosa da fare», scrive Borghi su Facebook, «è archiviare l’idea che possa essere Conte il “punto di riferimento fortissimo” del campo di centrosinistra. Non indossiamo il lutto ma anzi cogliamo la grande opportunità di fare del Pd l’interlocutore naturale e automatico della costruzione di una coalizione di centrosinistra nella quale il profilo riformista sia netto, la leadership dell’ alleanza sia saldamente guidata dai Democratici».

Sentite tutte le campane, e mancando ancora la voce di Di Maio, a sera si fa sentire anche chi suona il campanile: AdnKronos chiede la sua al Parroco di Di Maio. L’anziano sacerdote è noto come qualcosa di più di un curato di periferia: è il confessore e il confidente del Ministro degli Esteri. La guida spirituale. E le sue parole sono quelle che ha già confidato all’orecchio del suo più celebre parrocchiano: «Grillo è un marziano, Conte accetti i rischi e vada alla rottura, la gente è stanca». Non sarà solo una scissione, si va allo scisma.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.