“Non abbiamo motivo di essere fiduciosi perché fino ad ora da parte egiziana sono arrivati soltanto tentativi di depistaggio e di coprire la verità”. È l’amara constatazione che fa Erasmo Palazzotto, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, intervenendo su Rai Radio1 dopo l’incontro che si è tenuto oggi, in videoconferenza, tra magistrati egiziani ed italiani sul caso del ricercatore italiano ucciso nel Paese africano nel 2016.

Palazzotto aggiunte quindi che “le ultime notizie, della consegna degli oggetti che appartenevano a Giulio Regeni, che poi in realtà erano oggetti di uno dei tentativi di depistaggio, ci dice che da parte egiziana non arrivano segnali positivi. Per cui anche noi non siamo molto fiduciosi. Però speriamo che si possa ottenere qualcosa e che si possano fare passi in avanti. Da questo punto di vista noi siamo a supporto dell’attività della magistratura che è l’autorità che oggi deve accertare la verità e soprattutto fare giustizia”.

Per il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta “non c’è solo il diritto, da parte della famiglia Regeni ad ottenere giustizia. Ci sono anche la dignità e la credibilità internazionale del nostro Paese che sono in gioco. L’Italia non può essere un paese che non protegge la vita dei propri cittadini e soprattutto non ottiene giustizia quando uno dei propri cittadini viene ucciso barbaramente dagli apparati di un altro Stato”.

LA FAMIGLIA DI GIULIO: “RICHIESTE EGITTO OFFENSIVE, RICHIAMARE L’AMBASCIATORE” – Di “incontro fallimentare” tra la procura di Roma e quella egiziano parlano in una nota i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, che evidenziano come “nonostante le continue promesse non c’è stata da parte egiziana nessuna reale collaborazione, solo depistaggi, silenzi, bugie ed estenuanti rinvii. Il tempo della pazienza e della fiducia è ormai scaduto”.

Gli egiziani, accusano i genitori del ricercatore ucciso, “si sono permessi di formulare istanze investigative sull’attività di Giulio in Egitto. Istanze che oggi, dopo quattro anni e mezzo dalla sua uccisione, senza che nessuna indagine sugli assassini e sui loro mandanti sia stata seriamente svolta al Cairo, suona offensiva e provocatoria. Nonostante le continue promesse non c’è stata da parte egiziana nessuna reale collaborazione”.

Per questo “richiamare l’ambasciatore oggi è l’unica strada percorribile. Non solo per ottenere giustizia per Giulio e tutti gli altri Giuli, ma per salvare la dignità del nostro paese e di chi lo governa”, si legge nella nota scritta assieme all’avvocato di famiglia Alessandra Ballerini.

 

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