“È un processo che di fatto si sta già svolgendo sui giornali, dove il giudizio è immediato, al contrario di quello vero per il quale servono anni”. La sentenza anticipata sul Caso Toti secondo Gian Domenico Caiazza, avvocato e direttore del dorso PQM del Riformista, è già stata emessa. In un’intervista al Messaggero il candidato alle europee con la lista +Europa prende in esame la pubblicazione delle prime intercettazioni per fare il punto sulla deriva mediatica che la vicenda ha già preso: “Siamo entrati in una spirale incontrollabile. Le intercettazioni dell’accusa sono circolate ovunque, e allo stesso modo il contenuto dell’interrogatorio di Aldo Spinelli è stato diffuso prima che l’indagato fosse fisicamente uscito dalla procura. Bisognerebbe chiedersi chi ha messo in giro le sue risposte invece che criticare una memoria difensiva”.

Le intercettazioni da limitare

“La circolazione delle intercettazioni – continua Caiazza – è una disciplina che andrebbe limitata. L’unico modo serio per farlo è quello di prevedere sanzioni molto severe per la violazione delle regole. Ben oltre i 200 euro di multa”. Nei processi mediatici è anche il ruolo dell’avvocato a cambiare: “Di queste ricadute noi legali dobbiamo tenere conto, nei limiti del possibile ad esempio attraverso scelte che a stretto rigore tecnico magari non faremmo, ma a cui talvolta siamo costretti, ad esempio l’interrogatorio di garanzia. Se non rispondere è una regola quasi ovvia quando non si sa ancora quasi nulla delle accuse, se l’assistito è un personaggio pubblico spesso non può permettersi di tacere. La dinamica mediatica – confessa – ha preso il sopravvento”.

La responsabilità dei magistrati

Nel suo intervento, Caiazza pone l’attenzione anche sul ruolo e sulle responsabilità dei magistrati: “Se si dovesse scoprire che l’accusa era infondata, o che la custodia ai domiciliari non era necessaria, chi andrà a chiedere conto dei loro errori?”. L’interrogativo sollevato prende ad esempio il caso di un gip che al momento della convalida di una misura cautelare, è consapevole del fatto che nessuno gliene chiederà mai conto: “E se anni dopo venisse fuori l’errore? È un sistema malato che non curiamo. Perché per un medico che sbaglia tutto questo è accettato, mentre per un giudice no? Perché viene visto come una violazione dell’autonomia della magistratura? È un peccato. Così è la ponderatezza del giudizio a perdere”.

Redazione

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