La procuratrice nell’occhio del ciclone
Caso Triassi: dal Csm schiaffo alla stampa e alla difesa
Il risultato è presto detto: adesso sarà difficile comprendere il motivo per il quale quei pm hanno registrato le conversazioni con la procuratrice, ovviamente a sua insaputa, già poche settimane dopo il suo insediamento a Nola. Ma non finisce qui. La sezione disciplinare del Csm ha detto no anche a una nuova audizione dei 12 firmatari dell’esposto contro Triassi. Il risultato è presto detto: adesso sarà difficile comprendere il motivo per il quale quei pm hanno registrato le conversazioni con la procuratrice, ovviamente a sua insaputa, già poche settimane dopo il suo insediamento a Nola. Anche perché in quei dialoghi, la durata dei quali supera le 16 ore, la Procura generale della Cassazione non avrebbe riscontrato alcuna “parola fuori posto” da parte della Triassi all’indirizzo dei suoi sostituti. Infine l’ultima richiesta di integrazione istruttoria, puntualmente rigettata dalla sezione disciplinare del Csm: ascoltare Anna Maria Lucchetta, il magistrato che ha preceduto Triassi alla guida della Procura di Nola e che durante il suo mandato, come ricostruito sempre dalla Procura generale della Cassazione, pure era entrata in rotta di collisione con alcuni pm in servizio presso l’ufficio.
Su tutte queste istanze, dunque, la sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli ha deciso di “glissare”. Allo stesso modo, il Csm ha detto no alla trasmissione dell’udienza sulle frequenze di Radio Radicale come avviene per la maggior parte delle riunioni del Plenum. La difesa della procuratrice ne aveva fatto richiesta per ragioni di trasparenza e alla luce della risonanza mediatica della vicenda. L’organo di autogoverno dei magistrati ha risposto picche con questa motivazione: il caso Triassi riguarda anche altri procedimenti coperti dal segreto istruttorio che la pubblicità dell’udienza avrebbe potuto irrimediabilmente pregiudicare. Lo stesso timore, però, non aveva impedito ai 12 pm firmatari dell’esposto di registrare e trasmettere a chi di dovere le conversazioni con la procuratrice.
Ora non resta che attendere il 16 settembre per conoscere le sorti di Triassi, la cui esperienza nolana è stata tormentata fin dal primo momento. La sua nomina era arrivata dopo un lungo braccio di ferro giudiziario con i colleghi Francesco Curcio, Raffaello Falcone e Anna Maria Lucchetta. Il suo nome era finito poi nelle chat di Luca Palamara che, insieme con i consiglieri Nicola Clivio e Valerio Fracassi, aveva sostenuto addirittura la necessità di un intervento da parte del presidente Sergio Mattarella per bloccare la nomina. Infine la faida di Nola col suo strascico di polemiche e sospetti.
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