Chi si aspettava una decisione sulla richiesta di trasferimento in via cautelare di Laura Triassi è rimasto deluso. La sezione disciplinare del Csm ha rinviato al 16 settembre l’udienza al termine della quale si saprà se la procuratrice di Nola, contro la quale 12 dei 13 sostituti hanno firmato un esposto denunciando la «gestione verticistica» dell’ufficio, sarà allontanata. Nel frattempo, però, l’organo di autogoverno dei magistrati ha pensato bene non solo di vietare la trasmissione dell’udienza di ieri sulle frequenze di Radio Radicale ma anche di rigettare tutte le istanze di integrazione istruttoria presentate da Triassi attraverso il suo legale, l’avvocato Domenico Mariani. Il motivo? La sezione disciplinare ha ritenuto quelle integrazioni non necessarie, sebbene potenzialmente utili a chiarire i contorni di una faida che sta contribuendo a minare la credibilità della magistratura.
La difesa di Triassi chiedeva innanzitutto una nuova audizione di Luigi Riello, il procuratore generale di Napoli al quale i sostituti di Nola hanno indirizzato l’esposto contro la numero uno dell’ufficio giudiziario vesuviano. L’obiettivo? Fare luce una volta per tutte sulla genesi e sull’esatta portata delle accuse mosse contro la procuratrice, “rea” di utilizzare «toni aggressivi» al punto tale da generare nei suoi sottoposti un «profondo disagio e penoso malessere». Perché Riello non ha dato conto del fatto che i contrasti tra Triassi e alcuni ufficiali dei carabinieri erano rientrati da tempo, come emerso dalle indagini svolte dalla Procura generale della Cassazione? Ecco il primo aspetto che la difesa della numero uno dei pm nolani puntava ad approfondire.

Il risultato è presto detto: adesso sarà difficile comprendere il motivo per il quale quei pm hanno registrato le conversazioni con la procuratrice, ovviamente a sua insaputa, già poche settimane dopo il suo insediamento a Nola. Ma non finisce qui. La sezione disciplinare del Csm ha detto no anche a una nuova audizione dei 12 firmatari dell’esposto contro Triassi. Il risultato è presto detto: adesso sarà difficile comprendere il motivo per il quale quei pm hanno registrato le conversazioni con la procuratrice, ovviamente a sua insaputa, già poche settimane dopo il suo insediamento a Nola. Anche perché in quei dialoghi, la durata dei quali supera le 16 ore, la Procura generale della Cassazione non avrebbe riscontrato alcuna “parola fuori posto” da parte della Triassi all’indirizzo dei suoi sostituti. Infine l’ultima richiesta di integrazione istruttoria, puntualmente rigettata dalla sezione disciplinare del Csm: ascoltare Anna Maria Lucchetta, il magistrato che ha preceduto Triassi alla guida della Procura di Nola e che durante il suo mandato, come ricostruito sempre dalla Procura generale della Cassazione, pure era entrata in rotta di collisione con alcuni pm in servizio presso l’ufficio.

Su tutte queste istanze, dunque, la sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli ha deciso di “glissare”. Allo stesso modo, il Csm ha detto no alla trasmissione dell’udienza sulle frequenze di Radio Radicale come avviene per la maggior parte delle riunioni del Plenum. La difesa della procuratrice ne aveva fatto richiesta per ragioni di trasparenza e alla luce della risonanza mediatica della vicenda. L’organo di autogoverno dei magistrati ha risposto picche con questa motivazione: il caso Triassi riguarda anche altri procedimenti coperti dal segreto istruttorio che la pubblicità dell’udienza avrebbe potuto irrimediabilmente pregiudicare. Lo stesso timore, però, non aveva impedito ai 12 pm firmatari dell’esposto di registrare e trasmettere a chi di dovere le conversazioni con la procuratrice.

Ora non resta che attendere il 16 settembre per conoscere le sorti di Triassi, la cui esperienza nolana è stata tormentata fin dal primo momento. La sua nomina era arrivata dopo un lungo braccio di ferro giudiziario con i colleghi Francesco Curcio, Raffaello Falcone e Anna Maria Lucchetta. Il suo nome era finito poi nelle chat di Luca Palamara che, insieme con i consiglieri Nicola Clivio e Valerio Fracassi, aveva sostenuto addirittura la necessità di un intervento da parte del presidente Sergio Mattarella per bloccare la nomina. Infine la faida di Nola col suo strascico di polemiche e sospetti.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.