Sono passati quei tempi in cui un giornalista del calibro di Giampaolo Pansa s’insinuava negli “sgabuzzini” delle scope di Montecitorio, per ascoltare la segretissima riunione del gruppo parlamentare del Partito socialista. Svelò – con uno scoop che fece storia – il nome del futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini, preferito in extremis ad Antonio Giolitti. Tempi diversi, abbottonati in tutto e per tutto, privi di quegli strumenti moderni che hanno contagiato anche le abitudini e i modi di fare politica. Così, al solo udire la parola “chat”, a molti si gela il sangue. Perché si sa: la tastiera è incontrollata e spesso – mentre un tempo si preferiva affidare le proprie annotazioni a un diario, o al massimo a qualche scelto fedelissimo – oggi si viene guidati da una forse inconscia ingenuità. Si getta la propria opinione in pasto alla platea del “gruppo” virtuale, sperando o ignorando un pericolo: qualcuno potrebbe conservare o fare screen di quella riflessione scritta magari di getto, dopo turbolenti fasi di trattativa politica, mossi da rabbia, delusione o più banalmente per confessare e condividere con i colleghi il proprio stato d’animo.

Chi è la talpa?

Si avvia così, com’è noto a tutti, una naturale sequela di commenti che in molti casi possono spingersi oltre: del resto, molti amano essere “più realisti del re” e soprattutto mostrarsi tali in ossequio al leader. Succede poi che qualcuno della comunità possa rimanere deluso, soprattutto se di quel gruppo non è propriamente autoctono o se per ragioni varie rimane escluso dalle caselle che contano, perdendo lo scranno. Sembra essere questo l’identikit che prende forma dentro Fratelli d’Italia, per capire chi possa essere “la talpa” che ha fornito le chat del gruppo raccolte nel libro “Fratelli di chat” del giornalista del Fatto, Giacomo Salvini. Conversazioni, appunto, private e che in teoria dovrebbero rimanere tali, ma che l’incriminato (o l’incriminata) per vendetta verso FdI e Giorgia Meloni ha deciso di utilizzare in maniera a dir poco impropria.

Il caso Fanpage: da spioni a spiati

La privacy, concetto abusatissimo a parole, ormai è puramente un miraggio. D’altronde, sono passati pochi mesi da quando Fanpage infiltrava una giornalista nella redazione di Nazione Futura per utilizzarla come porta d’accesso proprio alla galassia giovanile di Fratelli d’Italia. Anche lì con metodi poco ortodossi. E sorprende lo stupore con cui il direttore di Fanpage abbia reagito dopo aver scoperto, secondo quanto si legge, di essere stato a sua volta spiato. Essere sbirciati nel proprio privato e nelle proprie conversazioni non è una sensazione piacevole. E non perché si debba aver qualcosa da nascondere, ma semplicemente perché esistono luoghi fisici o virtuali in cui ci si sente liberi di andare anche sopra le righe; momenti che – proprio perché privati e isolati – tali dovrebbero rimanere.

Chat contro Salvini

Sono casi differenti, che celano però un’eccessiva e preoccupante leggerezza nell’invadere le sfere del privato. Il novello (o la novella) Efialte ha reso pubbliche le chat del gruppo con l’intento sadico di far saltare le polveri nella fortezza del centrodestra, utilizzando commenti “politicamente vecchi” che risalgono al 2019 e che hanno per oggetto Matteo Salvini, allora in una veste politica del tutto diversa. Non è tardata ad arrivare la reazione di Fratelli d’Italia: da Via della Scrofa fanno sapere che il partito è al lavoro con i propri legali per valutare eventuali profili penali. Diversi esponenti di FdI hanno manifestato la volontà di “rivolgersi al garante della privacy”, per quella che è a tutti gli effetti “una violazione di varie normative”. Al di là di quelle che saranno le implicazioni penali e morali della vicenda, è chiaro che la superficialità con cui vengono utilizzati i gruppi WhatsApp è sconcertante. Così come è evidente che un amore tradito è sempre foriero di vendette; in questo caso l’amore per la “poltrona”.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.