Il software però, quando gli viene chiesto conto della situazione, sembra cascare dal pero
ChatGpt bloccata in Italia dal Garante per la privacy: “Dati personali a rischio”

La startup statunitense OpenAi finisce sotto la lente dell’Autorità che tutela la protezione dei dati personali in Italia, che ha messo uno stop all’algoritmo di ChatGpt “finché non rispetterà la disciplina privacy”. Il Garante per la privacy italiano è la prima autorità al mondo ha bloccarne l’uso perché non rispetta il Gdpr per la protezione dei dati personali. L’Autorità di piazzale Venezia – spiega una nota – ha contestualmente aperto un’istruttoria nei confronti della società, inizialmente no-profit, fondata da Sam Altman e ora guidata da Satya Nadella.
Il Garante in una nota fa sapere di aver “disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAi, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma”, e rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, contestualmente all’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di ‘addestrare’ gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma. Come peraltro testimoniato dalle verifiche effettuate, le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto.
Inoltre nonostante il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. OpenAI, che non ha una sede nell’Unione ma ha designato un rappresentante nello Spazio economico europeo, deve comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.
Il provvedimento si fonda su una perdita di dati subita il 20 marzo da ChatGpt. Il data breach riguarda “le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento”. Il software è stato sviluppato dalla società OpenAI che nel tempo ha visto vari finanziatori illustri, a partire da Elon Musk fino ad arrivare a Microsoft, attualmente il suo migliore alleato.
Il software però, quando gli viene chiesto conto della situazione, sembra cascare dal pero: “Mi dispiace sentire che il Garante della privacy italiano mi ha bloccato. Tuttavia, come modello di lingua, non sono in grado di interagire con il Garante della Privacy o di conoscere le decisioni specifiche che ha preso riguardo alla mia operatività in Italia. Sono qui a tua disposizione per rispondere a domande o fornire informazioni sulla mia capacità di elaborazione del linguaggio naturale, se hai bisogno di aiuto in tal senso”.
Il problema ora è delle aziende che avevano sottoscritto un abbonamento per integrare il software nel loro lavoro. Il Garante non chiarisce all’interno del comunicato se il blocco riguarderà anche le versioni Plus o solo quella Free.
© Riproduzione riservata