E’ una delle armi più controverse dell’ultimo secolo. I proiettili all’uranio impoverito mettono insieme i retaggi delle bombe nucleari e i calcoli balistici che consentono la creazione di un arma piccola e capace di sfondare anche un carro armato. Di quest’arma letale si sta parlando negli ultimi giorni, da quando Regno Unito ha annunciato di voler fornire all’esercito di Kiev munizioni anticarro perforanti ad alto potenziale contenenti uranio impoverito. La notizia è stata fornita dalla baronessa Annabel Goldie, viceministra della Difesa nel governo Tory di Rishi Sunak, durante un’audizione di secondaria importanza alla Camera non elettiva dei Lord, che ha spiegato: “Assieme a uno squadrone di carri armati pesanti da combattimento Challenger 2 manderemo anche le relative munizioni, inclusi proiettili perforanti che contengono uranio impoverito“. “Tali proiettili sono altamente efficaci per neutralizzare tank e blindati moderni” russi. Cosa sono queste particolari armi?

Repubblica spiega che sin dalla loro fabbricazione il piccolo e potente proiettile mette insieme una serie di esigenze belliche. Sfrutta gli scarti della produzione del combustibile per le centrali atomiche e delle testate per le bombe: un’enorme quantità di materiale a bassa radioattività ma che pone problemi di stoccaggio. Così al pentagono è nata l’idea negli anni ’70 di trasformare quel materiale di scarto a densità altissima e a basso costo nel potente proiettile. Le prove dimostrarono che era più forte del tungsteno, più pesante del piombo e anche meno costoso. Oltre al fatto che risolveva l’annoso problema dello smaltimento delle scorie.

Questi proiettili iniziarono ad essere testati in un numero limitato di cannoni alla fine della Guerra Fredda. Furono provati nei carri armati Abrams e negli Avenger. Nessuno intanto si preoccupò dei risvolti tossici che quel proiettile avrebbe potuto avere sulla salute. Ma la prima volta che vennero utilizzati nella campagna per la liberazione del Kuwait, con i tank di Saddam Hussein trapassati da queste munizioni, sparate a migliaia da terra e cielo. Poi i reduci hanno cominciato ad ammalarsi. Così l’esercito ha iniziato a chiedersi se la colpa potesse essere attribuibile all’Uranio impoverito. I dubbi sono continuati anche dopo le operazioni nei Balcani. Iniziarono ad ammalarsi anche i militari italiani mandati nelle zone dove gli A-10 statunitensi avevano distrutto i blindati serbi.

Quest’arma è in grado di esplodere circa 4.200 colpi al minuto, una raffica accompagnata dal rumore simile a quello di un urlo, dura due secondi e scaglia 120 ogive lunghe 17 centimetri. L’impatto delle pallottole genera schegge di uranio impoverito che emette radiazioni malefiche. Praticamente rende a lungo radioattive le zone su cui si abbatte. Così è successo in Kosovo, Bosnia e Iraq dover la popolazione ha iniziato ad ammalarsi in maniera sospetta. In realtà gli studi negano una correlazione tra proiettili e malattie. Una ricerca del Commissario Ue alla Salute pubblicata nel 2010 sostiene che i livelli di contaminazione riscontrati in Kosovo sono “molto al di sotto della soglia di pericolo”: soltanto dove c’è stato un impatto diretto, ad esempio il relitto di un tank, il rischio è più elevato. Intanto però è aumentato il numero delle persone che si ammala. Ma questo tipo di armi non è stata messa al bando tanto che l’Inghilterra ha deciso di cedere all’Ucraina le munizioni che possiede.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.