Vladimir Putin alza il livello dello scontro e delle provocazioni con Kiev e, all’indomani della visita in Crimea, il territorio ucraino occupato e annesso con un referendum illegale nel 2014, ha effettuato una “visita di lavoro” nella città ucraina di Mariupol.

Già ‘sede’ dell’atroce bombardamento del Drama Theater e del lungo assedio all’acciaieria Azovstal, Mariupol è diventata nei 13 mesi di conflitto un luogo simbolo, una “città martire” ormai caduta in mano russa. È la prima volta che Putin va in un territorio ucraino occupato dalle forze russe nel corso dell’invasione iniziata un anno fa.

A rendere noto del viaggio a Mariupol sono le agenzie stampa russe. Putin ha “ispezionato una serie di luoghi della città e parlato con i residenti locali“, spiega Mosca aggiungendo che il presidente russo “si è recato a Mariupol in elicottero; ha guidato un veicolo lungo le strade della città, fermandosi in diverse località”.

Nel microdistretto di Nevsky, il presidente Putin ha parlato con i residenti della città e su invito di una famiglia è entrato dentro casa. Il capo dello Stato – precisa il servizio stampa del Cremlino – ha anche esaminato la costa di Mariupol nell’area dello yacht club, dell’edificio del teatro, luoghi memorabili della città”.

Le autorità ucraine di Mariupol hanno ovviamente condannato la visita effettuata dal presidente russo Vladimir Putin. “Il criminale internazionale Putin ha visitato nella notte la città occupata di Mariupol” “probabilmente per non vedere alla luce del giorno la città distrutta dalla sua ‘liberazione’“, ha scritto il consiglio comunale sul suo canale Telegram.

Una visita a sorpresa che segue quella in Crimea, avvenuta nel nono anniversario dell’adesione della regione alla Russia, e a due giorni dalla decisione della Corte penale internazionale di spiccare un mandato di cattura nei confronti del numero uno del Cremlino.

Lo Zar sarebbe “responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia”. Oltre a Putin, è finita nel mirino anche Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini presso il Cremlino.

La Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per Putin. Una decisione storica, da cui partirà la responsabilità storica”, ha commentato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso serale riportato su Telegram, mentre il suo omologo americano Joe Biden ha parlato di mandato di arresto “giustificato” perché Putin “ha chiaramente commesso dei crimini di guerra”.

Di segno opposto le reazioni a Mosca. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che “le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro Paese, nemmeno dal punto di vista legale”. Di tono ben più duro, come da personaggio, il commento del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, fedelissimo di Putin ed ex presidente della Federazione Russa. “La Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto contro Vladimir Putin. Non c’è bisogno di spiegare DOVE dovrebbe essere usato questo documento“, ha scritto su Twitter.

Va ricordato come gli Stati Uniti, così come la stessa Russia e l’Ucraina, non hanno ratificato lo Statuto di Roma, il trattato che istituì la Corte penale internazionale, di cui quindi non accettano la giurisdizione.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.