Lanfranco Cirillo chiude il contenzioso con l’erario italiano al costo di 19 milioni di euro. L’architetto che ha fatto parlare di sé per il grande successo ottenuto negli ultimi anni in Russia era finito sotto l’accusa della Procura di Brescia per “frode fiscale e autoriciclaggio, esterovestizione e contrabbando“, ed ora, tramite i suoi avvocati, ha scelto la strada del patteggiamento.

A fine 2022 a Cirillo erano stati sequestrati beni per 140 milioni di euro tra denaro, lussuose abitazioni, un elicottero, gioielli, e prestigiose opere di arte moderna e contemporanea dei più famosi autori del ‘900. Considerato latitante per il fatto di vivere in pianta stabile in Russia, a Mosca ha fondato lo studio di architettura Masterskaja e ha e progettato il “Palazzo di Putin”, ovvero un complesso di edifici realizzati in stile italianeggiante situato sulla costa del Mar Nero vicino a Gelendžik, nel Territorio di Krasnodar, guadagnandosi l’appellativo di “maestro”, passando da rappresentante di mobili a eroe del Made in Italy.

Nel suo studio moscovita con architetti e ingegneri provenienti da tutta Europa, ha creato un importante mercato anche nella Penisola, da dove ogni settimana partivano per la Russia carichi di materiali e beni mobili destinati agli oligarchi, con cui intratteneva ottimi rapporti interpersonali (come raconta nel libro con Fiammetta Cucurnia, L’architetto di Putin), rafforzati anche dalla cittadinanza Russa conferitagli direttamente dal leader del Cremlino .

Proprio da un elicottero erano partite le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia, per il quale non erano stati assolti gli adempimenti di natura doganale, facendo pensare ad un caso di fittizia residenza all’estero e mancate dichiarazioni dei redditi visto che “In Italia – secondo gli inquirenti – l’architetto manteneva il centro dei propri interessi familiari, affettivi (una moglie nel Bel Paese, ma è padre anche di due bimbi avuti con due donne russe, ndr) ed economico-patrimoniali”

Cirillo non può entrare in tribunale a Brescia poiché impedito da una “red notice” dell’Interpol e a Repubblica ammette: “Sono infuriato nero, ho dovuto accettare il patteggiamento dei miei avvocati”. Il maxisconto è infatti frutto di un accordo con l’Agenzia delle Entrate: l’architetto – sugli oltre 50 milioni di euro contestati – dovrà versare diciannove milioni e 706.460 euro, poco meno di 2/3 di quello che avrebbe dovuto al tesoro pubblico (33 milioni), con il versamento che dovrà essere formalizzato entro il 20 marzo. Il compromesso ha riguardato le imposte relative al periodo  tra il 2013 e il 2019, intanto resta comunque in piedi l’inchiesta penale.

Redazione

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