La statuetta con l'ordigno, l'esplosione, il video
Chi è Darya Trepova, la donna arrestata per l’attentato di San Pietroburgo a Tatarsky
Darya Trepova è stata fermata dai servizi di sicurezza russi, è la principale sospettata dell’attentato che ha ucciso Maxim Fomin, il blogger militare noto con il nome di Vladen Tatarsky, allo Street Bar di San Pietroburgo. “Il regime di Kiev sostiene azioni terroristiche”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. “Questo regime è dietro l’assassinio di Darya Dugina e molto probabilmente dietro l’assassinio di Fomin”. Secondo il Comitato nazionale anti-terrorismo russo dietro l’attentato ci sarebbero anche “persone che collaborano con il cosiddetto Fondo anti-corruzione” dell’oppositore russo Alexei Navalny. La stessa Trepova sarebbe “una sostenitrice attiva” della stessa organizzazione per il Comitato.La donna è comparsa in un video del ministero degli Interni diffuso dall’agenzia Ria Novosti.
Trepova è nata nel 1997. Sui social e sui canali Telegram hanno preso a circolare i video che riprendono una giovane donna davanti al caffè di San Pietroburgo dove si è consumato l’attentato. Secondo le prime ricostruzioni, emerse dal racconto di alcuni testimoni, l’ordigno che ha provocato l’esplosione era all’interno di una statuetta che la donna avrebbe regalato alla stessa vittima in occasione di un evento dedicato allo stesso Tatarsky. Sui social ci sono anche video che riprendono l’uomo con la statuetta, all’interno del locale, presumibilmente prima dell’esplosione che non ha lasciato scampo al “milblogger” e che ha ferito almeno altre 32 persone, dieci delle quali sono in gravi condizioni.
La donna è stata arrestata in un appartamento nel quartiere Vyborgsky. Già in passato sarebbe stata arrestata per aver preso parte a manifestazioni contro la guerra in Ucraina. L’appartamento è stato perquisito, la sorella e la madre sono state portate in un ufficio investigativo per essere interrogate. Le familiari “non sono state formalmente arrestate. Sono state interrogate e in base a questo verrà presa una decisione sul loro status procedurale”, aveva riferito in mattinata una fonte, citata da Interfax. Trepova era stata inserita nella lista dei ricercati dal ministero dell’interno russo.
Il caffè secondo media locali un tempo era appartenuto a Yevgeny Prigozhin, soprannominato “lo chef di Putin”, il fondatore del Gruppo Wagner. Le notizie risultano però al momento confuse e alquanto contraddittorie. Secondo alcune fonti la donna in passato aveva avuto una corrispondenza con Vladlen Tatarsky e aveva partecipato ad altri suoi eventi. Il ministero degli Affari Interni russo, secondo quanto riportato da una fonte a Rbk, non esclude che Trepova sia stata utilizzata. “Forse non immaginava che la statuina contenesse un esplosivo”.
Una testimone, Alisa Smotrova, ha raccontato che una donna, che si faceva chiamare “Nastya”, avrebbe fatto domande e scambiato commenti con Tatarsky durante il dibattito. La sicurezza le aveva impedito di portare all’interno del locale la sua scultura. Con Tatarsky avrebbe scherzato e riso, dopodiché si sarebbe recata alla porta a prendere il suo regalo, che l’uomo avrebbe appoggiato su un tavolo vicino prima dell’esplosione. La testimone ha descritto persone che correvano in preda al panico, alcune ferite da vetri in frantumi e coperte di sangue. L’attacco non è stato rivendicato. Il Cremlino e altri blogger militari hanno accusato apertamente Kiev. Lo scorso agosto un’autobomba aveva ucciso in Russia Darya Dugina, figlia del famoso propagandista di estrema destra Alexander Dugin. Kiev aveva negato ogni accusa ma l’intelligence statunitense aveva fatto sapere mesi dopo che l’attacco era stato ordinato dall’Ucraina e aveva criticato duramente l’operazione.
“Ho portato una statuetta che poi è esplosa”, ha detto in un video diffuso dall’agenzia Ria Novosti Daria Trepova in cui appare in camicia bianca e con i capelli più corti rispetto alle immagini di sicurezza che la mostravano mentre entrava nel caffè portando un pacco. Alla domanda “chi te l’ha data?” risponde “posso dirlo dopo?”. Secondo il think tank statunitense Isw (Institute for the Study of the War) l’attentato potrebbe rivelare fratture all’interno del Cremlino e del fronte nazionalista in Russia. I militari russi hanno innalzato la bandiera russa in onore di Tatarsky a Bakhmut, anche se Kiev nega la conquista della città. “È stato nei punti più caldi dell’operazione militare speciale ma ne è sempre uscito vivo. La guerra lo ha trovato in un caffè di Pietroburgo”, uno dei post dei blogger militari che piangono la morte del collega. Gli osservatori internazionali non tralasciano altre due piste: quella della dissidenza russa e quella di guerre intestine a Mosca scatenate proprio dalle critiche sull’andamento della guerra.
© Riproduzione riservata