Volodymyr Zelensky si dice “pronto a vedere” il suo omologo cinese Xi Jinping in Ucraina. Il leader di Kiev, intervistato dall’agenzia stampa Associated Press, fa un passo in avanti nei confronti del presidente cinese, reduce una decina di giorni fa dal viaggio in Russia per incontrare Vladimir Putin, che da oltre 13 mesi con le sue truppe e la sua aviazione bombarda quotidianamente l’Ucraina.

Il presidente ucraino, a bordo di un treno che lo trasportava da Sumy a Kiev, ha invitato Xi nella capitale. “Voglio parlare con lui. Ho avuto contatti con lui prima della guerra. Ma durante tutto quest’anno, più di un anno, non ne ho avuti“, ha aggiunto Zelensky.

Tema, quello di un possibile faccia a faccia tra Zelensky e Xi Jinping, che per ora non “scalda i cuori” di Pechino. “La Cina, sulla questione dell’Ucraina, è in comunicazione con tutte le parti, compresa l’Ucraina” stessa, ha spiegato in un briefing con i giornalisti la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning. “Per quanto riguarda la questione specifica, non ho informazioni che potrei fornire“, ha aggiunto Mao Ning.

Immediata anche la reazione russa, all’insegna della ‘moderazione’. “Siamo consapevoli della posizione equilibrata della Cina, la apprezziamo e crediamo che sia il leader cinese stesso a decidere sull’opportunità di certi contatti e noi non siamo autorizzati a dare alcun consiglio“, è stato il commento del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov all’invito rivolto a Xi Jinping dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky di recarsi in Ucraina

Il colloquio con la celebre agenzia di stampa americana è stata anche l’occasione per parlare del corso della guerra. Poche le previsioni espresse, tuttavia da parte del numero uno di Kiev c’è fiducia che la sua nazione prevarrà attraverso una serie di “piccole vittorie” e “piccoli passi” contro un “paese molto grande, un grande nemico con un grande esercito”.

La chiave resta ancora una volta la battaglia di Bakhmut, diventata fondamentale non solo a livello strategico ma anche ‘psicologico’ per le due parti in campo. “Se la città dovesse cadere nelle mani delle forze russe, il loro presidente Vladimir Putin, venderebbe questa vittoria all’Occidente, alla sua società, alla Cina, all’Iran. Se sentirà che siamo deboli: spingerà, spingerà, spingerà”, sono state le parole di Zelensky all’AP.

Il presidente ucraino ha inoltre osservato che se Bakhmut fosse persa, la pressione arriverebbe sia dalla comunità internazionale che all’interno dell’Ucraina: “La nostra società si sentirà stanca. La nostra società mi spingerà a trovare compromessi con loro“, riferendosi ovviamente ai russi.

Città che secondo gli analisti dell’Istituto per lo studio della guerra (Isw) è per il 65% in mano ai mercenari del gruppo Wagner, la milizia privata in mano all’oligarca Yevgeny Prigozhin.

Negli ultimi sette giorni le forze del gruppo hanno guadagnato un altro 5% della città, precisa il centro studi statunitense, sottolineando che probabilmente hanno preso anche il controllo del complesso industriale Azom nella parte settentrionale di Bakhmut.

Quanto a Putin e alle sue continue provocazioni, ultima quella delle armi nucleari tattiche da dislocare nella vicina e alleata Bielorussia, secondo Zelensky lo Zar del Cremlino non è realmente pronto ad utilizzarle: “Non sono sicuro che sia pronto a farlo”. Quanto all’annuncio dello spostamento di armi nucleari tattiche a Minsk, sarebbe una mossa mirata a distrarre l’attenzione da una mancanza di garanzie ricevute dalla Cina nel recente incontro a Mosca con Xi Jinping. “Cosa significa? Significa che la visita non è stata positiva per la Russia”, è la tesi di Zelensky.

Parlando del leader russo, il presidente ucraino lo definisce “una persona isolata dal punto di vista informativo” che ha “perso tutto” nell’ultimo anno di guerra. Secondo Zelensky Putin “non ha alleati” ed è chiaro che anche la Cina non è più disposta a sostenere la Russia.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia