Sono pesanti le accuse presenti nelle denunce sporte dal sindacato Uiltucs che hanno spinto la Procura di Latina ad aprire una indagine nei confronti delle coop Karibu e Consorzio Aid, gestite dalla suocera e dalla moglie del neo deputato per l’alleanza Sinistra-Verdi Aboubakar Soumahoro (che non è indagato). Maria Therese Mukamitsindo, 68 anni, e Liliane Murekatete, 45 anni, originarie del Ruanda, rispettivamente suocera e moglie del neodeputato respingono tutte le accuse e spiegano che nemmeno un euro di denaro pubblico è finito nelle loro tasche: “Tutto è stato speso per i rifugiati, ai quali ho dedicato 21 dei miei 68 anni. Tutto è rendicontato e posso provarlo”, ha spiegato Mukamitsindo in un’intervista a Repubblica.

Mukamitsindo è la presidente della coop Karibu, nata nel 2001 nell’agro pontino. Alcuni lavoratori hanno denunciato di non ricevere lo stipendio da due anni e di esser stati costretti a lavorare in nero, alcuni minorenni avrebbero rivelato anche di esser stati maltratti e privati di acqua e luce nelle strutture delle due cooperative. Al momento c’è solo un’indagine, ma prima che fosse fatta chiarezza su quanto realmente accaduto il fango è finito anche su Soumahoro che moglie e suocera scagionano da ogni responsabilità: “Lui non si è mai interessato alla coop, né al Consorzio Aid di cui fa parte Karibu – ha detto la moglie – In famiglia non ne parliamo mai”. Ma la macchina del fango su Soumahoro e la sua famiglia è inesorabilmente già partita, ben prima che indagini e un Tribunale abbiano potuto accertare i fatti.

A spiegare a repubblica cosa accaduto per gli stipendi è Mukamitsindo: “Non abbiamo soldi da dargli perché lo Stato non ci paga in tempo! Nel 2019, quando Salvini ha ridotto da 35 a 18 euro il rimborso per migrante tagliando assistenza sociale, corsi di italiano e psicologi, ho lasciato l’accoglienza per dedicarmi a progetti di integrazione. Ho diminuito i dipendenti, ma 54 li ho tenuti. Karibu ha vinto i bandi ‘Perseò dell Viminale, ‘Perla’ della Regione Lazio e un altro con l’8 per mille. Tuttavia, tra burocrazia e Covid i fondi arrivavano anche dopo un anno e mezzo”.

La presidente snocciola i conti e soprattutto i ritardi che hanno messo in difficoltà la coop: “Ho i bonifici con le date e una lettera di sollecito della prefettura al comune di Roccagorga che ci deve 90 mila euro. Quello di Latina 100 mila. Per il progetto ‘Perla’ contro il caporalato ci hanno dato la metà degli 80 mila dovuti, da quello sull’8 per mille del 2019 abbiamo ricevuto 80 mila su 157 mila solo nel 2022. Siamo andati in cassa integrazione, non ci dormivo la notte”. Mukamitsindo racconta di come abbia anche dovuto attingere ai suoi risparmi per sostenere il lavoro delle coop che lavorano tra mille difficoltà. Ammette che un “errore” con gli operatori lo ha fatto, “non licenziarli prima – ha spiegato – Quando ci siamo accorti che gli anticipi dello Stato arrivavano con lentezza avrei dovuto avere il coraggio di farlo, ma li conosco da vent’anni e ho preferito aspettare”.

“Sono quattro anni che mia madre non ha stipendio, è un operaio dello Stato e nessuno la difende – ha aggiunto Murekatete – Quando si parla del business dell’accoglienza si casca nella narrazione di Salvini e ci sta cascando anche la sinistra”. Mamma e figlia respingono anche le accuse di pagamenti effettuati da presunti conti esteri , ”impossibile, abbiamo un unico conto con Banca Intesa”, e sottolineando i numerosi controlli a cui sono sottoposte le coop dal parte dello Stato. Per quanto riguarda le accuse di maltrattamenti lamentati dai minori di uno dei centri, Mukamitsindo spiega che i ragazzi con loro non si erano mai lamentati. E riconduce il fatto a un episodio avvenuto a luglio: “si è rotto l’impianto idraulico e abbiamo chiuso quello elettrico per precauzione, quindi abbiamo chiesto al comune di trasferirli in altra struttura”. Sulle accuse di razzismo a loro rivolte Murekatete replica spiegando che “quella frase sul razzismo è riferita a uno dei posti dove sono stati portati dopo”.

Sul cibo che non sarebbe stato sufficiente Mukamitsindo ha spiegato che “la cuoca è arrabbiata perché deve essere ancora pagata, il contratto le è scaduto. Dei ragazzi non me lo spiego, forse sono manipolati”. Punta il dito sul sindacato aggiungendo “mi chiedo se sia corretto raccogliere testimonianze senza il permesso del tutore legale”. Murekatete sottolinea che il suo compagno con la faccenda non c’entra nulla. “L’obiettivo è chiaramente Aboubakar – ha concluso – vogliono affossarlo. Guarda caso un mese dopo il suo ingresso in Parlamento, e subito dopo essere andato a Catania per difendere lo sbarco dei migranti, scoppia questo scandalo”. Un polverone che si agita come sempre sui social senza che ci siano responsabilità confermate e che Soumahoro e la sua famiglia respingono con forza.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.