Dal carcere in Spagna alla denuncia della cella zero
Chi è Pietro Ioia, il garante dei detenuti che battaglia “contro” il giustizialismo di Salvini e Borrelli

Da poche ore è nuovamente recluso in una cella del carcere di Poggioreale a Napoli. Quello che ha denunciato in passato per le violenze subite sulla sua pelle (la cella zero) e quello che continuava a visitare in questi ultimi tre anni da garante dei detenuti per tutelare e aiutare le persone recluse.
E’ un fulmine a ciel sereno l’arresto di Pietro Ioia, ex narcotrafficante che, dopo aver scontato ben 22 anni di carcere tra Spagna e Italia, ha iniziato la sua battaglia a difesa dei detenuti prima con il movimento “Ex detenuti napoletani organizzati” poi, dal dicembre 2019, attraverso il ruolo di garante cittadino affidatogli dall’ex sindaco Luigi de Magistris e confermato nei mesi scorsi dall’attuale primo cittadino Gaetano Manfredi. Ruolo per il quale, è bene precisarlo, non riceve alcun compenso.
Ioia è accusato dai magistrati della Procura di Napoli di aver sfruttato il suo ruolo per introdurre all’interno del carcere di Poggioreale droga e cellulari. Non abbiamo ancora letto l’ordinanza che ha portato all’arresto di 8 persone per “un giro d’affari di diverse migliaia di euro”. Sappiamo però che Ioia in questi ultimi tre anni è diventato un riferimento assoluto dei familiari dei detenuti.
“Mi definisco un garante abusivo, il mio ufficio è il bar dove incontro i familiari dei detenuti” ha raccontato Ioia in passato al Riformista prima di avere un ufficio dall’amministrazione comunale. “Prendo nota di tutti i problemi denunciati dai loro parenti e li porto al direttore del carcere e al dirigente sanitario”. E ancora: “Mi chiamano a qualsiasi ora, anche di notte, per chiedermi un consiglio o informarmi di quello che sta accadendo in carcere”.
Ex detenuto (è stato in carcere 22 anni per narcotraffico), ha denunciato le “cella zero” di Poggioreale, dove venivano commesse violenze nei confronti dei reclusi, compromettendo definitivamente i suoi rapporti con la polizia penitenziaria che in questi anni, attraverso alcuni sindacati, ha rivolto più di qualche attacco al garante cittadino. Il processo, avviato a dicembre 2017, non ha avuto un iter molto spedito. Dodici agenti della polizia penitenziaria, all’epoca in servizio a Poggioreale, sono imputati a piede libero ma c’è il rischio della prescrizione. Entrare nella cella zero voleva dire essere costretto a spogliarsi, fare flessioni e prendere le botte, stare poi in isolamento fino a quando non si riusciva a reggersi di nuovo in piedi sulle proprie gambe.
“Sono stato arrestato e trattenuto in carcere per 22 anni. Nel 2002 sono uscito e ho deciso di cambiare vita. Da 15 anni lotto per i diritti dei detenuti”, raccontava in una vecchia intervista al Riformista.
Attaccato dopo la sua nomina dalla Lega di Matteo Salvini per il suo passato, è stato definito “garante della chiavicumma” dal neo deputato dei Verdi Francesco Emilio Borrelli solo perché durante il primo lockdown dovuto all’emergenza Covid, insieme al garante regionale Samuele Ciambriello, si batteva per la tutela della salute anche nelle carceri.
Offese pronunciate nel corso di una diretta Facebook. Parole che hanno portato Ioia, assistito dall’avvocato Raffaele Minieri, consigliere della Camera Penale di Napoli e membro della Direzione Nazionale Radicali Italiani, a presentare denuncia-querela presso la Procura di Napoli. Dopo l’iniziale richiesta di archiviazione avanzata dal pm Francesca De Renzis perché le espressioni adottate da Borrelli “non appaiono idonee a ledere la reputazione della persona offesa”, il Gip del Tribunale di Napoli, Roberto D’Auria, ha accolto l’opposizione dell’avvocato Minieri chiedendo al magistrato la formulazione dell’imputazione coatta.
L’ESULTANZA DI SALVINI E BORRELLI – Adesso sia Salvini che Borrelli gongolano. Siamo ancora nella fase delle indagini preliminari ma da buoni giustizialisti a orologeria (soprattutto Salvini, il caso Morisi avrebbe dovuto insegnargli qualcosa…) hanno prontamente puntato il dito contro Ioia: “Garante dei detenuti, ex detenuto, e adesso ancora arrestato: le grandi nomine della sinistra in Campania…” scrive il segretario del Carroccio sui socia. “Un abbraccio alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria e grazie per il loro straordinario lavoro” aggiunge.
Borrelli è quasi entusiasta dell’arresto: “Va rimosso dal ruolo e condannato severamente. Abbiamo sempre avuto ragione e invece lui mi insultava mi ha anche querelato in passato”.
Nel 2019 Ioia ha vinto il “Premio Diritti Umani Stefano Cucchi onlus” promosso e consegnato da Ilaria, la sorella di Stefano, il ragazzo morto il 22 ottobre 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare. Un premio che lo ha particolarmente emozionato perché arriva come riconoscimento della sua instancabile attività in difesa dei diritti dei detenuti. “È un premio che arriva da una famiglia che ha subito un morto in quel modo, un morto in mano allo Stato, una tragedia immane – dice Pietro – Questo premio mi fa capire che le battaglie che si fanno per i diritti umani vanno sempre fatte. E io continuerò a farle con tutte le mie forze”.
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