La decisione di Samuel
Chiara Petrolini: un mese nella villetta di Traversetolo in attesa della decisione sul carcere. E il papà registra all’anagrafe i due neonati morti

Una foto diffusa soltanto ieri che annuncia il ritorno di Chiara Petrolini nella villetta di Traversetolo, nel cui giardino sono stati trovati i suoi due figli dati alla luce e poi sepolti. Agli arresti domiciliari dallo scorso settembre in un luogo protetto a Parma, la 21enne – accusata dell’omicidio dei neonati – è tornata nella casa dove viveva con i suoi genitori all’epoca dei fatti, e lì passerà il prossimo mese in attesa della decisione della Cassazione (che verrà presa il prossimo 25 febbraio) contro la decisione del Tribunale del Riesame di Bologna che il 17 ottobre aveva stabilito per lei la custodia cautelare in carcere.
La notizia sul ritorno a Traversetolo era stata data da alcuni abitanti della zona che l’avevano vista appena fuori la porta di casa e fotografata poi dalla Gazzetta di Parma mentre fumava una sigaretta.
Traversetolo, l’ex fidanzato registra i nomi dei bambini
Intanto il papà dei piccoli, l’ex fidanzato di Chiara, Samuel, ha scelto di registrarli all’anagrafe. Si è presentato al Comune di Traversetolo firmando a distanza di pochi minuti l’atto di nascita e di morte dei due bambini scegliendo i nomi di Angelo Federico e Domenico Matteo. Il primo fu ritrovato morto il 9 agosto 2024, dopo essere nato il 7. Era stato partorito nella taverna dell’abitazione mentre i genitori e il fratello di Chiara non erano in casa, e ritrovato sepolto dalla nonna e da un cane mentre la famiglia era in viaggio negli Stati Uniti. L’esistenza del secondo cadavere, quello di Domenico Matteo, è stato invece ufficialmente accertata lo scorso 7 settembre, a seguito di un sospetto ritrovamento di resti ossei: era stato dato alla luce il 12 maggio 2023.
Nella contestazione della Procura c’è anche l’aggravante della Premeditazione. In gravidanza la ragazza aveva inoltre fatto uso e “non disdegnato” – come hanno testimoniato alcune amiche – sostanze alcoliche, di sigarette e di marijuana, e anche di non aver mai adottato un comportamento volto a tutelare attraverso visite e controlli la gravidanza stessa, di aver cercato soluzioni per indurre o accelerare il parto in vista dell’imminente partenza negli Stati Uniti con la famiglia, e persino informazioni sulla decomposizione del secondo corpo.
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